Capitolo 82

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"Vuoi una coperta in più?"
"No grazie" risposi, portando la tazza calda di camomilla sotto il naso.
Come previsto ero influenzata, mi doleva tutto il corpo e non avevo smesso per un solo attimo di starnutire.
"Ma come ti sei ammalata?" Chiese mio padre, venendosi a sedere al mio fianco, sul divano.
Sembrava essere tornati indietro nel tempo, quando lui prendeva un giorno di ferie al lavoro solo per stare al mio fianco, questa cosa mi scaldò il cuore, era troppo tempo che non avevamo un attimo di pace tutto per noi, troppo tempo che avevamo trascurato il nostro rapporto così bello e solido.
"Mmm, non saprei, forse un po di freddo" la buttai li, nascondendo il viso nella tazza.
"Ho incontrato Harry stamattina" disse dopo qualche secondo di esitazione.
"Dove?" Mi allarmai, non volevo coinvolgerlo anche in questo, in realtà avevo deciso di lasciar fuori la mia famiglia in molte cose, con il sol scopo di proteggerli e nonostante mio padre non fosse affatto d'accordo, aveva comunque accettato la mia richiesta senza mai rinfacciarmelo.
"Qui, è passato chiedendo di te"
"Oh, capisco" risposi, portando lo sguardo al televisore, dove stavano dando un vecchio film degli anni sessanta.
"Avete litigato?"
"Ti ha detto qualcosa?"
"No Isa" sospirò "lui non mi ha detto nulla, ma gradirei che mia figlia si aprisse di più con me, un tempo per noi era naturale farlo" aggiunse con un pizzico di rammarico, forse malinconia.
"Si, abbiamo litigato" ammisi "Harry tende a scappare di fronte ai problemi, ai suoi problemi" chiarì "vorrei solo che mi rendesse più partecipe, tutto qui"
"Gliene hai parlato?"
"Si, ma è abbastanza recidivo nei suoi errori"
"È solo un ragazzo di vent'anni, dagli tempo... Insomma" prese un colpo di tosse "non lo conosco affatto e sarei davvero contento se una sera di queste cenasse con noi, ma da come ti guarda sono sicuro che a te tenga molto"
"Lo pensi davvero?" Mi interessava molto il suo pensiero, nonostante non glielo avessi mai chiesto e per quanto riguardava quella famosa cena, ero più che d'accordo, ma andava rimandata, prima dovevo far penare un po' quel riccio imbronciato.
"Si Isabelle, ho la sensazione che quel ragazzo morirebbe per te ed è una bella cosa" sorrise, scompigliandomi i capelli.
"S-si ecco, lui si prende cura di me" mormorai imbarazzata, non avevo mai avuto quel tipo di conversazione con mio padre prima d'ora.
"Beh per quanto sia difficile da accettarlo per me, sono felice che lui si prenda cura di te" ridacchiò.
"Grazie papà" dissi perché me lo sentivo.
"Per cosa?"
"Per tutto, abbiamo sbagliato entrambi, ma tu per me sei sempre stato un ottimo padre"
"Ma non per lui" mormorò pensieroso.
"Puoi sempre provarci"
"Mi odia Isabelle e non posso che dargli ragione, non ho fatto nulla per lui in tutti questi anni e me ne pento, ma non posso pretendere il suo perdono"
"Potresti provare a parlargli, a spiegargli le tue ragioni, sarebbe pur sempre un inizio"
"Ci proverò" sorrise "ma credo di aver bisogno del tuo aiuto stavolta"
"Io ci sono" posai una mano sulla sua spalla.
"Siamo sempre stati una bella squadra io e te" disse, accarezzandomi il viso.
Nei suoi occhi vedevo il mio riflesso ed era lì che sarei sempre voluta stare.
Un padre era il primo amore di una figlia, un eroe, l'uomo dal quale saresti sempre tornata, l'uomo che avresti voluto conoscere al posto di tua madre, l'uomo della tua vita, l'unico amore che non ti avrebbe mai tradita.
"Sempre, ti voglio bene papà"
"Anch'io bambina mia" rispose, posandomi un bacio sulla fronte "quell'aggeggio infernale sta suonando"
"Oh, è un messaggio" ridacchiai per il modo in cui aveva chiamato il mio telefono.
"Bene, vado a prepararmi un l'insalata" si alzò, avviandosi in cucina, ma prima di farlo mi urlò un e perdonalo Isa.
Sorrisi per il suo messaggio, ero ancora arrabbiata e ne sarebbe passato di tempo prima di perdonarlo, stavolta doveva imparare la lezione, ma rimasi piacevolmente colpita dalle parole che mi aveva scritto.
C'era comprensione e amore, tanto amore.
Interesse nel sapere come stessi, senza pretendere altre informazioni ed era questo quello che di cui avevo bisogno.
Quel giorno avevo ignorato le sue tante chiamate, ma non potevo ignorare anche questo messaggio così dolce, che mi trasmetteva tutto il suo appoggio, nonostante fossimo lontani.
Mi limitai a poche parole, ma a quel ti amo, non riuscì a non ricambiare.
Lo amavo anch'io, tanto, anzi da morire e dovevo dirglielo.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora