Capitolo 48

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Cominciai a torturarmi le mani ad ogni minuto che passava.
Di Liam nessuna traccia, che avesse cambiato idea?
Quel pensiero mi intristì parecchio, ma mi diedi della stupida da sola, quando qualche secondo dopo, lo vidi arrivare su un auto nera, sorridendomi dal finestrino.
"Hey bella signorina aspetta qualcuno?"
"Idiota" sorrisi aggirando l'auto per salire dal lato del passeggero.
Fra di noi si era instaurato un rapporto molto confidenziale, ma non vi era più alcuna traccia di malizia da parte sua come nei primi mesi, era molto preso da Fiamma e spesso mi diceva quanto le mancasse, erano dolcissimi.
"Allora come va l'ansia?" Chiese, guardandomi con la cosa dell'occhio.
Per il test avevamo deciso di farlo all'ospedale dove lavoravo e al quale avrei dovuto riprendere servizio fra due giorni.
"Domanda di riserva?" Ridacchiai nervosa, ero sicura che quella stessa mattina avrei rivisto anche Margaret, ma stranamente non mi sentivo pronta, ero ancora molto provata dalla nostra ultima conversazione telefonica, avvenuta più di un mese fa, non mi aveva più cercata ed io non avevo più cercato lei.
Per me era molto strano che lei sapesse tutte quelle cose e volevo assolutamente saperne il motivo, l'avrei affrontata, ma non quel giorno, quel giorno era solo mio e forse di mio fratello.
"Non ci crederai, ma anch'io sono molto agitato, sai ne ho parlato con i miei" si rabbuiò "non mi è piaciuta la loro reazione, ho avuto l'impressione che mi nascondessero qualcosa ma ovviamente hanno deviato l'argomento"
"Davvero?" Strabuzzai gli occhi, tutto sembrava condurci ad un'unica soluzione ed io temevo davvero il modo in cui l'avrei presa.
Non era facile perdonare una cosa del genere, non era facile capire una separazione così innaturale come quella fra due fratelli.
"Si, ma non voglio arrivare a conclusioni affrettate, forse erano solo perplessi" scrollò le spalle, ma sapevo che non era affatto così tranquillo come voleva far trasparire, avevo imparato a conoscerlo bene negli ultimi tempi e ne ero felice sia da sorella, sia da amica.
"Forse" sussurrai, continuando a guardare la strada procedere al nostro fianco "quando dovrai riprendere a lavorare?" Chiesi, voltandomi nella sua direzione.
"Domani" sbuffó "credevo di avere qualche giorno di riposo in più"
"In effetti avrebbero potuto darveli" constatai, eravamo pur sempre stati sei mesi fuori casa.
"Solo ad alcuni" sospirò pesantemente "Harry come sta?" Mi chiese con un sorriso, quell'astio e forse quella gelosia iniziale erano svaniti da parte sua, ma non potevo dire lo stesso di Harry che continuava a serbare rancore nei suoi confronti, ma apprezzavo tanto il suo sforzo di accettare il fatto che ultimamente frequentassi spesso Liam.
"Bene" sorrisi felice, ogni giorno che passava si avvicinava il suo ritorno anche se effettivamente mancavano ancora undici mesi abbondanti, ma cercavo di essere positiva e non lasciarmi andare durante quel tempo o avrei fatto solo del male a me stessa e al nostro rapporto che per me era la cosa più preziosa, sincera e bella che avevo.
"È dura, i turni lì sono triplicati rispetto ai nostri, ma va avanti"
"È andato per quel ragazzo vero?" Chiese con un fil di voce.
"Lo conoscevi?"
"Di vista" rispose, guardandomi con la coda dell'occhio "ero arrivato da poco in quella caserma, erano molto uniti poi sono partiti per quella missione e lui non è più tornato"
"Già" abbassi il capo con un groppo in gola, l'idea che potesse accadere qualcosa di brutto ad Harry mi tormentava l'anima e spesso mi faceva cadere in orribili incubi notturni.
"Ma tranquilla, Harry è in gamba se la caverà" posó una mano sul mio ginocchio in segno di coraggio.
"Sicuramente" risposi, aggrappandomi a quello spiraglio di speranza, era l'unica cosa che potevo fare a quella distanza.
La salivazione mi si bloccò, quando l'auto rallentò in prossimità di quell'ospedale che un tempo consideravo la mia seconda casa.

Non era cambiato nulla, ma io mi sentivo così diversa in quel momento, mentre percorrevo quel lungo corridoio che portava all'ufficio di mio padre ed infine anche a quello di Margaret.
Quando vi passai accanto, distolsi lo sguardo, troppo tentata dall'entrarci, ma come mi ero già ripromessa prima, non era ancora il momento per quello.
"Come funziona questo test?" Chiese Liam, una volta raggiunta una sala dove qualche persona era già in fila per il proprio turno.
"Un semplice prelievo del sangue" gli sorrisi "non avrai mica paura?" Ridacchiai al ricordo del suo primo vaccino, per poco non svenne.
"Ma per favore" sbuffó una risata nervosa "ti sembro il tipo da aver paura di un ago?"domandò retorico, mettendo in risalto i suoi muscoli.
"Sinceramente si" presi a ridere ancora più forte, notando al sua espressione alquanto buffa, era esilarante vedere un uomo compito nel profondo del suo orgoglio.
"Ti farò ricredere signorina" sbuffó, sedendosi su una sedia.
Avremmo dovuto attendere un bel po' prima del nostro turno e questo non fece altro che aumentare il mio stato di agitazione, non riuscivo a stare ferma su quella dannata sedia.
"E con Fiamma come va?" Cercai di aprire una conversazione che mi portasse lontana da quei pensieri.
"Va bene" fece un sorriso dolcissimo "avrei voluto conoscerla prima però"
"Vedrai che avrete modo di conoscervi meglio, l'Inghilterra non è poi così lontana" gli posai una mano sulla spalla, sapevo che non era così facile, lo stavo provando sulla mia stessa pelle, ma lui con un semplice volo di nove ore poteva incontrarla io no, io non potevo andare in Siria da Harry, nonostante l'avrei fatto senza alcuna paura, ma lui, non me lo avrebbe mai perdonato.
"Stavo pensando di andarci durante le mie ferie estive" disse, prendendo a giocare con un filo strappato del suo jeans "ti va di venire? Sono sicuro che le farà piacere"
"Certo" per poco non urlai, mi mancava un casino quella ragazza ed anche Amy, almeno non avrei fatto da terzo in comodo ogni volta.
"Perfetto" sorrise "ma le faremo una sorpresa, impazzirà" sghignazzò.
"Affare fatto"
****
"Buongiorno"
"Salve" rispondemmo in coro io e Liam.
Tirai un sospiro di sollievo, notando che l'infermeria di turno non mi conosceva, non avrei saputo come giustificare un test del genere e sopratutto non volevo che si diffondesse la notizia lì dentro, nonostante tutto, non volevo mettere in difficoltà mio padre con pettegolezzi squallidi che sicuramente sarebbero nati fra i suoi colleghi.
"Test del dna?" Alzó il capo dal foglio che le avevo consegnato, scrutandoci attentamente "come mai fate questo test?"
"Secondo lei?" Sbottai, respirando profondamente.
"Oh si mi scusi" distolse lo sguardo, arrossendo.
Mi sentì quasi in colpa per il mio modo di risponderle, ma l'ansia aveva preso il sopravvento e non vedevo l'ora di uscire da quel posto, nella speranza di non fare incontri indesiderati.
"Sta calma" sussurrò Liam alle mie spalle, sapevo che lui fosse nelle mie stesse condizioni, ma cercava sempre di supportarmi, sarebbe stato un buon fratello e a prescindere da quella risposta, un po lo avrei considerato tale.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora