Capitolo 33

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Ad ogni passo che facevo, la mia ansia aumentava a dismisura, non volevo crederci, non poteva aver fatto una cosa del genere e cosa da non dimenticare, lui non conosceva Mark, non sapeva nulla di lui, eccetto il nome.

Mancavano pochi metri alla mensa e il mio cuore rischiava davvero di uscire fuori dalla mia cassa toracica, avevo paura, paura di essermi sbagliata di nuovo e stavolta non lo avrei sopportato, ci ero troppo dentro.

Lo vidi fermo al solito posto, mi aspettava sempre e una persona come lui, non poteva aver agito alle mie spalle.

"Harry" corsi verso di lui, gli avrei parlato tranquillamente, senza far capire che purtroppo un minimo di dubbio nei suoi confronti mi era venuto "devo raccontarti una cosa" dissi d'un fiato, dopo avergli lasciato un fugace bacio a stampo.

"che succede piccola?" si accigliò, posando un braccio dietro la mia schiena.

"possiamo parlare da un'altra parte prima di entrare, è urgente" asserì sospirando pesantemente, quello per me rappresentava la chiave di svolta e sperai davvero con tutto il mio cuore di essermi sbagliata.

"si, andiamo" mi condusse dietro il solito muretto dalla mensa, non volevo che nessuno ci sentisse, era una questione abbastanza delicata.

Odiavo il fatto che mio padre fosse stato coinvolto in una cosa simile e di questo ne avrei parlato ben presto anche con Mark.

"allora?" sembrava agitato, ma pensai che ciò fosse dovuto al fatto che lui era sempre preoccupato per me.

"mi ha chiamata mio padre, Mark lo ha denunciato" iniziai, prendendomi poi il tempo di osservare la sua reazione, ma alle volte il suo volto era così impassibile.

"perchè quell'idiota avrebbe fatto una cosa del genere?" assottigliò lo sguardo.

"Mark è stato licenziato e si è presentato nell'ufficio di mio padre pieno di lividi, parlando di una vendetta p-per me...io non lo so cosa significhi, ma mio padre non gli ha fatto nulla, non sa nulla di quello che Mark mi ha fatto in passato" balbettai con voce rotta, i problemi non finivano mai, aumentavano di giorno in giorno ed io ero stanca, molto stanca di tutto questo.

Credevo che partendo per l'Afganistan avrei ritrovato il mio equilibrio e che comunque mi sarei lasciata alle spalle alcuni problemi, ma questi mi avevano seguita, con l'aggiunta di altri ancor più gravi.

"co-cosa?" gli occhi di Harry vacillarono e si distolsero dai miei "cosa ha detto precisamente?" si innervosì ed io rischiai quasi di mettermi a piangere per questa sua reazione, ma non avevo prove, dovevo fidarmi di lui.

"io..io non lo so, penso che qualcuno lo abbia picchiato per me, ha denunciato mio padre per diffamazione perchè in seguito a qualcosa che non ho ben capito è stato licenziato dall'ospedale dove lavoravo io prima" tentai di spiegare, ma la verità era che neppure io avevo ben capito cosa fosse successo.

"non che mi dispiaccia" sbottò, afferrando una sigaretta dalla tasca della sua divisa "per quello che ti ha fatto merita di peggio che qualche livido" digrignò fra i denti.

"questo non c'entra nulla ora, mio padre è stato denunciato ed io non so chi abbia fatto una cosa del genere a Mark e ..."

"cosa fai lo difendi pure ora?" urlò rosso in viso dalla rabbia "se lo meritava" ripetè.

"non lo sto difendendo, ma chiunque abbia fatto una cosa del genere ha sbagliato, non si risolve nulla con la violenza" i toni man mano diventarono più accesi, così come la mia paura di non conoscere affatto la persona che avevo dinanzi.

"perchè lui cosa ha fatto con te? ti ha quasi violentata ed io conosco un unico metodo per difendere chi amo"

"Ragazzi che succede? si sentono le vostre urla da dentro" Niall si avvicinò a noi, ma io ero troppo impegnata ad autodistruggermi per poterlo ascoltare.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora