Tutto intorno a me era un completo caos, le urla di persone già ubriache mentre mangiavano una pizza, mi infastidivano.
Avevo un concetto diverso di serata tranquilla rispetto a quello che intendeva Fiamma, non c'era nulla di tranquillo in quel posto e fra le tante cose, avevo un forte mal di testa.
"Che ne pensi di questo locale?" Mi chiese Amy, cercando di sovrastare la musica con la sua voce.
"Carino" risposi, guardandomi intorno, era orribile, ma non volevo sembrare un'ingrata, sapevo che cercavano solo di farmi distrarre, ma rincontrare determinate persone, non faceva altro che portare a galla ricordi che non volevo affatto ricordare.
Clarissa di tanto in tanto mi lanciava delle occhiate, così come Louis che invece mi guardava con compassione, odiavo questa cosa, ma me l'aspettavo, era da un po' che non mi vedeva e sicuramente il cambiamento era visibile in modo chiaro.
"E questa pizza? Non trovi che sia buonissima?" Mi sorrise, prendendo un morso dalla sua, mentre la mia era ancora intatta se non per una piccola parte che avevo assaggiato, era buona, ma ero già sazia.
"Si è buona" risposi con tono atono e piatto, nulla di nuovo, ormai si stavano abituando anche loro.
Di tanto in tanto notavo Liam guardare verso la porta d'ingresso, effettivamente Niall non era ancora arrivato, ma non appena lo pensai, due mani mi comparirono gli occhi e il profumo alle fragole che usava Angie, colpì le mie narici.
"Sei l'amante di Niall" ridacchiai e subito mi trovai la sua faccia contro la mia.
"Come scusa?" Chiese con finto tono arrabbiato.
"Ops" mi portai le mani alla bocca, trattenendo un sorriso "finalmente siete arrivati"
"Ehm si" distolse lo sguardo "avevamo un impegno" disse in modo lascivo.
"Ah ok" risposi, scrollando le spalle, erano affari loro, li disturbavo già abbastanza con i miei problemi.
Niall mi lasciò un bacio sulla guancia, prima di sedersi di fronte a me con la sua ragazza.
"Hey bastardi non ci avete neppure aspettato" diede un pugno sul braccio di Louis che in tutta risposta gli alzò il medio.
Erano come fratelli, mi piaceva molto il loro rapporto, erano socievoli a differenza di qualcun altro.
Scossi il capo per quei pensieri assurdi, non era di certo il momento per pensare a cose simili, in realtà non dovevano esistere quei momenti, almeno non più.
"Cavolo" disse Liam, portandosi una mano sulla fronte.
"Che ti prende?" Gli chiesi, vedendo la sua espressione farsi sempre più preoccupata.
"Ho dimenticato il telefono in auto e stasera sono reperibile al lavoro" sbuffó.
"Puoi sempre andare a prenderlo" gli dissi, era il solito esagerato brontolone.
"Potresti andarci tu?" Congiunse la mani a mo di preghiera, facendo i suoi soliti occhi a cucciolo, era perfido, sapeva come addolcirmi.
"Mmm, che noia" sbuffai "non sono la tua cameriera" arricciai il naso, facendo una smorfia.
Ci sarei andata, avevo bisogno di una boccata d'aria fresca, ma mi piaceva battibeccare con lui.
Forse era una delle poche cose che mi piaceva fare ultimamente.
"Dai sì gentile sorellina" mise il broncio "sei più vicina all'uscita" aggiunse, facendomi la linguaccia.
"Passami le chiavi dell'auto" alzai gli occhi al cielo per i suoi tentativi da adulatore e che gli riuscivano abbastanza bene con me.
"Grazie sei un angelo" sghignazzò, ma proprio mentre stava per darmele lo vidi titubante.
"Tutto ok?" Inarcai un sopracciglio, erano tutti abbastanza strani quella sera, ma lui un po di più.
"Oh sì certo" scosse il capo, come se si stesse riprendendo da chissà quali pensieri, prima di porgermi le chiavi e sorridermi in modo nervoso.
"Torno subito" dissi, prima di alzarmi e avviarmi all'uscita.Non appena uscì dalla porta, mi portai le braccia attorno al corpo, avevo dimenticato di prendere la giacca, ma tornare indietro sarebbe significato lottare ancora con quell'ammasso di persone che ti spingevano a destra a manca e l'idea non mi entusiasmava affatto, infondo era una cosa di pochi secondi.
L'auto non era molto lontana e con una corsetta, avrei fatto presto."E ora qual'è la chiave" sbuffai, quando a quel dannato portachiavi notai che vi fossero appese ben cinque chiavi, era un rebus e io nel tramite stavo congelando.
Le mie braccia nude, così come la scollatura del vestito, non mi aiutavano affatto a non tremare dal freddo.
Saltai sul posto, quando qualcosa di molto pesante venne posato sulle mie spalle, ma quello che sentì subito dopo, mi bloccò sul posto, non avevo il coraggio di girarmi, era impossibile una cosa del genere, stavo sognando ed era un incubo.
"Quanti devo ammazzare per quel vestito?"
Le chiavi mi caddero dalle mani e non appena vidi un paio di scarpe avvicinarsi a me per raccoglierle, mi girai di scatto.
"Isabelle"
I suoi occhi ora mi guardavano intensamente negli occhi, quelle stesse gemme verdi che avevano invaso i miei peggiori incubi negli ultimi mesi, ora erano reali, mi stavano guardando realmente.
"Tu..t-tu cosa.." Tremai, quando allungò una mano verso il mio viso, ma ebbi la prontezza di scansarmi, lasciandolo di stucco.
"Piccola io-io..." Continuava a guardarmi in modo ferito, ma non ne aveva alcun diritto, stavo per sentirmi male.
"Sta fermo" la voce mi uscì più decisa di quanto immaginassi.
Mi abbassai per recuperare le chiavi, nello stesso momento in cui lo fece lui, facendo così scontate le nostre mani.
La ritrassi come se mi fossi ustionata.
"Scusami non ho resistito" tirai un sospiro di sollievo, quando a parlare quella volta fu Liam che ci raggiunse, rivolgendo ad Harry uno sguardo di scuse.
Lui lo sapeva, era un complotto.
Ora riuscivo a capire i suoi atteggiamenti per tutta la serata.
"Capisco" rispose Harry a capo chino.
Cosa mi ero persa?
Non era da lui rispondere in quel modo, sopratutto nei riguardi di Liam.
"Ma vorrei parlarle, anche solo cinque minuti" aggiunse con tono basso, guardandomi con la coda dell'occhio, mentre io a quel contatto, subito distolsi lo sguardo, non potevo ancora crederci che tutto questo stesse realmente accadendo, era uno scherzo, uno scherzo di pessimo gusto.
"Per favore accompagnami a casa" tirai Liam per la manica della giacca, implorandolo con lo sguardo.
"Isa io.." Il suo sguardo si alternava fra me ed Harry, non sapeva cosa fare, ma gli conveniva ascoltare me.
"Ti pr-prego" balbettai con voce rotta, la mascella di Harry si serrò a tal punto da rischiare di rompersela, ma non era affar mio, dovevo andare via, rischiavo davvero di avere un attacco di panico da un momento all'altro.
"Harry io...credo che per stasera é meglio lasciar perdere" disse mio fratello, guardandolo con comprensione. Era assurdo, cosa c'era da comprendere?
Riuscì finalmente a sbloccare quella dannata auto e prima che potessi fiondarmi dentro, sentì ancora una volta quella voce che tanto avevo amato.
"Non mi arrendo"
Chiusi gli occhi, quando Liam mettendo in moto passò dinanzi a lui, ancora intento a fissarmi.
Era un incubo, non c'era altra spiegazione.
"Isabelle mi dispiace" mormorò Liam, guardandomi di sottecchi.
"Di avermi tratta in inganno?" Quasi urlai, sbattendo i pugni sulle mie ginocchia.
"Anche" sussurrò "Deve essere stato uno shock per te"
"Non immagini quanto" feci una risata amara.
"Dovresti ascoltarlo Isabelle, ha molto da dirti"
"Ma davvero?" Chiesi retorica "ora ha tanto da dirmi, interessante, davvero interessante"
"Capisco che tu ora sia arrabbiata e sconvolta da tutto questo, ma dagli almeno la possibilità di raccontarti come sono realmente andate le cose, poi prenderai una decisione"
"Io l'ho già presa la mia decisione, non voglio vederlo" risposi categorica, pur consapevole che quella non fosse l'esatta verità.
Il cuore mi batteva così forte, da rischiare di uscirmi dal petto, vederlo mi aveva gettato addosso un mix di emozioni troppi forti da spiegare e da sopportare in una sola volta.
"Ti pentirai, vi amate, non potete gettare tutto al vento"
"Forse io lo amavo, su di lui ho i miei dubbi" borbottai, posando il capo contro il finestrino.
"Amavi?" Ridacchiò "ma per favore"
"È stato davvero un colpo basso il tuo, mi hai ingannata per quel bastardo"
"Hey non ti ho ingannata, l'ho fatto solo per te"
"Non era quello che volevo"
"Gli ho detto che siamo fratelli"
"Quando? Da quando è tornato?"
"Stamattina è atterrato ed ha subito contattato Niall"
"Anche Niall?" Urlai, con tutta l'aria che avevo nei polmoni "lo sapevate tutti"
"S-si, ecco Isabelle era disperato, non l'ho mai visto così"
"Non è l'unico ad essere disperato" sbottai indicandomi "non giustificarlo"
"Credi che non lo abbia trattato una merda, gli ho tirato contro le peggio offese e lui stava lì a subirsele senza replicare, sa di meritarsele, ma davvero dovresti ascoltarlo Isabelle"
"Tu sai?"
"Si, ma non sarò io a dirtelo"
"Vaffanculo Liam" lo trucidai con lo sguardo "dovresti essere dalla mia parte, non dalla sua"
"Non fraintendermi, sono sempre dalla tua parte e vorrei fracassargli la faccia a quello lì, ma so che lo ami e che anche lui ti ama tanto, l'ho visto.."
"Chi ti ama non ti abbandona" borbottai "ed è quello che lui ha fatto con me, non può tornare dopo otto mesi di silenzio e pretendere che io lo ascolti, no non voglio" scossi il capo così forte, che sembrava che si stesse per staccare dal collo.
Ero un fascio di nervi, ero terrorizzata da quello che quel bastardo mi provocava, temevo di impazzire a causa sua ed ero già sulla buona strada.
"Prenditi tutto il tempo che vuoi Isa" rispose, posando una mano sul mio ginocchio "ma non giungere a conclusioni affrettate, potreste pentirtene"
*****
Non era una novità, ma mentre le altre notti riuscivo a dormire per almeno due o tre ore, quella maledetta notte, fu praticamente impossibile farlo anche solo per diedi minuti e fu così che in quel momento mi ritrovavano con la faccia spiaccicata alla scrivania del mio ufficio, lottando per mantenere gli occhi aperti.
"Tesoro" la porta si spalancò, mostrando Margaret che entrava con un enorme fascio di rose rosse fra le mani.
Stavolta lo avrei davvero preso a martellate quell'idiota di Mark, cosa non gli era chiaro del fatto che lo odiassi e che delle fottute rose non servivano ad un bel niente con me.
"Mmmm, buttale" borbottai, richiudendo gli occhi.
"Ma sono bellissime" la sua voce più acuta del solito, mi costrinse a tapparmi le orecchie con le mani.
"Sono di Mark, mi basta questo"
"C'è un biglietto, magari non è lui"
Le avevo raccontato quello che mi era successo non molte ore prima e lei sembrava così euforica, mentre io non facevo altro che lanciarle occhiate di fuoco.
Anche lei doveva odiare Harry, proprio come me, era questo che facevano le amiche.
"Non mi interessa" sbuffai, quando sentì il rumore della carta, lo stava per leggere.
"Odiami quanto vuoi, ne hai tutto il diritto, ma sarai sempre mia e io tornerò sempre da te. Ti amo H."
Con un balzo, scattai da quella sedia, strappandole il biglietto dalle mani.
"Oddio ma è dolcissimo" urló, sbattendo ripetutamente le ciglia.
"Sei inquietante e comunque no, non è affatto dolcissimo" scimmiottai la sua voce, ripiegando quel biglietto che però non buttai.
Forse l'avrei fatto dopo, ma al momento l'avevo conservato nella mia agenda.
"Quel ragazzo è un osso duro"
"Beh con me sbaglia se pensa di comprarmi con quattro rose e una frase sdolcinata, non sono più quella persona" scrollai le spalle, mentendo spudoratamente non solo a Margaret, ma anche a me stessa.
"Stai cercando di nascondere quella persona, ma sotto vari strati di strafottenza sono sicura ci sia ancora la vera Isabelle" disse, sedendosi al mio fianco.
"Probabile, ma non ho voglia di tornare ad essere quella persona"
"Ma smettila" agitò le mani per aria "si vede lontano un miglio che ogni suo gesto ti destabilizza, Isabelle vi amate, dagli l'opportunità di parlarti"
"È troppo facile così, sono mesi che vivo con la paura che da un momento all'altro qualcuno mi chiami per dirmi che è morto, sono mesi che non dormo e non mangio per lui, mesi in cui la mia vita non è vita, scusatemi se sto cercando di proteggermi da lui" sbottai, gettando una penna contro la porta.
"Piccola mi dispiace" sussurrò "capisco cosa provi, capisco che tu abbia paura.."
"Se lo capisci davvero, allora non insistere" la interruppi.
"Va bene" sospirò "prenditi tutto il tempo che vuoi, ora sarà lui a dover aspettare" mi sorrise, accarezzandomi i capelli.
"Già" mormorai con lo sguardo perso nel vuoto "ti va di cenare da me domani?"
"Ma è la vigilia di Natale?"
"Appunto, non voglio che tu stia da sola"
"Isabelle, sai bene che i tuoi non approverebbero"
"E chi se ne frega, devono già ringraziami che ceno con loro" scrollai le spalle.
"Non credo sia una buona idea, tuo padre ultimamente non mi saluta neppure, credo che sospetti di me per la storia.. Ecco di te e tuo fratello" quell'argomento la rendeva sempre particolarmente nervosa, ma ero così stanca di indagare.
Qualsiasi verità prima o poi sarebbe venuta a galla da sola, oramai ragionavo così.
"Non staremo molto lì, dopo cena ho appuntamento con i ragazzi a casa di Fiamma, ti riaccompagno presto a casa" la supplicai, mettendo il broncio, Liam non era l'unico esperto in tecniche di convincimento.
"Non so chi sia peggio fra te e tuo fratello" alzó gli occhi al cielo e io diedi un urlo.
"Oh grazie Margaret, farò in modo che tu ti senta a tuo agio" le sorrisi, prima di abbracciarla.
"Dovremmo chiudere tua mamma in cantina per sentirmi a mio agio ma comunque..."
"Tranquilla, vedrò cosa posso fare"
"Isa" ridacchiò "stavo scherzando"
"Oh, ok" ridacchiai "l'avrei fatto volentieri"
"Era da tempo che non sorridevi così" mi accarezzò il volto.
"Sono felice che tu domani passi il Natale con me"
"Mmm, certo come no" assottigliò lo sguardo "sono convinta che questo bel sorriso sia dovuto ad altro, tipo ad un ritorno improvviso..."
"Ti sbagli" mi rabbuiai "non sono felice del suo ritorno, oramai avevo accetto la sua assenza"
"Sei una grande bugiarda" mise un dito sul mio naso "tu non hai accettato un bel niente ed è questo che ti fa essere così arrabbiata con lui"
"Preferisco non parlarne, é inutile"
"Non è inutile, lo hai amato e lo ami ancora"
"Per favore" sospirai "lasciamo perdere"
"Come vuoi, goditi gli ultimi giorni di tranquillità nel tuo ufficio che dall'anno nuovo quelle pazze delle tue amiche saranno definitivamente dei nostri"
"Non vedo l'ora" sorrisi, ero felice di lavorare con loro.
"Vedremo dopo una settimana" sghignazzò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Mi alzai, raggiungendo il lettino sul quale Margaret aveva lasciato quelle rose.
Erano molto belle e ne erano tantissime.
"Coglione" borbottai staccandone un petalo "sei davvero una testa di cazzo" borbottai, oramai parlavo anche da sola, ero ufficialmente pazza.
****
La classica cena di Natale che da ormai ventidue anni mi subivo era arrivata, ma a differenza degli altri anni, non tolleravo nessuno dei presenti.
L'unica nota positiva era l'imminente arrivo di Margaret, l'avevo già chiamata dieci volte, doveva essere qui per le otto e alle otto e tre minuti non era ancora arrivata.
Feci una corsa non appena il campanello suonò, era lei.
"Finalmente" sbuffai, afferrando la bottiglia di vino che aveva portato dalle sue mani "grazie ma non la meritano" dissi intenzionata a nasconderla in camera mia per portarla dopo a casa di Fiamma.
"Da qua" me la sfilò dalle mani, dandomi anche un buffetto sul naso "e cerca di trattenerti" alle volte i suoi rimproveri mi facevano divertire, si comportava come una vera mamma con me e questa cosa mi piaceva molto, non sapevo neppure cosa significasse essere sgridato dai proprio genitori.
"Mmm, prometto" ridacchiai, facendole spazio per farla entrare.
I miei genitori non furono molto entusiasti della mia iniziativa che fra l'altro gli comunicai ad un'ora prima dell'arrivo di Margaret, ma ebbero il buon senso di non protestare, sapevano che ci avrei impiegato mezzo secondo a rassettare le mie cose e trascorrere quella sera da un'altra parte.
"Salve Margaret, da quanto tempo?"
Mia madre fece il suo ingresso trionfale in sala, con un falsissimo sorriso stampato in volto, forse il più falso che le avessi mai visto fare.
"Tanto" rispose Margaret con poco entusiasmo, sapevo che non era affatto felice di essere qui e non me lo aveva nascosto, ma non volevo che restasse sola in un giorno così.
"Buonasera" fu invece l'intervento di mio padre, che la salutò con voce fredda e distaccata e quasi mi sentì in colpa, avevano un bel rapporto e io lo avevo rovinato perché non ero riuscita a tenere la bocca chiusa sulla storia di mio fratello.
"Salve" replicò Margaret, restando al mio fianco.
"Bene, andiamo pure a sederci, fra poco iniziamo" disse mia madre, aggrappandosi al braccio di mio padre, cosa mai fatta fra l'altro, ma l'apparenza era una delle cose a cui lei teneva di più, anzi forse l'unica.
Tutto era fatto secondo delle regole, tutto per compiacere e per far provare invidia al prossimo.
Era tutta una finzione ed era una bravissima attrice, dovevo ammetterlo, solo che con me non attaccava più, la conoscevo troppo bene, purtroppo.
"Grazie dell'invito" Margaret si schiarì la voce, quando un silenzio imbarazzante, calò fra noi.
Ma io ero abituata, non si parlava mai di nulla a tavola se non dell'ultimo divorzio di qualche amica di mia madre, discorsi ai quali io mi curavo di non parteciparvi minimamente.
"Oh" mia madre mi lanciò un'occhiataccia "deve ringraziare Isabelle allora, abbiamo saputo del suo arrivo solo un'ora fa"
"E quindi?" La interruppi, posando i gomiti sul tavolo, cosa che lei odiava molto.
"Isabelle, lascia stare" sussurrò Margaret.
"Nulla, era solo per darti merito della sua presenza qui questa sera" sorrise mia madre, arricciando le labbra, la odiavo, era ufficiale.
"Ma quanto sei gentile" alzai gli occhi al cielo e prima che mio padre potesse aprire bocca, le fedeli cameriere di casa, ci raggiunsero con le varie portate della serata.
Non avevo idea di cosa significasse mangiare qualcosa preparato dalla propria madre, non lo aveva mai fatto.
La cena, proseguì tranquilla, ma ovviamente mia madre non perse occasione per lanciare delle frecciatine alle quali Margaret con grande signorilità rispondeva.
Beccavo spesso mio padre fissarla, come se ne fosse ammaliato, ma poi d'improvviso, senza una specifica motivazione, la sua espressione si induriva e non risparmiava commenti poco adatti che Margaret non meritava affatto.
"Oh ecco il dolce, l'ha portato una mia cara amica oggi pomeriggio"
"Non lo vogliamo" mi alzai, prendendo per mano Margaret, che sembrava spaesata e come darle torno.
"Ma non abbiamo ancora finito.."
"Margaret domani lavora mamma" le feci un sorriso tirato "la accompagno a casa e vado da amici, non aspettatemi"
"Ehm grazie per la cena" disse Margaret, mentre la stavo trascinando fuori dal quel covo di vipere.
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...