Capitolo 17

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Paralizzata.
Ecco, così mi sentivo in quel momento.
Le mani di Harry erano strette attorno ai polsi di quella donna.
Mi aveva visto, lo sapevo, i suoi occhi erano quasi usciti dalle orbite e se lo sarebbe anche meritato.
La spintonò, facendola finalmente allontanare da quelle stesse labbra che al mattino erano state mie.
"Perché mi rifiuti?" Urló lei, ignara della mia presenza, ma gli occhi di Harry non erano più su di lei.
Marilyn, allora seguì la direzione del suo sguardo, fermandosi poi su di me.
"Oh" si portò una mano alla bocca, con finta innocenza "tu sei?" Domandò, sbattendo più volte quelle ciglia  ricoperte da infiniti strati di mascara.
"Volevo- volevo dirti che è arrivato il dolce" mormorai, senza neppure guardarlo negli occhi e curandomi di snobbare quella sottospecie di donna.
"Isabelle..." Mi voltai, non restando di certo ad ascoltarlo, in fondo, pensai, che lui non mi dovesse alcuna spiegazione e che io ero solo stata la solita stupida per aver sperato che lui fosse diverso dagli altri, che lui fosse veramente interessato a me.
Cominciai addirittura a pensare che tutti quei baci, quelle carezze e quei complimenti fossero indice della pena che provava nei miei confronti per quello che in parte, e per fortuna a quel punto, gli avevo raccontato.
Chiusi un attimo gli occhi, cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire, prima di sedermi al mio tavolo.
"Tutto ok?" Niall, assottigliò lo sguardo, probabilmente avendo notato le condizioni in cui versava il mio.
Annuì appena, ma era chiaro che non se la fosse bevuta, dato che minò con le labbra un parliamo dopo.
Avvertì i suoi passi aggirare il tavolo e mi imposi di mantenere gli occhi sul mio piatto ormai vuoto, pur di non alzarli verso di lui.
Nonostante questo, nonostante non lo stessi guardando, sapevo che lui lo stava facendo ed anche con una certa insistenza.
Stavolta avrei davvero dovuto allontanarlo.
Anche se quella donna, gli aveva urlato contro il suo rifiuto, non potevo sapere se la sua fosse solo una messa in scena per tenermi buona, ma sopratutto cominciai ad avere una mezza idea di come quei due avessero intrattenuto la loro permanenza nella precedente missione che avevano condiviso.
Tutto questo mi faceva enormemente schifo.
A mie spese, capì che, la maggior parte degli uomini, volesse una ed una sola cosa.
Forse esisteva anche un esemplare raro che desse più importanza ad altro, ma io, non lo avevo mai incontrato.
Torturai quel povero dolce, assaggiandone solo un pezzetto, rischiando di vomitare anche quello per lo scompiglio che albergava nel mio stomaco.
Mi sentivo sottosopra, completamente persa e odiavo particolarmente questa situazione.
Avevo bisogno nella vita di qualcosa di solido, di duraturo, di serio e di bello, ma questo, ahimè, Harry non avrebbe mai potuto darmelo.
"È stato tutto squisito" disse Angie e Niall non perse occasione per intraprendere una lunga e dolcissima conversazione con lei, proprio sul cibo.
Ascoltai qualcosa, ancora immersa fra i miei pensieri, intuendo che entrambi avessero una passione per la cucina, erano così belli insieme.
Le persone cominciarono ad alzarsi dai propri tavoli, avevamo raggiunto delle somme ingenti con questa cena, infondo era stata davvero un'ottima idea, a parte lo spreco di cibo e di abiti che ci fu.
Mi alzai anch'io e con me anche Clarissa, mentre Angie si trattene a parlare con Niall.
"Usciamo?" Le proposi e lei subito accettò come se non vedesse l'ora, proprio come me, di lasciare quel posto.
I suoi occhi, bruciarono lungo il mio corpo, fin quando non abbandonai quella sala, ma ormai li ritenevo solo falsi, proprio come le sue intenzioni nei miei riguardi.

"Louis è uno stronzo" sbottò, non appena raggiungemmo una panchina in quell'immenso cortile.
"Benvenuta nel club" ridacchiai amaramente "cosa ha combinato?"
"Nulla, è questo il problema, viene da me solo per qualche bacio, ma per il resto non mi considera neppure, l'hai visto stasera?" Domandò agitando le mani.
"Sai credo che dovresti ribellarti, rifiutalo, fatti valere" ero determinata, non mi sarei fatta schiacciare da nessun, nemmeno da mister perfezione "non siamo degli oggetti che possono usare a loro piacimento"aggiunsi.
"E invece Harry cos'ha combinato?" Ridacchiò, avendo intuito a cosa fosse dovuta la mia rabbia.
"L'ho visto baciarsi con Marilyn" scimmiottai il nome di quella tipa, tutto silicone e mi meraviglia del fatto che lui potesse anche solo essere attratto fisicamente da una come lei, ma infondo erano uomini, cosa potevo mai aspettarmi?
"La sorella scema di barbie intendi?"
"Già, quella del tavolo" sbuffai.
"E tu cosa gli hai detto?" Disse, posando una mano sulla mia.
"Nulla Cla, non ho alcun diritto di incazzarmi con lui, non sono la sua ragazza, né altro e quindi non deve spiegarmi nulla" sussurrai amaramente, infondo quella era la verità.
Ci eravamo baciati, ma oltre quello, non si era mai parlato di nulla di serio, almeno da parte sua.
"Beh io credo che invece lui voglia darti delle spiegazioni" sorrise, confondendomi.
"Come puoi anche solo pensare ad una sciocchezza simile?" Sbuffai, era di Harry che stavamo parlando.
"Perché altrimenti non si starebbe dirigendo qui, in questo momento" aggiunse vittoriosa, facendomi spalancare gli occhi.
"Cosa?"
"Shhhh, fingi indifferenza e prima di mandarlo a fanculo fallo parlare"
"Certo come no" digrignai fra i denti, fingendo una teatrale risata, quando fu ad un passo da noi.
"Clarissa" corrucciai lo sguardo, quando pronunciò il nome della mia amica con così tanta fermezza, ci mancava solo che ci provasse con lei davanti ai miei occhi "ti dispiacerebbe lasciarmi solo con la tua amica?"
Quanto poteva essere ridicolo, tutto d'un tratto si era ingoiato un intero libro sulla buona educazione.
"Oh sì certo, nessun problema" sorrise, lanciandomi un'occhiata di scuse, alla quale io replicai con una omicida "a dopo" aggiunse, scomparendo all'istante.
Finsi indifferenza, afferrando il mio cellulare e prendendo a sfogliare dei vecchi messaggi pur di non comunicare con lui.
"Puoi posarlo?" Sospirò, era chiaro che il mio atteggiamento lo innervosisse, ma cavolo lui doveva innervosirsi.
"Devo fare una chiamata" mormorai, ma fu un attimo che il mio cellulare fu strappato dalle mie mani "Hey" urlai, guadandolo nel peggiore dei modi "ridammelo, ho da fare"
"Lo farai dopo" rispose risoluto, posandolo nella tasca della sua giacca.
"Decido io quando fare le mie cose, vai a fare lo spaccone da qualche altra parte" sbottai alzandomi e portando le mani ai fianchi.
"Sto bene qui" arricciò il labbro, distendendo le sue lunghe gambe che toccarono i miei piedi.
"Bene, allora me ne vado io" mi voltai, infischiandomene anche del mio cellulare.
"Non hai nulla da chiedermi?" Urló alle mie spalle, facendomi bloccare.
Mi voltai, fingendo un enorme cipiglio in volto, prima di parlare "cosa dovrei chiederti?"
Si alzò, avanzando di qualche passo, fino a fermarsi a meno di un metro da me.
"Quello che vuoi" soffió, fissando il mio volto.
Nonostante fossi truccata come mai prima d'ora e mi ritenessi più carina del solito, quando al mattino invece avevo delle evidenti occhiai come contorno occhi, lui mi metteva a disagio, i suoi occhi lo facevano, ma nonostante questo non riuscivo a sfuggirgli.
"Ti ringrazio per questa immensa opportunità, ma davvero non ho nulla da dirti, se non ti dispiace andrei, mi fanno male i piedi" sbuffai, voltandomi di nuovo.
Lanciai un urlo, quando mi sentì sollevare da terra.
"Problema risolto"
"Cosa fai? Mettimi giù" urlai, cercando di divincolarmi dalla sua presa ferrea.
Tornò indietro, andandosi a sedere su quella stessa panchina, con me in braccio.
Mi alzai di scatto dalle sue gambe, puntandogli un dito contro.
"La devi smettere"
"Di fare cosa?" Corrucciò lo sguardo e io avrei solo voluto tirargli un pugno in pieno viso.
"Di prendermi in giro" la mia voce si assottigliò su quest'ultima parte e io maledissi me stessa per essere così fragile, così debole emotivamente.
"Non lo faccio" si fece serio, alzandosi a sua volta.
"Certo" sorrisi amaramente, mettendo le mani avanti, quando cercò di avvicinarsi ancora di più a me.
"Sai Isabelle" disse, arrendendosi all'idea di potermi anche solo sfiorare con un dito "non ho mai reso conto a nessuno delle mie azioni, mai, semplicemente perché non avevo nessuno a cui doverle spiegarle e probabilmente non dovrei farlo neppure con te..."
"Non farlo, non te le ho chieste infatti, so di non averne alcun diritto" lo interruppi, abbastanza duramente, ma mi era impossibile nascondere la rabbia e forse anche la gelosia che provavo.
"Ma mi sento di farlo, quindi lo farò" concluse, passando la lingua sulle sue labbra morbide e lucenti, era un gesto che faceva spesso, in modo non intenzionale, ma su di lui era così sexy.
Cercai di  riprendermi e di mettere a dormire i miei ormoni impazzati, rielaborando nella mia mente ciò che aveva appanna detto.
"Perché dovresti?" Ero scettica, non gli credevo.
"Perché non voglio che tu pensi a cose inesistenti"
Questa era una frase a doppio taglio, non capivo se si riferisse a me e alla sua amichetta di giochi.
"Cosa intendi per cose inesistenti?" Domandai, presa dalla curiosità.
"Quel bacio, quello con Marilyn" chiarì, facendomi mentalmente tirare un sospiro di sollievo, ma non lo diedi a vedere.
"Non sono cose che mi riguardano, non sei il mio uomo, né io la tua donna" mi fermai un attimo "ognuno può fare quello che vuole"
"È vero, ma l'idea che tu faccia quello che vuoi non mi alletta molto" incrociò le braccia al petto.
"I casi della vita" scrollai le spalle e potei giurare di leggere la rabbia attraverso i suoi occhi.
Abbozzò un sorriso, per nulla divertito, prima di parlare.
"Ho incontrato Marilyn in Siria, ma questo già lo sai" mi guardò, ma il mio volto era privo di espressione, o almeno io ci provavo "aveva un compagno a casa, ma era la solita donna annoiata dalla normalità della vita di coppia, abbiamo scopato varie volte in quei tre mesi, fine della storia"
"Commovente" mi morsi il labbro con forza, sentendo l'amaro sapore del sangue, affluire nella mia bocca.
"Pensava di poter rivangare i vecchi tempi stasera, ma io non volevo così l'ho respinta quando mi si è buttata addosso" aggiunse, ignorando il mio sarcastico commento.
"Rifiutare una donna così bella" mormorai portandomi una mano al mento con fare pensieroso "strano, non trovi?"
"No, quando ne hai una ancora più bella a mezzo metro da te" persi un battito, avvertendo già  le mie gote surriscaldarsi per quelle parole, che vero o meno, avevano creato un alveare di api assassine nel mio stomaco, altro che farfalle.
"Ci sai fare con le parole" sussurrai, chiudendo gli occhi.
"Per nulla" avvertì il suo corpo più vicino al mio "ma con te...."
"Styles" balzammo entrambi all'indietro al suono della voce, autorevole ed incazzata del maresciallo Smith.
"Maresciallo" serrò la mascella, forse infastidito per essere stato interrotto e lo ero anch'io, volevo sapere cosa volesse dire, volevo che continuasse quella maledetta frase, ma tutto era contro di noi, persino il tempo.
Un tuono squarciò il cielo e piccole goccioline presero a scendere sui nostri corpi.
"Il Tenente White, vuole parlarle" ordinó implicitamente di raggiungerlo.
"Arrivo"
"Ora" affermò lui "sta per andare via"
Sospirò pesantemente, prima di girarsi verso di me.
Notai la sua espressione addolcirsi, quando si posò, sulle mie mani arrotolate alle mie braccia per infondermi calore.
"Vai in camera, prederai freddo" si sfilò la giacca, posandola sulle mie spalle e per la prima volta da quando eravamo lì, se ne fregò del fatto che Smith ci stesse guardando.
"Grazie" gli sorrisi sincera "buonanotte"
"Buonanotte Isabelle" disse, prima di avviarsi verso uno Smith, palesemente incazzato.

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