Capitolo 39

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Il trascorrere del tempo, era diventato una vera e propria tortura per me.

I giorni trascorrevano lenti, sembravano interminabili e questo non faceva altro che aggiungere altra benzina sul fuoco.

I dubbi aumentavano, le stranezze altrettanto, ma non potevo dire lo stesso delle chiamate da parte di mio padre, che diminuivano di giorno in giorno.

Alle volte, non sapevamo neppure cosa dirci, ci limitavamo a fingere che tutto andasse bene, quell'argomento era stato archiviato almeno per il momento, ma lui, non sapeva che io fossi ancora alla ricerca della verità e che mai avrei aspettato altri due mesi per scoprirla.

La mia curiosità, in quei giorni, mi spinse a fare cose di cui mai avrei immaginato di esserne capace, tuttavia, preferì non raccontare a nessuno quello che stava frullando nella mia testa, neppure ad Harry che sicuramente avrebbe dato di matto, venendo a sapere chi fosse il soggetto delle mie notti insonni.

Perchè purtroppo, da quando avevo notato quella voglia sul collo di Liam, io non riuscivo più a dormire tranquillamente, senza che il mio sonno fosse disturbato da incubi strani, a volte inquietanti.

Harry, durante le notti che passavamo insieme, cominciava a stranirsi del fatto, che d'improvviso prendessi ad urlare, per non parlare di Fiamma, che puntualmente lamentava il fatto che la disturbassi.

Mi sentivo strana, come se fossi vicina alla realtà, ma lontana allo stesso tempo.

Pensai addirittura di parlarne con Liam, chiedergli qualcosa in più sulla sua famiglia adottiva, ma poi pensai che sarei risultata indelicata, oltre che pazza ai suoi occhi.

Mi trovavo in un limbo, nel quale, non sapevo più riconoscere quale fosse la strada giusta da prendere, non sapevo se fosse il caso di aspettare e fidarmi della mia famiglia, o agire da sola, consapevole di non ricevere in cambio ulteriori menzogne.

Una mattina, mi intrufolai addirittura nell'ufficio di Smith, lì avrei trovato il documento ufficiale del soldato Liam Payne, avrei trovato qualsiasi informazione utile sulla sua vita, fra cui, luogo di nascita e più precisamente l'ospedale in cui era nato, ma purtroppo, quel giorno, la fortuna non fu dalla mia parte e riuscì, appena in tempo, a scappare da quell'ufficio, prima dell'arrivo di Smith, ma ci avrei riprovato, un giorno o l'altro l'avrei fatto.

****

"Grazie"

Afferrai un croissant dalle mani del ragazzo della Bouvette, portandolo alle mie labbra, con la lentezza di un bradipo, ero stanca e la voglia di mangiare era pari a zero, ma avrei dovuto farlo, mi aspettava un'intensa mattinata fuori città, dovevo essere in forze.

Sbadigliai sonoramente, quando due forti braccia, che conoscevo fin troppo bene, mi cinsero da dietro, posandosi sui miei fianchi.

"buongiorno dormigliona" sorrisi, quando posò un bacio sulla mia guancia, ma io volevo molto di più, lui mi dava forza, mi dava la carica necessaria per andare avanti.

"mmm, buongiorno" portai il collo all'indietro sulla sua spalla, godendo delle carezze che prese a lasciare sul mio corpo, se c'era una cosa, che in quei giorni non era cambiata, era sicuramente la passione e la voglia che avevamo l'uno dell'altra.

"come stai?"

Era più di una settimana che mi ripeteva quella domanda ogni mattina, ultimamente non riuscivamo a dormire spesso insieme, Smith, gli aveva addirittura messo dei turni notturni, che combaciavano spesso, con quell'unico giorno in cui potevo dormire nella mia vecchia camera.

"bene" mentì, in realtà credevo di avere i decimi di febbre, ma ammetterlo implicava una litigata mattutina con lui, in cui mi obbligava a restarmene a letto, invece che andare a lavoro.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora