Capitolo 15

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Harry's pov
Raggiunsi la sua mano al di sotto delle coperte, intrecciandola con la mia, mi parve di sentirla stringere la presa, ma ero più che sicuro che anche mentre dormiva, riusciva ad essere la solita scimmietta e io adoravo il fatto che si aggrappasse in me.
Chiusi gli occhi per un attimo, il senso di colpa per come l'avevo trattata, mi attanagliava lo stomaco e tutto questo mi fece riflettere su come io stessi cambiando, nel giro di così poco tempo.
Io, Harry Styles, non mi ero mai sentito in colpa per nulla, neppure quando per fermare un criminale, ero costretto a sparargli ad un braccio o ad una gamba.
Con lei, mi bastava vedere i suoi occhioni azzurri tristi e delusi, per sentirmi una merda, per chiederle di perdonarmi, anche mentre dormiva.
Ero sicuro, che non avrei avuto lo stesso comportamento se fosse stata cosciente, alle volte ero un vigliacco, prendevo la strada più facile e allontanarla da me, sarebbe stata una di quelle.
Sussurrai nel suo orecchio che non ci sarei mai riuscito ed era vero.
Non potevo sapere come sarebbero andate le cose da qui a sei mesi, ma al momento, la sua vicinanza, era l'unica cosa che mi facesse sentire bene, l'unica cosa che mi permettesse di non affondare, l'unica cosa che mi distogliesse dal ricordo di quella notte, che fra tre giorni, invece, ero sicuro mi avrebbe risucchiato in un vortice di rabbia e disperazione.
D'impulso, vederla con quell'agenda fra le mani, mi venne da puntarle il dito contro.
Era un ricordo molto importante per me e ne conteneva altri di vitale importanza.
Solo quando fui lontano da lei, solo quando riuscì a calmarmi, cominciai a ragionare sulla grande cazzata che avevo fatto.
Isabelle poteva essere tante cose, testarda, permalosa, coraggiosa, impulsiva, ma sapevo che non era un impicciona, sapevo quanto rispettasse gli altri e lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Mi diedi del coglione per i restanti venti minuti di perlustrazione, sarei voluto tornare all'istante in quel carro, solo per vedere se ci fosse rimasta male, ma dentro me, sapevo che fosse così.
Nonostante tutto, lei aveva sempre portato rispetto per me ed era giusto che lo facessi anch'io nei suoi riguardi, solo che alle volte il filo che collegava il mio cervello alla mia bocca, si spezzava, provocando danni simili.

Sentivo il suo respiro sbattere contro il mio collo e pensai che non ci fosse nulla di più bello che addormentarsi così, con lei.

Isabelle's pov
Un fastidioso fascio di luce, colpì violentemente la mia vista, non appena tentai di aprire gli occhi.
Li serrai nuovamente, stiracchiandomi come meglio potevo.
I ricordi della sera precedente, mi colpirono come un fulmine a cel sereno e mi imposi di essere il più aggraziata possibile nei movimenti, ma mi accigliai, quando sotto di me, non c'era più Harry, ma il freddo e duro rivestimento di quella dannata seduta.
Aprì lentamente tutte e due gli occhi, guardandomi attorno, Niall e Liam dormivano beatamente, mentre Harry era accovacciato a terra, con ancora il suo binocolo fra le mani.
Un attimo dopo, lo vidi ritirare la mano verso l'interno, ma restare comunque a guardare fuori, sembrava perso nei suoi pensieri e forse lo era davvero.
Scostai le coperte del mio corpo, alzandomi, cercando però di fare meno rumore possibile.
A piccoli passi, mi avvicinai a lui, sedendomi a terra, proprio al suo fianco.
Indossavo ancora la sua giacca e mi sentì in colpa per il fatto, che probabilmente durante la notte avesse sentito freddo, a causa mia.
Girò di scatto la testa nella mia direzione, quando provocai intenzionalmente un piccolo rumore con la suola delle mie scarpe.
"Ciao" mormorai a tono basso.
Di norma, conoscendomi, non avrei mai rivolto per prima, la parola, ad una persona che mi aveva trattata in quel modo, ma con lui era diverso, con lui le mie regole non volevano, o meglio fra di noi non c'erano regole.
"Ciao" rispose, evidentemente sorpreso dal mio comportamento "già sveglia?" Domandò guardando sul suo orologio.
Erano appena le sette del mattino, ma mi sentivo fresca e riposata, nonostante non avessi dormito nel mio comodo letto, ma infondo quando ero con lui, mi svegliavo sempre così il giorno dopo.
"Si, non ho più sonno" affermai, giocherellando con i lacci delle mie scarpe.
Lì a terra la mia gonna sarebbe diventata sicuramente nera, ma me ne fregai, volevo stargli vicina.
"Capisco" sembrava turbato, sembrava che volesse dire altro, ma come al solito c'era qualcosa che lo bloccava "Isabelle io..."rilasciò un lungo respiro "per quello che è successo ieri notte..."
"È stato un malinteso" lo interruppi "spero che tu mi creda" lo guardai, nonostante lui tenesse lo sguardo rivolto verso il basso.
"Ti credo" disse "io...io non avrei dovuto alzare la voce in quel modo con te" aggiunse, guardandomi mortificato, in difficoltà.
Ero consapevole che quel perdonami, non sarebbe uscito di nuovo dalle sue labbra, ma mi bastava anche questo.
"Sono d'accordo" ridacchiai, provocando altro stupore in lui.
"Non sei arrabbiata?" Corrucciò lo sguardo, stranito dalla mia reazione.
"Non lo son mai stata, più che altro ci ero rimasta male, ma posso capire la tua reazione, probabilmente quell'agenda era importante per te" sperai che si aprisse con me, ora che l'argomento era stato intrapreso.
"La mia reazione è ingiustificabile" deviò il discorso "non accadrà più" sembrava provato mentre ne parlava, addolorato da qualcosa che pensai fosse nascosta proprio in quella foto che non riuscì a vedere.
"Harry" dissi seria "se ne vuoi parlare io sono qui" gli feci intendere di aver capito qualcosa, ora spettava a lui scegliere se fidarsi di me o meno.
"Cosa hai visto in quell'agenda?" Il suo tono era calmo, pacato, quasi rassegnato.
"Solo una tua foto, com'eri piccolo" dissi, facendolo ridacchiare.
"Avevo diciassette anni, ammettilo ero un bel ragazzino" ammiccò.
"Mmmm, diciamo che a sedici anni, mi sarei presa una cotta per te" lo presi in giro, strizzandogli l'occhio.
"E a ventun'anni?" Domandò con il solito sorriso sghembo.
"Non mi piacciono quelli più piccoli" lo fregai alla grande.
"Ma non intendevo quando ne avevo....ma guarda un po', mi hai fregato" scosse la testa incredulo "ah Isabelle, Isabelle, cosa devo fare con te?"
"Chissà" scrollai le spalle, abbozzando un sorriso.
Il silenzio calò fra noi e solo dopo qualche minuto prese parola, lasciando me senza.
"Un anno fa partì per la Siria, una missione di soli tre mesi" la sua voce tremò, ma dai suoi occhi non cadde alcuna lacrima "una notte, Smith ci comandò una nottata come questa e..." Si bloccò chiudendo gli occhi "non ci riesco" scosse il capo e io pensai che in quel momento la sua debolezza fosse la cosa più bella e pura che avessi mai visto in lui.
"Non fa nulla, non preoccuparti" allungai una mano verso la sua, posata a terra, accarezzandogliela.
I suoi occhi, a questo contatto si aprirono, dirigendosi proprio lì, alle nostre mani.
"Non lo merito" mi guardò "non merito che tu mi sia vicina, in ogni senso" chiarì.
"Tutti meritiamo qualcosa, in ogni senso" replicai, mantenendo il contatto con quegli occhi che pareva stessero implorando qualcosa, che stessero chiedendo aiuto.
"Vieni qui" disse, tirando la mia mano.
Mi alzai di poco, avvicinandomi al suo corpo, ma non mi bastava che solo le nostre spalle si sfiorassero, necessitavo di molto altro.
Così, contro ogni aspettativa, mi sedetti fra le sue gambe aperte, appoggiando la schiena contro il suo petto e portando le sue braccia attorno al mio corpo "va bene così?" Ridacchiai e stranamente quella vicinanza non mi imbarazzò, stavo bene.
"Benissimo" sussurrò fra i miei capelli, prendendo a creare dei cerchi immaginare sulla mia pancia.
"So che non vuoi parlarne, e non insisterò, ma voglio farti solo una domanda, più che altro è una cosa che penso io" tentai.
"La solita curiosona" sorrise "comunque vai, ti ascolto"
"Smith ti ha fatto qualcosa? Nel senso... Credo che lui non si sia comportato bene nei tuoi confronti nella precedente missione e ora sta continuando nel suo intento" spiegai i miei pensieri, perché effettivamente era strano che il motivo delle continue ramanzine che Harry ricevesse fosse solo per causa mia, non avevo mai visto Smith prima d'ora ed era impossibile che gli avessi potuto far qualcosa.
"Smith è un bastardo" quasi ringhió "si pavoneggia delle sue missioni sulla pelle degli altri, sapevi che lui indossa sempre un giubbotto antiproiettile?"
"Davvero?" Mi accigliai.
"Già, a noi non è sempre concesso, limiterebbe i movimenti, dice lui"
"Che bastardo" mi lasciai sfuggire.
"Quello che penso anch'io" ridacchiò pizzicandomi una guancia.
"C'è qualcosa in quell'uomo che non mi torna sai.... Non credo sia stato sempre così cattivo, forse qualcosa l'ha spinto ad essere così"
"Isabelle, vedi il buono anche dove non c'è" disse, poggiando il mento sulla mia spalla "a volte si è così per scelta"
"Anche tu non eri così" ebbi il coraggio di dire.
"Che intendi?" Si irrigidì, ma se davvero volevo conoscerlo, dovevo almeno provarci, anche con il rischio di farmi ancora urlare contro.
"Alcuni tuoi comportamenti, a volte sei... Freddo, scostante nei riguardi delle persone, sembra quasi che tu faccia di tutto per non farti volere bene"
"Sono fatto così" sbottò "e sinceramente me ne frego del bene delle persone"
"Vedi?" Mi voltai "anche ora lo stai facendo, innalzi un muro, come se stessi per attaccarti, ma non è così"
"Ti sbagli, non c'è nessun muro, semplicemente sto bene da solo, non ho bisogno di nessuno" sospirò infastidito e per quanto volesse negarlo io sapevo che stava mentendo.
"E se fossi io ad aver bisogno di te?" Afferrai una sua mano fra le mie, portandola sul mio viso "mi volteresti le spalle?"
Schiuse le labbra, preso di sorpresa, non avrei mai immaginato di lasciarmi andare con lui in quel modo, ma avevo bisogno che lui capisse quanto valesse ed ero convinta che sminuisse tutto, non fregandosene se stesse bene o male, lui tirava avanti da solo, ma proprio come narrava quel libro che stavo leggendo nessuno si salva da solo.
"Ti staresti appoggiando alla persona sbagliata" sviò la domanda, lasciandomi nuovamente delusa dalla sua risposta.
A volte arrivavo a pensare che mai lui si fosse aperto con me, ma poi capitavano cose, come quella della notte precedente, in cui si aprì a tal punto da chiedermi di perdonarlo, a darmi la forza di non mollare, di stringere i denti e di credere in lui.
"Hai così poca stima di te stesso" gli feci notare.
La sua mano restò immobile sulla mia guancia, anche quando feci scivolare la mia sul mio grembo.
"Mi conosco" rispose, perforandomi con lo sguardo "parlo con cognizione di causa"
"Piacerebbe anche a me" abbassai lo sguardo, torturando le mani fra di loro.
"Conoscermi?" Annuì.
"Parlerai con Liam?" Domandò di punto in bianco.
"Si" risposi.
"Bene" sbuffó, levando la mano dal mio viso per passarsela fra i capelli.
"Non dovrei?" Inarcai un sopracciglio per la sua reazione, se gli dava fastidio doveva dirmelo, ero stanca di dover interpretare tutto da sola.
"Puoi fare quello che vuoi" ripose con fare annoiato "come se non si sapesse a cosa vuole arrivare" mormorò fra se è se, ma io lo sentì ugualmente.
"Tu lo sai?" Incrociai le braccia al petto infastidita, dava tutto troppo per scontato e magari Liam voleva parlarmi di qualcosa di serio.
"Non vorrei essere volgare" sbuffó ancora, reclinando la testa all'indietro.
"In quel caso saprò gestirlo" mi alzai, stufa dalle sue allusioni.
Anch'io avevo avuto l'impressione di interessare a Liam, ma non per questo il suo unico scopo doveva essere solo ed esclusivamente quello di portarmi al letto, forse quello era il suo.
Non rispose, si limitò a guardarmi un'ultima volta, prima di battere forte le mani fra di loro, facendo balzare quei due, ancora profondamente addormentati.
"Datevi una mossa, dobbiamo rientrare" disse, scendendo dal mezzo per raggiungere il lato del conducente.
"Ma che cazzo" si lamentò Niall, stiracchiandosi "oh buongiorno Isa" mi sorrise, mettendosi in piedi.
"Buongiorno"ricambiai poi anche il saluto di Liam che non faceva altro che sorridermi, in modo abbastanza insistente.
***
Il cancello alle nostre spalle si richiuse; eravamo tornati.
Harry scese per primo, recuperando lo scatolone con dentro le armi per poterlo depositare in magazzino.
Cominciai a camminare verso gli alloggi, con l'intenzione di andare a fare una bella doccia, ma qualcuno me lo impedì.
"Isa"
"Hey Liam" mi voltai, notando che avesse il fiatone per avermi inseguito.
Da quella distanza avevo un'ampia visuale del magazzino, dove il quel momento, un paio di gemme verdi continuavano a lanciare occhiate infuocate nella nostra direzione.
"Ti andrebbe di fare quattro passi ora?"
"In realtà vorrei fare un doccia"
"Non ti tratterrò molto" disse "ho davvero bisogno di parlarti"
"Ok" annuì seguendolo, avvertendo ancora i suoi occhi corrucciati bruciarmi la schiena.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora