Capitolo 58

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Isabelle's pov
Tastai il materasso al mio fianco, ma era vuoto.
Un senso di angoscia si propagò in me, era ancora notte, ne ero certa.
Spalancai gli occhi, no non c'era.
Non poteva essersene andato, ma dovetti ricredermi, quando spostando lo sguardo alla mia destra, lo vidi seduto sulla sedia della mia scrivania, a capo chino, mentre in mano aveva.. No..non era possibile.
"Che stai facendo?" La mia voce uscì più allarmata di quanto volessi, non doveva leggerle, perché lo stava facendo? Come le aveva trovate?
Non mi rispose, continuò a tenere lo sguardo fisso, perso e vuoto su quei fogli, quei fogli che gli avrebbero detto tutto quello che io non ero stata capace di dirgli.
Scostai le coperte, ma rendendomi conto che fossi ancora nuda, afferrai la sua maglia, indossandola alla svelta, prima di avvicinarmi a lui, era come...paralizzato, senza parole.
"Harry" posai una mano sulla sua spalla e solo grazie alla luce della luna che filtrava dalla finestra, riuscì a capire che lui, che lui stava piangendo.
"Harry" il mio tono fu quasi una supplica, quando abbassandomi sulle ginocchia, cercai di sfilargli dalle mani quei maledetti fogli ma che lui teneva così stretti fra le dita, che per poco non si strappavano "non avresti dovuto leggerle" sussurrai, arrendendomi all'idea di poterle nascondere, non le mollava.
"Perché non avrei dovuto?" Il suo tono così basso, mi fece dubitare del fatto che avesse davvero parlato.
"Perché..perché non..non ne vale la pena, sono cose vecchie" avevo la gola secca, non sapevo neppure io cosa dire, avrei dovuto buttarle, incendiarle, tutto pur di non fargliele leggere.
"Ne vale la pena" il suo tono afflitto, stanco, colpevole, era proprio quello che volevo evitare, oramai avevo deciso di perdonarlo non aveva senso farlo star male per cose che avevo superato e che comunque io stessa volevo dimenticare.
"Davvero Harry puoi anche buttarle" tentai ancora di togliergliele dalle mani, non volevo che soffrire, non volevo che piangesse.
"Mi odio" fu la sua risposta, mentre si passò  nervosamente le mani sul viso.
Gliele afferrai fra le mie, cercando i suoi occhi.
"Per favore non facciamoci del male, quel periodo rappresenta il passato" sussurrai, ancora in ginocchio davanti a lui.
"Ti sei davvero sentita così" la sua non era una domanda, lui aveva capito come davvero mi fossi sentita per i suoi atteggiamenti, su quei fogli sfogavo tutto quello che non potevo urlare al mondo, un mondo che non mi avrebbe capito.
"Per favore.." Lo supplicai con lo sguardo di strappare quei fogli, ora come ora non aveva più senso, dovevamo solo avere la forza di lasciarci tutto alle spalle e ricominciare.
"Merito il tuo odio" disse, guardandomi finalmente, ma facendomi bloccare il respiro quando capì quanto fossero serie le sue parole, ne era convinto.
"No" mi alzai, sedendomi sulle sue gambe "tu meriti solo il mio amore, tanto amore ed io farò di tutto per cancellare.."
"Non spetta a te farlo" sorrise amaramente, avevo davanti un uomo distrutto ed io mi odiai profondamente.
"Lo faremo insieme" posai la testa sulla sua spalla e solo quando mi circondò con le sue braccia, tirai un sospiro di sollievo.
"Sapevo di averti fatto soffrire ma... Dio mi si è spezzato il cuore in due quando ho letto.."
"Lo so, mi dispiace, avrei dovuto buttarle Harry, non dovevi leggerle"
"Dovevo invece" sentenziò "ho bisogno di capire quanto ho sbagliato, per poter sistemare le cose per bene"
"Le cose vanno già bene" gli sorrisi e lui fece lo stesso "voglio stare con te Harry, tutti sbagliamo, siamo umani"
"No" mi spostò una ciocca di capelli dal viso "tu sei un angelo Isabelle, il mio angelo"
"Solo tuo"
"Solo mia" sussurrò, baciandomi.
****

Harry's pov
Mi ero rotto le palle di star a casa senza far nulla, mancavano ancora due settimane al mio rientro al lavoro, mi parve di impazzire.
Certo mi andava bene avere del tempo libero quando ero con Isabelle, ma nelle restanti ore della giornata, oltre ad allenarmi, non sapevo che cazzo fare e a me, non era mai piaciuto stare con le mani in mano, sopratutto quando la testa rischiava di scoppiarmi a causa dei troppi pensieri.
Quella mattina, avevo accompagnato Isabelle al lavoro e come al solito mi ero scontrato con quel pezzo di merda di Mark, che ogni volta faceva finta che io neppure esistessi, sorridendo solo alla mia ragazza, la cosa mi dava ai nervi, lo avrei ammazzato, lo avrei ammazzato ben volentieri per quello che aveva fatto alla mia bambolina.
Ero ancora scosso da quelle lettere e il sacco da box che continuava ad oscillare da una parte all'altra del mio garage, era la conferma della mia ira, della mia ira per me stesso.
Perché mi odiavo, io mi odiavo tanto.
Ogni singola parola era impressa nella mia mente, erano tante lettere, ma io le ricordavo tutte.
La cosa che mi squarciò il cuore in due fu una frase in particolare, una frase che lei ripeteva alla fine di ogni lettera.
Torta da me amore mio.
Ed io tornando indietro, avrei cambiato tante cose.
Ero felice di aver risolto quelli che erano i miei problemi interiori, ma per questo ne avevo causati altri alla persona più importante della mia vita.
Per quanto Isabelle lo ripetesse in continuazione che tutto andava bene, che mi aveva perdonato e che mi amava, io sapevo e quelle lettere ne erano la conferma, che dentro di lei qualcosa si era spezzato e quel qualcosa era la fiducia.
Non me lo aveva mai detto, ma in cuor mio sapevo che lei non si fidasse di me e come darle torto.
Le avevo mentito per ben due volte a distanza di pochi mesi su qualcosa di estremamente importante per me, per lei e per la nostra relazione, l'avevo distrutta e non solo emotivamente parlando.
Lei stava male anche fisicamente.
Avevo visto come si era agitata quella stessa mattina in cui mi aveva beccato con le sue lettere fra le mani, si era sentita abbandonata, sola in quel letto e non mi sarei meravigliato se le fosse venuto un attacco di panico, era tutta colpa mia, solo mia.
Alle volte pensavo che per lei sarebbe stato meglio non incontrarmi mai, ma in un modo o nell'altro sarebbe accaduto, noi eravamo destinati a stare insieme, noi eravamo nati per amarci ed io, io dovevo solo cercare di proteggerla dal mondo e forse anche da me stesso, dovevo amarla, come ogni donna meritava di essere amata.
Incondizionatamente, dandole tutto, anche quello che non avevo.
"Cazzo" digrignai fra i denti, quando un ennesimo pezzo di pelle prese a bruciare, avevo le mani rovinate, ma non per questo mi fermavo.
Continuai a colpire e colpire, fin quando non mi sentì osservato.
"Come cazzo sei entrato?"
"Buongiorno anche a te Harry" Liam, spinse la porta del mio garage entrando dentro, ma che poi chi diavolo lo aveva invitato?
"Che ci fai qui?" Chiesi, prendendo la mia maglia e passandomela  sulla fronte impilata di sudore.
"Avevo un giorno di riposo e così mi sono detto: perché non andare a trovare mio cognato?"
"Beato te che non hai un cazzo da fare" sbottai, sedendomi su una cassa di birre che avevo per le emergenze.
"Non mi pare che tu sia molto più impegnato di me al momento" diede un pugno al sacco, non smuovendolo di mezzo millimetro.
"Perché sei qui? Vai al sodo" era inutile girarci in torno, sapevo che volesse qualcosa in particolare.
"Come vanno le cose con mia sorella?" Anche lui fu abbastanza diretto.
"Bene, ma perché dovrei raccontarlo a te?"
"Perché è mia sorella" evidenziò l'ovvio.
"Ma è la mia donna, quindi non rompere" chiarì, ci mancava solo che si mettesse a fare la parte del fratello geloso, l'avrei sul serio preso a pugni oltre che avere un motivo in più per non sopportarlo.
"È buffo sai" ridacchiò, ma io non ci vidi affatto un tono divertito "è la tua donna quando ti fa più comodo o lo era anche nei mesi in cui sei sparito?"
"Ascoltami bene" la mia pazienza aveva un limite e mi andava bene che fosse Isabelle a rinfacciarmelo a vita, ma non lui "io ed Isabelle abbiamo già parlato, abbiamo già chiarito, quindi non vedo perché tu debba mettere ancora bocca su questa storia"
"Voglio capire le tue intenzioni"
"Prego?" Inarcai un sopracciglio, stappandomi una bottiglia di birra, dovevo calmarmi.
"Non voglio rivedere mia sorella in quelle condizioni"
"Non rivedrai Isabelle in quel modo, me ne prenderò cura" quasi ringhiai, sapevo bene come trattare la mia donna, non avevo di certo bisogno che me lo spiegasse lui.
"Beh lo spero per te Harry" fece per andarsene.
"Mi stai per caso minacciando di qualcosa?" Mi alzai ma restando al mio posto, era pur sempre suo fratello, altrimenti lo avrei già appeso al posto del sacco.
"Si Harry, falla soffrire ancora e scordati che ti dia una mano per rivederla" non lo avevo neppure ringraziato per quello.
"Lo capirei" borbottai, serrando la mascella "ma non ricapiterà, hai la mia parola"
"Bene" disse, guardandomi un'ultima volta prima di andarsene.
"Grazie" mormorai io, consapevole che non lo avrebbe mai sentito.

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