Capitolo 55

12K 343 48
                                    

Tutto questo non andava affatto bene.
Il modo in cui quei due presero a guardarsi non andava affatto bene e l'ultima cosa che volevo, era proprio lo scoppio di una rissa sul mio posto di lavoro.
"Ma davvero?" Ridacchiò Mark, passandosi una mano fra i capelli.
Uno dei suoi tanti difetti, era proprio quello di non capire quando era il caso di evitare, anzi ci godeva a complicare le situazioni, aveva sempre fatto così anche con me "e dimmi, da quanto sei tornato?" Lo provocò.
"Non sono cazzi tuoi e comunque davvero, ti spacco la faccia in mezzo secondo" replicò Harry, rafforzando la presa sulla mia vita, fumava rabbia da tutti i pori, sapevo quanto potesse essere irascibile, su quello non era affatto cambiato.
"Harry per favore" sussurrai, stringendomi a lui e a questo mio gesto, i suoi occhi si illuminarono, avevo sempre trovato rifugio fra le sue braccia e per quanto, al momento, odiassi ammetterlo a me stessa, stavo bene, stavo tremendamente bene al suo fianco.
"È per lui che mi hai rifiutato?" Continuò Mark "stavi davvero aspettando questo soggetto? Pensavo avessi gusti, come dire, diversi" sorrise in modo beffardo, facendo innervosire anche me.
"Hai ragione, i miei gusti sono decisamente migliorati" sbottai, guadandolo in cagnesco.
"Ti conviene sparire se non vuoi problemi" intervenne Harry, cercando di spostarmi dietro le sue spalle, ma ero ancora in grado di fronteggiare quell'idiota.
"Si dà il caso che io lavori qui, quindi..." Scrollò le spalle "è inevitabile frequentarci" ammiccò nella mia direzione.
"Allora sarà inevitabile che io ti ammazzi" ripose Harry, digrignando fra i denti e dentro me, sapevo che ne sarebbe stato capace.
"Isabelle cara, spiega al tuo amichetto che qui non funziona come nelle vostre missioni"
"Sei proprio un'idiota" sbuffai una risata "devi lasciarmi in pace"
"Ti ha fatto qualcosa?" Harry si girò nella mia direzione, guardandomi preoccupato ed incazzato allo stesso tempo, avrei voluto dirgli e ora me lo chiedi? Ma forse non era il caso di dare spettacolo di fronte al mio ex che sicuramente avrebbe gioito dei nostri problemi, quindi mi limitai ad una risposta generica.
"Non in quel senso, ma mi infastidiva spesso" mormorai, mentre lui mi fissava con una tale intensità, che l'avrei baciato ben volentieri.
"Ma per favore" Mark avanzò di un passo, mossa sbagliata, data l'espressione che assunse Harry "l'ho semplicemente corteggiata e ricoperta di attenzioni, qualcuno doveva pur dargliele" ed a quel punto fu troppo tardi per ripensamenti.
Il pugno di Harry si schiantò sul viso di Mark e per quanto volessi evitare questa cosa, in parte se l'era cercata.
"Isabelle é mia" ringhió Harry, afferrando Mark per il colletto del camice "non voglio mai più vederti vicino a lei, ti é chiaro?"
"Harry lascia perdere" cercai di tirarlo per le spalle, ma era fermo ed irremovibile.
"Non molto" ridacchiò istericamente Mark, leccando il sangue che gli colava dalle labbra, era un pazzo e in quel momento anche Harry se ne era accorto.
"Allora dovrò spiegartelo meglio" lo sbattè forte contro il muro.
"Che succede qui?"
"Dio Margaret aiutami, così lo ammazza" urlai con le lacrime agli occhi, quella situazione mi piaceva sempre meno.
Mark era stato insistente in quei mesi, ma non mi aveva mai fatto così paura come in quel momento, nei suoi occhi vedevo le peggio intenzioni ed io avevo paura, ora avevo paura.
"Ragazzi fermatevi, siete in un ospedale" urló Margaret cercando di separare Harry e ci riuscì ma solo perché lui volle farlo, quando guardandomi, notò le mie condizioni.
Lo lasciò andare, non prima di un ultimo avvertimento.
"Prova solo a sfiorarla e considerati un uomo morto"
In tutta risposta, Mark sorrise di nuovo prima di andarsene dalla parte opposta da cui era arrivato.
"E tu chi sei?" Chiese Margaret.
"Sono Harry" allungò la mano e a quel nome Margaret spalancò gli occhi per poi sorridere ampiamente.
"Oh finalmente ci incontriamo, sono Margaret la.. Un'amica di Isabelle, mi ha parlato molto di te" ecco volevo sprofondare di nuovo.
"Spero solo cose belle" ripose Harry guardandomi.
"Beh" ridacchiò nervosa Margaret, il fascino di quel riccio colpiva a prescindere dalla propria età "più o meno"
"Dovrò farle cambiare idea allora" continuò lui, senza smettere di guardarmi e a quel punto non capì più a cosa fossero dovute le mie lacrime.
"Direi di si, ma comunque io ora vado, vi lascio soli, ho molto lavoro arretrato" indietreggiò, facendomi un occhiolino, prima di sparire nel suo ufficio.
"E quindi questo è il tuo regno?" Indicò con un cenno della testa il mio ufficio ancora aperto, non ci stavo capendo nulla.
"Ehm si, vi-vieni" balbettai, passandogli accanto a viso basso, potevo arrossire anche in una situazione simile?
Con lui si.
"Che stavi facendo?" Mi chiese vedendo una sedia sotto il climatizzatore.
"Ecco.. é rotto e non so come aggiustarlo" mi passai una mano fra i capelli dal nervoso, prima o poi sarei diventa calva per il numero di volte in cui lo facevo da quando era tornato.
"Posso?" Mi guardò, con quel suo solito sguardo strappa mutande, era un bastardo, punto.
"Si, se ti riesce" scrollai le spalle, andandomi a sedere sulla mia sedia.
Lo vidi armeggiare con dei bottoni per qualche minuto per poi girarsi nella mia direzione.
"Era spento"
"Cosa?"
"Non avevi premuto un bottone, di solito é azionato dall'esterno?"
"Credo di sì, insomma..lo trovo sempre acceso" borbottai.
"Problema risolto" sorrise, pulendosi le mani sui pantaloni e che pantaloni, quel ragazzo sprigionava sesso da ogni parte o forse ero io che ero in astinenza da lui da troppo tempo ormai.
"Grazie" mormorai, prendendo a scarabocchiare su un vecchio foglio "come mai sei qui?" Chiesi, mantenendo lo sguardo basso.
"Per te" rispose con voce suadente, c'era da ammetterlo, ci sapeva fare "ma prima ho bisogno che tu mi spiega una cosa?" Il suo tono su fece subito più agitato e d'istinto alzai lo sguardo, trovandolo seduto di fronte a me.
"Dimmi" sussurrai, torturandomi le mani fra loro.
"Cosa vuol dire che ti ha corteggiata?" Fece una smorfia alquanto disgustata nel pronunciare quell'ultima parola ed avrei quasi riso se non si fosse trattato di Mark.
"Oh ecco...mi tartassava di telefonate, messaggi e ho perso il numero delle volte in cui mi mandava fuori per chiedermi di uscire" spigai, agitando le mani.
"Che cosa?" Urló, alzandosi di scatto, ero sicura che fra non molto sarebbe andato a cercarlo.
"Gli ho detto più volte che volevo essere lasciata in pace, ma come hai notato non si arrende facilmente" aggiunsi.
"Gli conviene lasciarti stare invece, sono tornato e ho tutte le intenzioni di.."
"Sembra un titolo di un film" ridacchiai come una pazza, sotto il suo sguardo confuso "Harry is back"
"Non sei simpatica" replicò, ma notai che stesse cercando di trattenersi dal ridere "ma sono felice di vederti sorride di nuovo" aggiunse, bloccandomi il respiro.
"C'è differenza tra sorridere e ridere" precisai indispettita, se pensava davvero di risolvere le cose come due vecchi amici al bar, si sbagliava di grosso.
"Riuscirò anche in quello" replicò deciso, il suo ego smisurato soffriva di claustrofobia in quella stanza.
"Sei troppo sicuro di te" asserì, guardandolo di sottecchi "non sono così scontata"
"Non ho mai detto che tu lo sia, ma sono molto sicuro dell'amore che provo per te"
Bene, Harry 1 Isabelle 0.
"Hai ingoiato un intero libro di frasi sdolcinate a colazione?"
"E tu un litro di succo al limone? Sei così acida" alzó un angolo della bocca, si stava senza dubbio divertendo, fin troppo.
"Odio il sacco a limone" arricciai il naso.
"Io odio le frasi sdolcinate" replicò, scrollando le spalle per poi tornare a sedersi.
"Bene, ora vuoi dirmi il reale motivo per cui sei qui? In teoria starei lavorando"
"Chi vuoi che venga il giorno dopo Natale, staranno ancora mangiando gli avanzi" disse allungando le sue gambe sotto la scrivania, fino a sfiorare le mie.
"Quindi?" Cercai di mantenere un tono calmo e non prenderlo a schiaffi seduta stante.
"Hai aperto il mio regalo?" Chiese, congelandomi sul posto, era un argomento che non ero ancora pronta ad affrontare.
"Ecco.."
"L'hai aperto" disse deciso, catturando i miei piedi fra le sue gambe.
"Ma che fai?" Cercai di divincolarmi, senza grandi successi "e comunque no, non l'ho aperto"
"Bugiarda" sorrise, stringendo la presa sui miei polpacci "sei una grande bugiarda, peccato che non sei molto brava in questo però"
"Tu invece si, tu sei molto bravo a mentire" sbottai, riuscendo a liberarmi.
"Dobbiamo parlare" disse, tornando serio.
"Sto lavorando, rispetta questa cosa, io lo faccio con te" mi alzai, pronta a cacciarlo fuori.
Si alzò a sua volta, raggiungendomi vicino la porta.
"Ti ho sempre rispettata" sussurrò, sfiorandomi i fianchi in un gesto che a me non parve affatto causale "esci con me questa sera"
"Che?" Inarcai un sopracciglio.
"Voglio uscire con te questa sera" ripetè.
"Beh io no, quindi ciao" lo spinsi fuori dalla porta.
"Fatti trovare pronta per le otto" sorrise, mantenendosi ai due lati della porta, mentre io continuavo a spingerlo fuori, cosa abbastanza difficile fra l'altro.
"Ho detto di no"
"A dopo piccola" afferrò il mio viso fra le sue mani, dandomi un bacio a stampo, prima di scappare via.
"Grrrr stronzo" urlai, tutto questo con enorme sorriso ebete stampato in faccia.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora