Isabelle's pov
I giorni seguenti trascorsero lenti, erano una tortura.
Il lavoro, in parte, riusciva a farmi evadere dai pensieri, ma di notte non era così facile, quando ti ritrovavi sola con troppi mostri coi cui lottare.
Tra me ed Harry, le cose erano andate avanti proprio come lui aveva stabilito.
A stento ci salutavamo, un saluto tirato, alle volte neppure quello, ognuno svolgeva il proprio lavoro e a causa degli orari diversi, spesso non ci incontravamo neppure.
Durante i pasti, entrambi cercavamo di evitare il contatto visivo, parlando con gli altri e senza mai interagire fra noi anche quando ci veniva richiesto.
Avevo anche parlato con Niall in quei giorni, era stato molto premuroso nei miei confronti, gli avevo parlato, gli avevo raccontato tutto e rimasi un po stranita quando proprio lui, che un tempo affermava con convinzione l'interesse di Harry per me, ora se ne uscì con un forse è meglio così.Quando gli chiesi delle spiegazioni, si giustificò dicendo che forse si era sbagliato sul suo conto e che Harry era una persona incapace d'amare e provare affetto per qualcun altro.
Lasciai perdere quel discorso, volendo definitivamente chiuderlo, infondo non c'era poi molto di cui parlare, le cose erano andate così e in qualche modo bisognava rialzarsi ed andare avanti.
Molte cose non mi quadravano, ma non era più affar mio, ognuno per la sua strada e così facemmo.
Passarono altri cinque giorni da allora, le mie amiche, nonostante volessero continuare a parlarne, nonostante cercassero di farmi divertire e distrarre, non ci riuscirono poi molto.
Anche con loro non mi vedevo spesso, a parte la notte in camera, ma eravamo troppo stanche per poter anche solo pensare di iniziare una conversazione così seria per me.
Ero circondata da persone, davvero tante, ma ultimamente mi sentivo così sola, debole ed indifesa, da cominciare ad aver paura anche delle minime cose.
La notte, avevo degli incubi, il volto di mia madre mi tormentava ed ogni piccolo rumore mi faceva sobbalzare.
Una volta, notai gli occhi di Harry su di me, dopo tanto tempo, quando Niall venendomi alle spalle per farmi uno scherzo, mi fece sobbalzare da terra e rischiai quasi di mettermi a piangere per questo.
Non sapevo spiegarmi cosa mi stava succedendo, ma da quando lui, era andato via, ero un'altra persona.
Non avevo voglia di ridere e di scherzare con nessuno, mi ero rinchiusa in me stessa e forse lui aveva ragione quando diceva che era meglio non affezionarsi a nessuno, perché tutti prima o poi se ne andavano e lui l'aveva fatto davvero in poco tempo, ma che gli bastò per lasciare i suoi artigli sulla mia pelle.
Frà tutte queste cose però, non avevo dimenticato la stranezza che lessi, all'incirca una quindicina di giorni prima, in quel fascicolo sulla mia famiglia.
Avevano posticipato il trasferimento di quegli scatoloni per Boston al mese prossimo, quindi me la presi con calma per organizzare un piano con i fiocchi, senza che nessuno se ne accorgesse.
E quel piano, studiato nei minimi dettagli, l'avrei messo in atto proprio quella sera.
La cena, era terminata da un pezzo e ognuno aveva abbandonato la sala, chi per recarsi nella sua stanza, chi per intrattenersi nei giardini, ma era impossibile che a quell'ora qualcuno avesse bisogno dell'infermeria che fra le tante cose era chiusa.
Tutte le luci erano spente e per quanto odiassi il buio più totale, mi feci coraggio, dirigendomi verso l'entrata posteriore, di cui ogni infermiera possedeva la chiave.
Mi guardai intorno più volte, sicura che nessuno mi stesse seguendo.
Infilai la chiave nelle serratura, facendola scattare.
Come previsto anche lì dentro era buio pesto, usai come unica fonte di illuminazione il flash del mio telefono, evitando di proiettarlo verso le vetrate per non attirare attenzioni esterne.
Era tutto così diverso e macabro di notte, quelle dannate siringhe che usavo con tranquillità ogni giorno, ora mi mettevano i brividi, così come quelle sedie a rotelle, posizionate ai lati del muro per le emergenze.
Cercai di rilassarmi, era il luogo del mio lavoro, non un set di un film dell'orrore, nonostante lo sembrasse.
Tirai un sospiro di sollievo, quando finalmente, trovai quel benedetto scatolone con sopra l'iniziale del mio cognome, ma non ero l'unica lì dentro e quindi ci impiegai davvero tanto, troppo tempo per trovarlo.
"Eccolo" mormorai, afferrandolo fra i tanti.
Mi sedetti a terra, ai piedi di una scrivania, prendendo a sfogliarlo, ma dirigendomi con una certa rapidità alla sezione dedicata a quello che realmente mi interessava.
Finalmente c'ero, iniziai a leggere i dati di mia madre, frettolosamente, fino a giungere al momento in cui veniva descritta la mia nascita, la verità era vicina e aveva un brutto, un pessimo presentimento.
"Che stai facendo qui?"
Balzai di almeno cinque centimetri da terra, lanciando un urlo, quando fra il buio pesto che mi circondava, un'altra luce colpì il viso di una persona e non una qualunque, ma quella con cui mai avrei voluto parlare.
"Mi sento male" mormorai, portandomi una mano al cuore, che ora batteva all'impazzata per lo spavento.
"Che stai facendo?" Ripetè, abbassandosi sulle ginocchia, mettendosi così alla mia altezza.
"Nulla che ti riguarda" sbottai infastidita per essere stata nuovamente interrotta sul più bello.
"Stai sbirciando fra i documenti" costatò e io gli avrei davvero voluto far applauso per l'ovvietà della sua affermazione.
"tranquillo è il mio" sbuffai, cercando di riprendere da dove mi aveva interrotto, ma la sua vicinanza non mi aiutava affatto a concentrarmi.
"E allora perché sei entrata come una ladra qui dentro?" Domandò, puntandomi la sua luce in viso.
"Hai finito con l'interrogatorio? Avrei da fare" lo trucidai con lo sguardo, quando non abbassò quella dannata luce che mi stava accecando.
"In teoria dovrei riferire quanto ho visto al mio superiore, sapevi che da un paio di giorni siamo stati incaricati di ispezionare il campo ogni sera?" Domandò con tono soddisfatto.
"No-no non lo sapevo" balbettai, presa in contropiede.
"Beh ora lo sai, quindi dimmi cosa stavi facendo qui dentro"
"Va pure a portare la spia al tuo capo, me ne assumo le conseguenze tranquillo" sbuffai ruotando gli occhi al cielo, non gli avrei dato la soddisfazione di implorarlo affianchè non mi mettesse nei casini.
"Sai, dovresti essere fortunata che questa sera toccava a me, qualcun altro al mio posto, non avrebbe cercato di ragionare con te, ma ti avrebbe direttamente trascinato da Smith, senza alcun ripensamento" sussurrò, quasi infastidito.
"Prego, fallo pure" gli misi i miei polsi davanti agli occhi "arrestami pure" feci un mezzo sorriso, ovviamente provocatorio.
"Leggi quello che devi" mi guardò male "ma hai tempo cinque minuti, dopo di che devi sparire da qui dentro" sbottò alzandosi, ma fermandosi allo stipite della porta per controllare l'esterno.
Mi accigliai, ma non persi tempo a fare quello per cui avevano quasi rischiato di finire nei casini.
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...