"Che intendeva tua madre?"
Eravamo appena usciti da quel market ed Harry aveva preso a camminare nervosamente con tre buste piene fra le mani, senza permettere che ne prendessi neppure una, era strano o meglio terrorizzato.
"Nulla, lascia stare" borbottò qualcos'altro che a me fu incomprensibile, mentre gettò la nostra spesa nel bagagliaio della sua auto.
"A me non sembrava nulla, che significa una cena.."
"Nulla davvero" sbuffó, mettendo in moto l'auto.
In realtà avevo capito una mezza cosa, ma mi aspettano che fosse lui a spiegarmelo.
L'idea di una cena con la sua famiglia, mi terrorizzava almeno quanto terrorizzava lui, non mi ero mai trovata in una situazione simile, neppure con Mark per fortuna.
Tuttavia ci restai un po' male della sua reazione, forse non voleva che le cose fra noi diventassero ufficiali, il che mi stava anche bene al momento, dato che effettivamente, eliminando i mesi passati lontani, erano a malapena quattro quelli in cui eravamo stati realmente insieme.
"Come vuoi" replicai stizzita, non gli avrei di certo cavato le parole di bocca, ma questo non mi impediva di assumere un atteggiamento molto ma molto infastidito.
"Non litighiamo per questo" sospirò, guardandomi, ma io da grande stronza quale ero, non lo degnai di uno sguardo, doveva capire che con me poteva parlare di qualsiasi cosa, perfino del fatto che quell'incontro l'aveva messo in imbarazzo e non poco.
"Sei tu che non mi parli mai di nulla" sbuffai, prendendo a mangiare il primo di una lunga serie di happy hippo, dal nervoso glieli avrei volentieri tirati contro, ma stavamo pur sempre parlando di un happy hippo, non l'avrei mai fatto.
"Isabelle davvero non é nulla di importante, mia madre ha delle strane idee per la testa e sinceramente per ora sto bene così.."
"Capisco, quindi non vuoi che io conosca la tua famiglia" se possibile, il mio grado di nervosismo, aumentò ancora di più.
"Non per quello che pensi tu" sembrò quasi offeso "sanno essere abbastanza imbarazzanti, come hai potuto notare" sbuffó e se non fosse per il fatto che ero particolarmente incazzata, avrei persino riso per la sua espressione afflitta.
"Certo giovanotto" a quel punto mi fu impossibile resistere e non scoppiargli a ridere in faccia, da quando stavo con Harry, il bipolarismo aveva colpito anche me.
"Smettila prima di iniziare" mi trucidò con lo sguardo "e non si mangia nella mia auto" aggiunse, guardando inorridito il mio snack preferito "e poi quelle mani sporche...grrrr non poggiarle da ness..." Le parole gli morirono in bocca, quando con un gesto del tutto innocente e non premeditato, mi portai le dita alla bocca, prendendo a leccare i vari avanzi di cioccolato, ormai sciolto.
"Fatto" gli feci un'enorme sorriso e per un attimo lui, distratto da me, rischiò di buttare sotto una povera vecchietta.
"Sei pericolosa" borbottò, guardandomi ancora male, prima di riportare la sua attenzione alla strada.
"Sei tu che ti distrai troppo facilmente" scrollai le spalle, rilassandomi sui comodi sediolini della sua auto che dovevo ammettere, erano davvero comodi.
"Perdi con me a questo gioco bambolina" alzó un angolo della sua bocca, ammiccando nella mia direzione.
"Davvero? Come fai a saperlo? Non ci abbiamo mai giocato" continuai con evidente topo provocatorio, lui amava le sfide, ma io non ero da meno.
"Come siamo arrivati a parlare di questo?" Sbuffó una risata, rallentando sotto casa sua, anche quella era estremamente bella e magari un giorno..dovevo smetterla di fantasticare, non voleva neppure che conoscessi i suoi, figuriamoci se a breve, mi avrebbe chiesto di andare a vivere insieme.
Quel pensiero mi rattristò, ma cercai di non darlo a vedere, cavolo stavamo insieme da così poco tempo che era quasi ridicolo che la mia mente elaborasse certe cose, era troppo presto, dovevo mettermelo in testa.
"A causa della tua fissazione per la tua auto, sei esagerato" chiarì, gli uomini lo erano davvero.
Potevano vivere in strati e strati di polvere nella loro casa ma ciò non avveniva mai nelle loro auto, che fissazione strana.
"Il gusto" replicò, spegnendo il motore.
"No, sei esagerato" ripetei, facendogli una linguaccia, prima di aprire la porta e sbatterla normalmente, ma forse data la sua occhiataccia, lui non la pensava proprio così.
"Isabelle" sospirò pesantemente "è nuova" forse quella fu la millesima volta che me lo ripeteva da quando ero salita su quell'auto la prima volta e poi aveva il coraggio di dire che la sua fissazione non era esagerata.
"Credo di averlo capito" ridacchiai, sfilandogli una busta dalle mani.
"Io non credo dato che ogni volta tendi di scardinare la porta dall'asse"
"Scardiche?"
"O lasciai perdere, donne, non dovrebbero neppure darvela la patente"
"Ma taci" lo spintonai, facendolo per un momento barcollare, era ancora scosso dal possibile scardinamento dall'asse di quella dannata porta, povera me, anzi povere tutte le donne che dovevano avere a che fare con simili manie dei propri uomini.
"Dobbiamo fare un bel discorsetto io e te signorina" mi seguì, in cucina, dove entrambi posammo i sacchetti sull'isola in marmo nero che arredava quella stanza.
Aveva buon gusto, non gli si poteva dire nulla.
"E sarebbe?" Con un slancio mi sedetti lì sopra, accavallando le gambe.
"Sei un po troppo peperina ultimamente, non fai mai quello che ti dico" si avvicinò a passo felpato senza mai smettere di guardarmi, quanto era sexy quel ragazzo.
"Io non farò mai quello che mi dici" scrollai le spalle, notando come nei suoi occhi si accese una strana scintilla, poteva anche lamentarsi, ma io sapevo quanto il mio carattere lo facesse impazzire, ero l'unica a sapergli tenere testa, non come quelle quattro galline con cui era abituato prima, non avrei mai fatto nulla solo per aggraziarmelo o compiacerlo, sarei stata sempre me stessa, nella speranza che gli sarei sempre piaciuta anche così.
"Lo so bene" si morse il labbro, facendo scendere il suo sguardo indagatore lungo tutto il mio corpo e nonostante indossassi ancora il mio cappotto di lana ed uno squallido cappellino nero, lui mi faceva sentire nuda ed esposta ai suoi occhi "questo vorrà dire che dovrò punirti ogni volta"
"Come scusa?" Inarcai un sopracciglio, iniziando a sfilare qualcosa dal mio corpo, stavo iniziando ad avere particolarmente caldo lì dentro.
"Sei una provocatrice nata Isabelle, nessuna al mondo è in grado di farmi saltare i nervi come lo fai tu.." Si avvicinò separano le mie gambe con un gesto veloce "sei l'essere più irritante del mondo con i tuoi dispetti" si posizionò meglio fra le mie gambe, mentre le sue mani presero ad accarezzarle dal basso verso l'alto.
"Ma nonostante questo ti piaccio" affermai, avvolgendo le mie gambe attorno al suo bacino, stavolta era lui quello ad essere in trappola.
"E ti amo" aggiunse, spingendosi sulle mie labbra con una foga inaudita, con un'urgenza mai sentita prima, come se stesse aspettando quel momento da una vita.
Ricambiai subito quel bacio cercando di trasmettergli quante più cose possibili, perché lui mi dava tutto, ma soprattutto mi rendeva felice e poche erano le volte in cui glielo dicevo.
"Ti amo" ansimai, quando afferrandomi per i glutei, prese a camminare per la casa, fino a raggiungere il divano dove mi fece distendere.
"Una volta hai detto che avevo un bel divano" ammiccò, prima di iniziare a baciarmi il collo e Dio ero sicura che nessuno sapesse farlo meglio di lui.
Era così esperto che alle volte la cosa mi infastidiva, ma tuttavia potevo sempre pensare che quelle attenzioni ora erano solo per me e per nessun'altra.
"Effettivamente é molto comodo" dissi prendendo a sfilargli il maglione nero che indossava, probabilmente quello doveva essere il suo colore preferito dato che era l'unico che gli avevo visto indossare.
"Lascia che ti dimostri quanto effettivamente può essere comodo" sorrise, sfilandomi a sua volta il maglione che indossavo io e mentalmente mi diedi il cinque da sola per aver indossato un completino di pizzo bianco "cazzo" imprecò, fissandomi così intensamente che pensai di avere qualcosa fuori posto ma quello che disse dopo mi fece ridere per ciò che invece avevo pensato io poco prima "il bianco è appena diventato il mio colore preferito" si bagnò le labbra con la lingua, fino a scendere su di me e iniziare il suo solito assalto ai miei seni.
Ben presto quello che lui definì il suo intimo preferito, sparì dal mio corpo, eravamo nudi, nudi dalle nostre incertezze e paure, perché fare l'amore per noi rappresentava proprio quello, essere noi stessi senza barriere, senza freni, solo noi e tutto il mondo restava al di fuori di quella finestra.
Non c'erano discussioni irrisolte, genitori da conoscere o auto da scardinare, ma solo noi, noi e il nostro grande amore, la cosa migliore che potesse capitarci.
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...