Capitolo 73

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Sembrava di essere tornati indietro di un anno, una scena simile, forse la stessa....l'avevo già vissuta.
"Harry non fare il loro gioco" lo trattenni da un braccio, quando capì che stesse per andare a prendere a pugni anche Mark, sapevo che dietro il gesto di suo fratello, ci fosse lui, ma in quel modo, non avremmo risolto nulla, anzi avremmo solo peggiorato la situazione.
"Non sono disposto a sopportare quella faccia di culo del suo avvocato"
"È un bastardo" digrignai fra i denti, guardandolo in cagnesco e dal modo in cui ricambiò, era chiaro che si ricordasse di me "fá fare a me" dissi, trascinandolo verso quei due, che parlottavano fra di loro.
"Isabelle" disse Mark, con espressione afflitta "sono mortificato per il gesto di mio fratello, ma forse tu..."
"Non provare neppure a parlare" gli puntai un dito contro "stavolta non mi farete passare per la puttana di turno e lei caro avvocato, si levi quell'espressione soddisfatta dalla faccia, perché stavolta la pagherete tutti per quello che ho dovuto subire" sentì la mano di Harry, stringere la mia, era soddisfatto delle mie parole, ma il merito era anche suo, era in grado di darmi una forza che non pensavo neppure di avere.
"Signorina Wood, speravo di non rincontrarla più"
"Lo speravo anch'io, ma lei difende le persone sbagliate" replicai, guardandolo con disprezzo.
Potevo capire il loro lavoro, in fondo erano pagati per questo, ma non potevo negare quanta poca stima provassi per quell'uomo come persona, a prescindere dal suo mestiere.
"Faccio solo il mio lavoro" scrollò le spalle "e credo di farlo anche abbastanza bene"
"Stavolta non sarà così" Harry prese parola "il suo cliente ha tentato di molestarla" serrò la mascella, facendo un passo avanti.
"Questo è da dimostrare"
"Posso testimoniarlo" rispose beffardo il mio ragazzo "stavolta dovrà pensare ad una strategia diversa, anche se mi auguro che questi due bastardi marciscano in galera"
"Attento a come parli Styles, io sono stato scagionato"
"Hai un bel coraggio Mark a parlarne ancora" sbottai "io e te sappiamo bene come sono andate le cose" aggiunsi, iniziando ad agitarmi troppo.
Non dovevo ricordare.
"Isabelle non parliamo di cose inesistenti" sbuffó.
"Piccola andiamo, prima che lo ammazzo" bisbigliò Harry nel mio orecchio e sapevo che fosse meglio far così, l'avrebbe fatto davvero e dalla sua espressione furente, capì che non era disposto ad ascoltare altro.
"Vedremo Mark, vedremo" dissi, prima di allontanarci da loro.

"Spero che mi credano" era quasi un'ora che aspettavano di essere convocati per sporgere denuncia, ero stanca, la notte ero riuscita a dormire davvero poco, mi svegliavo in continuazione e subito Harry mi cullava fra le sue braccia, speravo solo che quel periodo, fatto di incubi ed insonnia costante, non stesse per ritornare.
"Devono crederti, ho visto anch'io come quella merda ti stava addosso e poi quei...quei segni che hai sul collo, sono una prova più che evidente" sospirò, scuotendo il capo, anche lui era molto stanco, non trovavamo un solo attimo di pace.
"Vorrei solo che tutto questo finisse il prima possibile"
"Lo so piccola, vedrai che sarà fatta giustizia" ma avevo la sensazione che neppure lui ci credesse più di tanto, il mondo era fin troppo corrotto e Mark, aveva conoscenze troppo importanti per finire dietro le sbarre con suo fratello.

Dopo qualche minuto, un agente, venne finalmente a chiamarci e tutta la sicurezza che mi ero ripromessa di mantenere, sembrava si stesse per sgretolare fra le mie mani.
"Buongiorno" dissi, sedendomi al fianco di Harry, nel mentre un altro agente iniziava ad annotare le mie generalità.
"Lei è la ragazza aggredita al Royal la scorsa notte?"
"S-si esatto" balbettai, stringendo forte la mano di Harry nella mia.
"Può spiegarci la dinamica dei fatti?"
"Certo..ecco, a metà serata sono andata al bagno, non appena sono entrata lui era già lì"
"Per lui intende il signor Robert Brown?"
"Si"
"Che sarebbe un collega del nostro testimone?" Pose questa domanda ad Harry che si limitò ad unire "prego continui"
"Ho usufruito del bagno e quando sono uscita, Robert era ancora davanti il lavabo, mi ha chiesto quale fosse il mio nome, gli ho risposto e poi mi sono avviata alla porta ma...ma lui mi ha sbarrato il passaggio, iniziando a parlare di suo fratello Mark, che in passato mi ha quasi violentata..."
"Quel caso è stato archiviato" rispose di getto, sentì la mascella di Harry scattare, ma non fece nulla, anche se io stavo pensando probabilmente, quello che stava pensando anche lui.
"Lo so, ma non è la verità, Mark Brown ha avuto un buon avvocato" scrollai le spalle "comunque suo fratello mi è praticamente saltato addosso, mettendomi le mani alla gola e ..."
"C'è qualcuno che può dimostralo?"
"Questi le bastano" urló Harry, mostrandogli i miei graffi "e poi ho già detto che posso testimoniare quello che la signorina Wood ha subito, ho visto come la teneva contro quel muro" sbattè il pugno sulla scrivania.
"Signore si calmi"
"Non posso calmarmi, state cercando in tutti i modi di screditarla, di far passare lei per la colpevole come già è avvenuto in passato, vergognatevi" sbottò.
"Stiamo solo cercando di capire..."
"Cose c'è da capire? È stata quasi violentata per la seconda volta da una persona che porta lo stesso cognome del primo che invece c'è riuscito"
"Per ora posso solo accettare la sua denuncia, proseguiremo con le indagini"
"Voglio che riapriate il caso Mark Brown" disse Harry.
"Signore, ma non è possibile, è stato dichiarato innocente"
"Non me ne fotte un cazzo" urló ancora, facendo sobbalzare tutti li dentro, meno che me "dovete sbatterlo dentro se non volete arrestare me per averlo ucciso"
"Io..io la capisco, forse è il caso che chiami un avvocato d'ufficio per voi"
"Oh no" ridacchiò amaramente "chiamerò il mio di avvocato, andiamo piccola, stiamo solo perdendo tempo qui"
Sbattè la porta con forza alle nostre spalle e contemporaneamente, vedemmo uscire Mark, Robert e il loro avvocato da una stanza.
"Avrà ottenuto i domiciliari" sussurrai, guardano quella scena con terrore.
"Pagherà anche per questo" disse Harry, avvolgendomi con il suo braccio prima di uscire da quel mondo completamente corrotto.
Non ero a favore sul farsi giustizia da soli, ma quando questi erano gli aiuti che fingevano di darti, non avevi scelta.
****
Ero tornata a casa e per una volta sentivo di appartenere a questo posto, era passata una settimana da quella notte, Harry era dovuto tornare a lavoro, io no.
Non ci riuscivo.
Mentivo a Margaret e alla mia famiglia, non mi sentivo ancora pronta per raccontare tutto a tutti, ma prima o poi avrei dovuto farlo.
Quello stesso pomeriggio Liam sarebbe venuto a prendermi per andare a trovare nostra madre, infondo non l'aveva presa così male, stavamo pur sempre parlando di Margaret ed una madre migliore di lei, non l'avrei mai potuta desiderare.
"Isabelle" trattenni il respiro, quando uscendo dal bagno, mi trovai mio padre lì fuori ad aspettarmi, erano giorni che tentava di parlarmi, ma io riuscivo sempre a rimandare.
"Non ora papà, devo andare" lo sorpassai, ma le sue parole mi fecero bloccare sul posto.
"Centri qualcosa con la sospensione di Mark Brown?"
"Cosa? N-no, perché dovrei..."
"Isabelle per favore" sospirò "c'è un pensiero che vortica la mia testa da un po e vorrei solo che tu lo smentissi, dicendomi la verità e poi perché non stai venendo a lavoro?"
"Non mi sento molto bene"
"E?"
"Nulla papà, nulla di cui tu debba preoccuparti"
"Isabelle non sono uno stupido, ho capito che è successo qualcosa con il tuo ex fidanzato, te ne prego, parla con me, cerchiamo di.."
"Cosa? Di ricucire i rapporti? Non ci riesco, dammi tempo"
"Certo io...io rispetto questa tua decisione, ma..."
"Appunto, rispettala" replicai, chiudendomi nella mia stanza.
Non ero ancora pronta a dar via ad una vera e propria tragedia, sapevo che non appena mio padre fosse venuto a conoscenza di quello che Mark mi aveva fatto in passato e di quello che suo fratello aveva tentato di fare poche sere fa, avrebbe rivoluzionato l'intera Boston per ottenere giustizia e probabilmente si sarebbe messo in qualche guaio, come purtroppo stava facendo anche Harry.
Per quanto lui mi ripetesse di star tranquilla, che avrebbe ingaggiato un ottimo avvocato e cose simili, sapevo che sotto ci fosse qualcosa di non troppo legale, che riguardava quelle che lui definiva, sue conoscenze.
Mi vestì con le prime cose che mi capitarono a tiro, avrei raccontato tutta la verità a mia madre, a Margaret.
Con Rosaly, la cose andavano bene, cercavamo di trascorrere qualche ora alla sera insieme, sotto lo sguardo sgomentato ma felice di mio padre, si era rivelata l'opposto di quello che mi aveva fatto credere per una vita intera, mi aveva parlato del suo più grande amore, di cui non aveva più notizie da tempo, temeva che l'avessero arrestato o peggio ancora che fosse morto.
Dopo il suo abbandono, quel ragazzo, ormai uomo, non era mai riuscito ad uscire da un mondo come quello, non ne ebbe le forze e la delusione fu tanta.
Ancora oggi Rosaly si sentiva in colpa per non avergli dato un minimo di spiegazione, ma sapeva che, in caso contrario, quel ragazzo avrebbe combinato qualche guaio pur di riprendersela.
Volevo proteggerlo disse.

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