Capitolo 81

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Dopo una serie infinita di starnuti, quel maledetto autobus arrivò.
Tirai un sospiro di sollievo per il riscaldamento accesso ma sopratutto per la totale assenza di altri passeggeri.
Volevo liberare la mente da ogni rumore, da ogni parola e nulla poteva rilassarmi più di quello.
Chiusi gli occhi beandomi di quella momentanea condizione di pace che sapevo non sarebbe durata poi molto.
La città dormiva ancora ed era davvero bello guardarla in quello stato.
Sembrava tutto così semplice e bello, così tranquillo, sereno, ma era solo una facciata, i miei demoni si sarebbero risvegliati proprio come ogni giorno, non lasciandomi tregua, dovevo solo affrontarli, stringere i denti e credere in me.
Il gesto di Harry mi aveva fatto riflettere molto e le conclusioni che ne trassi non furono delle migliori.
Lo amavo, lo rispettavo ed avevo deciso di fidarmi di lui nuovamente non molti giorni prima.
Sicuramente non mi sarei aspettata di rivalutare questa cosa così presto, ma purtroppo fu così.
Non mettevo in dubbio il suo amore per me, come non mettevo in dubbio che le parole di Kim fossero una semplice provocazione alla quale non dovevo abbassarmi, ma non mi erano state del tutto indifferenti.
Lui aveva davvero fatto tanto per lei, non arrendendosi fin quando non fu impossibile non farlo, ma per quanto mi riguardava, non potevo dire lo stesso.
Mi aveva abbandonato per ben tre volte, non pensando a quello che poteva rompere in me, non pensando di potermi perdere, non pensando ad altro se non a se stesso.
Stavolta non sarebbe stata come le altre  volte, non mi sarebbero bastate due parole dolci per perdonarlo ed andare avanti.
Lo avevo già fatto, ma non era servito a nulla.

Mi avvicinai alla porta in prossimità della mia fermata, rilasciando un sospiro di sollievo, quando notai che la pioggia fosse cessata.
La fermata non era molto distante dal mio isolato, ma questo non mi avrebbe salvata da un bel raffreddore.
Salutai l'autista, scendendo i primi due gradini, andandomi però a scontrare con un passeggero abbastanza frettoloso.
"Mi scusi" disse lui, quando accidentalmente mi cadde la borsa dalle mani.
Si chinò per raccoglierla ai miei piedi e la prima cosa che notai di quel ragazzo un po' impacciato, fu una folta chioma di capelli rossicci, tendenti all'arancione.
"Non si preoccupi, può capitare" risposi, afferrando la mia borsa dalle sue mani.
I suoi occhi erano di un colore molto particolare, non sapevo cosa definirli, ma erano belli. Aveva delle guance abbastanza paffute, ma fisicamente sembrava essere in forma.
Gli sorrisi e lui fece lo stesso con me, permettendomi poi di scendere definitivamente da quelle scale.
Aveva un bel sorriso, non me capivo il motivo, ma mi era rimasto abbastanza impresso.

Sbloccai la serratura di casa, felice che i miei non fossero ancora svegli.
Non avrei saputo cosa dirgli e non volevo dargli ulteriori preoccupazioni.
Mi rintanai in camera mia, per poter fare una bella doccia calda, era esausta.
Non era stata affatto una bella nottata e per ora, volevo solo restare sola con me stessa.
Lasciai il telefono sul comodino, non avrei risposto a nessuna chiamata, nemmeno la sua, stavolta il caro Harry Styles avrebbe avuto una grande lezione di vita da me.
Doveva capire come ci si sentiva ad essere ignorati e snobbati, doveva capirlo e solo allora, forse l'avrei perdonato.

Harry's pov
Continuai a chiamarla, ma nulla, non rispose e non potevo neppure incazzarmi per questo suo atteggiamento, quando ero stato il primo a comportarmi così, ma conoscendomi avrei dato di matto lo stesso, non appena l'avrei rivista per la preoccupazione che mi attanagliava lo stomaco.
Era quasi ora di pranzo, avevo dormito troppo, ma mi sentivo ugualmente una merda.
La testa rischiava di scoppiarmi, avevo voglia di vomitare per quello che iniziai a ricordare, ero stato un stronzo, un vigliacco, un bastardo.
Non avrei mai fatto nulla con quella ragazza che alla fine mi aveva ascoltato per tutta la notte, ma mi sentivo ugualmente in colpa per essere rimasto con lei anziché tornare dalla mia ragazza.
Avevo ancora impresso nella mente il suo sguardo, quando ubriaco tornai a casa a notte inoltrata.
Era arrabbiata, ma la delusione era molto più evidente, l'avevo delusa ancora una volta, ero un cazzone che non si rendeva conto del valore delle persone fin quando non era sul punto di perderle ed era già la seconda volta che mi trovavo a questo punto con lei, l'unica con la quale mai avrei voluto provare queste brutte sensazioni.
Mi sentivo perso mentre cercavo di connettere il cervello e guidare fino a casa sua, nella speranza di trovarla.
Fermai l'auto, scendendo velocemente da questa, volevo chiarire, volevo urlarle di perdonarmi e che avrei fatto di tutto per cambiare il carattere di merda che mi ritrovavo.
Gem non era una giustificazione valida ai miei comportamenti anche se, a parer mio, la colpa di tutti i miei errori passati e presenti fosse unicamente di mia sorella.
Bussai alla porta e dopo qualche minuto di troppo venne ad aprirmi suo padre.
"Harry?"
Non avevamo avuto una presentazione vera e propria e sembrava che noi fossimo destinati ad incontrarci solo quando Isabelle spariva.
"C'è Isabelle in casa?" Ero nervoso e lui se ne accorse.
"No, è andata a lavoro un'ora fa più o meno.." Mormorò, fissandomi intensamente.
"Ok grazie, arrivederci.."
"Aspetta.." Uscì fuori, socchiudendo la porta di casa alle sue spalle "va tutto bene con mia figlia?" Il suo tono non era dei più amichevoli.
"Ehm, sì certo" non gli avrei di certo raccontato cose che non gli riguardavano.
"Mi sembrava un po' scossa stamattina" rifletté pensieroso, toccandosi la folta barba.
"Le parlerò, può stare tranquillo" usai un tono autoritario per fargli capire che non doveva intromettersi in questa storia, certo era sua figlia, ma era anche la mia ragazza e nel mio vocabolario stava a significare che me ne sarei preso cura io.
Non stavo facendo un buon lavoro ma cazzo avrei tentato ogni giorno della mia vita pur di renderla felice come meritava.
"Io sono molto tranquillo" borbottò "ma credo che io e te dobbiamo farci una lunga chiacchierata uno di questi giorni"
"Quando vuole, ma ora devo proprio andare"
"Certo" sorrise appena, ma era chiaro che fosse teso come una corda di violino, non era l'unico "a presto Harry"
"A presto signor Wood" ritornai in auto, per poter raggiungere l'ospedale e qualcosa mi diceva che non sarebbe stato molto semplice parlarle quella mattina.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora