Capitolo 66

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Isabelle's pov
Mi alzai di scatto da quella sedia, allontanandomi da loro e da quella patetica scenetta da quattro soldi.
Sentivo lo sguardo di Harry perforarmi la schiena, ma non me ne curai, continuando a tirar dritto verso il bagno, fin quando lui non me lo impedì, affettandomi per un braccio.
"Isabelle per favore non darle questa soddisfazione" mi divincolai ancora una volta dalla sua presa, senza neppure degnarlo di risposta, era un pazzo se pensava che sarei stata con le mani in mano di fronte a quella situazione.
"Piccola cazzo ascoltami"
"Levati" sbottai quando si parò davanti alla porta del bagno, impedendomi di entrarci.
"Parliamo"
"Ora vuoi parlare?" Ridacchiai amaramente.
"Cerca solo di dividerci"
"Tu glielo permetti non dicendomi la verità" lo trucidai con lo sguardo, quando tentò di accarezzarmi, era davvero un folle se sperava di risolvere le cose così ancora una volta.
"Non incominciamo di nuovo con questa storia, ti ho chiesto tempo"
"Certo Harry, tutto il tempo che vuoi" risposi sarcastica "ormai sono abituata ad aspettarti" aggiunsi, facendogli abbassare il capo, ci ero andata giù pensante con quella frase, ma cavolo, ero davvero stufa di tutto quel mistero, era bene che lo sapesse.
Si spostò non aggiungendo altro, andando a rintanarsi nella sua stanza.
Non aveva alcun diritto di fare l'offeso per quello che gli avevo detto, era la pura e semplice verità.

Restai più del necessario in bagno, per il semplice motivo che non sapevo cosa fare e non volevo neppure raggiungerlo in camera.
Scesi le ultime scale, ritrovandomi di fronte la madre di Harry, intenta ad entrare dalla porta principale con i mano molti sacchetti della spesa.
"Buongiorno Anne, dia qui" mi avvicinai a lei, ma prima che le mie mani potessero prendere quelle buste, Kim me le strappo letteralmente da sotto gli occhi.
"Zia da qua, non stancarti troppo" le sorrise in modo alquanto esagerato, rivolgendo poi a me un'occhiata da grande zoccola che era.
"Che piacere vederti Isabelle"
Anne mi strinse in un abbraccio che ricambiai volentieri, ignorando l'espressione disgustata con cui Kim continuava a guardarmi, ero sicura che alla fine di quella giornata l'avrei presa a pugni e di solito ero una ragazza abbastanza controllata.
"Anch'io sono molto felice di essere qui" le sorrisi sinceramente, era una donna molto carina, invidiavo Harry per avere una mamma così premurosa e dolce come lei.
"Harry?" Mi andò la saliva di traverso, ma per fortuna riuscì ad inventare una bugia credibile lì su due piedi.
"Sta riposando in camera sua" stavolta il mio sorriso fu abbastanza nervoso, ma fortunatamente lei non ci fece caso.
La aiutai a posare la spesa, dopo di che mi propose di seguirla mentre cucinava ed io ovviamente accettai di buon grado, poteva sempre tornare utile nella vita saper cucinare il piatto preferito di Harry, anche se in quel momento non lo meritava affatto.
Un'ora dopo, Harry uscì dalla sua tana e dalla sua espressione era chiaro che non avesse realmente riposato, sembrava quasi scosso, come se quella temporanea distanza gli avesse dato modo di pensare ed anche molto.
Salutó sua madre con molta meno enfasi della volta precedente, mentre Kim, intenta ad apparecchiare la tavola, continuava a guardarlo in modo decisamente inopportuno per i miei gusti.
"Mi passi quella bottiglia?" Si avvicinò a me, sfiorandomi di proposito i fianchi con le sue manacce lunghe.
"Ecco" dissi, passandogli l'acqua fingendo di continuare ad ascoltare quello che Anne mi stava dicendo circa la cottura di quel rosbif, di cui al momento non poteva fregarmene di meno, dato che il suo bel giovanotto, continuava a palpeggiarmi senza un minimo di pudore.
"Capito tutto Isa?" Mi chiese Anne, guardandomi di sottecchi, era mezz'ora che annuivo, pur non avendo capito un tubo di quello che aveva detto, la cucina non faceva per me.
"Si, più o meno" ridacchiai, curandomi di calpestare il piede di Harry con le mie scarpe, ovviamente non avendo tacchi, non ebbi l'effetto desiderato, ma comunque quel mio gesto era abbastanza chiaro da farlo allontanare da me.
"Tesoro la tua ragazza sta diventando proprio brava"
"Zia credo che la nostra dolce Isabelle non sia molto portata per certe cose" mi beffeggiò Kim, andandosi a sedere al fianco di Harry che a quel gesto alzò gli occhi al cielo, per poi guardarla male.
"Imparerà tranquilla" ovviante Anne non era a conoscenza di nulla, non era difficile da intuire, dato che continuava a sorridere a tutti ignara del fatto che sua nipote fosse l'incarnazione del diavolo.
Perché Kim, a mio parere, era proprio quel genere di persona che non si faceva molti problemi a calpestaste il prossimo per raggiungere i suoi obbiettivi e da quel poco che Harry mi aveva raccontato, ne ero certa, lui la definiva, una traditrice.
"Se lo dici tu" scrollò le spalle, continuando a fare gli occhi dolci ad Harry che invece continuava a guardare me, anche queste erano soddisfazioni.
"Magari un giorno ti faccio assaggiare qualcosa di mio" avrei voluto aggiungere magari con un po di veleno , ma evitai.
Avevamo già dato abbastanza spettacolo la volta precedente, quella volta non volevo proprio replicare, quella  donna non lo meritava.
"Neanche morta" borbottò lei, facendo una smorfia disgustata, era davvero ridicola, mentre continuava a cercare attenzioni che in realtà nessuno le stava dando.
"Perché dici così?" Anne, non era stupida e si era accorta già dalla volta precedente che qualcosa non andasse bene fra me e Kim.
"Era solo una battuta zia" sorrise lei nel modo più falso che avessi mai visto fare ad una persona.
"Lasciala perdere mamma, Kim non riflette quando parla, non ne è in grado" sputò Harry, rigirandosi la forchetta fra le mani, mentre io stavo letteralmente lottando per non scoppiare a ridere e la faccia di Kim, ferita ed incazzata allo stesso tempo, non mi fu d'aiuto.
"Voi due non me la contate giusta" mormorò Anne, guardandolo in modo sospettoso ed io, da gran stupida, mi ero limitata o meglio infastidita, solo nel sentire quel voi due.
Non c'era nessuno voi due, Harry e Kim non poteva entrare in un'unica frase, il sol pensiero mi provocava una strana fitta al petto, qualcuno l'avrebbe chiamata gelosia, per me era paura, paura di scoprire qualcosa che non mi sarebbe piaciuto affatto e dai presupposti non potevo pensare altrimenti.
"Noi due non abbiamo alcun tipo di problema" ribattè Kim, riprendendo subito le redini della situazione in mano.
Sapeva bene quali parole usare per ferire l'altro, lo sapeva dannatamente bene.
"Nessuno proprio" borbottò Harry fra se e se, non alzando lo sguardo dal tavolo.
Quanto odiavo quella situazione, lui nemmeno poteva immaginarselo, mi sentivo come in una bolla, ogni qual volta entravano in quella casa, era come se lui non volesse lasciarmi completamente entrare nelle sue cose e questo faceva male, molto male.
Sapevo che prima di correre, dovevamo imparare a camminare, ma fino a quel momento avevamo solo zoppicato ed i miglioramenti erano davvero pochi.
Mi estraniai da quella conversazione, era inutile cercare di interagire, quando sapevi di non essere la benvenuta ed Harry si accorse di questo.
Ero stata zitta per tutto il pranzo, tranne quando Anne mi rivolgeva la parola, per il resto era meglio per me e per loro, che io non dicessi la mia.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora