Capitolo 21

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Stava scherzando?
Non poteva davvero essere serio, non poteva essere tanto stronzo, da avere il coraggio di mandare un tale messaggio.
Capirò se non ti presenterai.
No, lui non capiva.
Non poteva affatto capire come mi fossi sentita, dopo che mi aveva vomitato addosso tali cattiverie, non quando queste provenivano da lui, lui che man mano era riuscito ad entrarmi sotto la pelle e che difficilmente sarei stata in grado di togliere da lì.
Gettai il telefono alla rinfusa sul mio materasso, la prima idea era quella di ignorarlo e ovviamente dargli buca, ma quando mi fermai a pensare e a ricordare, tutta quella fermezza vacillò e non sapevo davvero più cosa fare e cosa pensare.
Pensai addirittura che volesse chiedermi scusa, ma risi di me stessa per quanto potessi essere ingenua nei suoi riguardi.
Non lo avrebbe mai fatto, era arrabbiato e quando lo si era, si diceva sempre la verità o almeno io così la pensavo.
Continuai a rigirarmi fra le coperte, era quasi ora di cena, ma la fame era l'ultimo dei miei problemi, quando in un'ora avrei dovuto prendere una decisione importante, che forse poteva mettere fine a tutto o dare vita ad un nuovo inizio.
Ero curiosa, lo ero davvero tanto, morivo dalla voglia di sapere cosa volesse dirmi e di scoprire cosa in precedenza aveva organizzato per me quella sera, ma non ero neppure sicura che ci sarebbe stato spazio e modo di occuparsene.
I problemi erano altri e a prescindere dall'esito della serata, se mai ci fossi andata, gli avrei chiarito alcune cose, tra cui quello di dover tenere i toni alti con qualcun altro, non gli avrei mai più permesso di trattarmi in quel modo.
D'impatto, la mia unica reazione non poteva essere altro che scappare in lacrime, ma solo perché a differenza sua, io avevo un cuore e delle emozioni.
Ma con più lucidità, non sarebbe finita così, ne ero sicura.
Decisi alla fine di accettare, avevo sempre preferito affrontare qualsiasi cosa, senza mai tirarmi indietro e non lo avrei fatto di certo per il primo soldatino di turno, non mi conosceva, non sapeva quanto potessi essere stronza se solo lo volevo.
La vita mi aveva resa dura, la gente mi aveva resa così e forse, dovevo addirittura ringraziarle.
Mi alzai di scatto, pronta ad affrontare la verità, nella speranza che questa fosse arrivata.
Dovevo mettere da parte i sentimenti e andare da lui, come se non ne fossi coinvolta, solo così avrei evitato di ricadere nella sua trappola.
Non cenai, approfittando del tempo che mi rimaneva per fare una doccia ed indossare una tuta.
Lasciai i capelli semi umidi, quando notai che fossero le nove passate, ma aspettare un po, non gli avrebbe fatto male, così a passo davvero lento, mi avviai verso l'uscita dei bagni per raggiungere il lungo del nostro incontro.
Scalciai dei sassolini che mi accompagnarono per tutto il tragitto, lasciandomi trasportare dai ricordi, dal nostro primo bacio, dalle nostre risate, dalla prima volta che dormimmo insieme all'ultima, ma ricacciai tutto indietro, in un angolo nascosto del mio cuore, quando lo vidi in piedi contro quell'albero, intento a fumarsi una sigaretta.
I suoi occhi si alzarono sulla mia figura, quando i miei piedi premettero contro delle foglie secche, sparse per il prato.
Ne era stupito, anche se non lo dava a vedere.
Mi avvicinai a passo incerto, rimanendo però ad una certa distanza.
"Dimmi" partì in quarta, evitando le solite formalità che al momento non servivano.
Lo vidi prendere un profondo respiro, probabilmente non era abituato a tali modi da parte mia, ma era meglio che se ne facesse una ragione.
"Sei venuta" constatò, staccandosi da quell'albero, per poi passarsi le mani fra i capelli.
"Già" mormorai a bassa voce.
Iniziò a parlare, ma era come se in qualche modo fingesse di non avere me di fronte, guardava da tutt'altra parte, solo alcune volte il suo sguardo si posò su di me, durante il suo lungo monologo.
"Sono consapevole di aver esagerato prima, non dovevo alzare la voce con te in quel modo" si schiarì la voce prima di continuare "ma non sopporto davvero le prese in giro" cercai di trattenermi, volendo vedere fin dove arrivasse con le parole "e nonostante fra noi due non ci sia nulla, non sopporto che tu mi rinfacci quello che vuole Liam e come cerca di ottenerlo, odio i paragoni" aggiunse, prendendo a giocherellare con l'accendino che aveva fra le mani.
Mi sembrava che stesse recitando un copione, qualcosa di già scritto e che lui ora stava riproducendo alla grande.
"Forse ho dato troppe cose per scontato, abbiamo corso troppo, non sapendo neppure chi avessimo di fronte e me ne assumo le colpe..." Per quanto mi imposi di essere fredda e lucida, qualcosa stava cambiando, quella mascara che avevo indossato prima di arrivare da lui, stava per cadere, ma avrei fatto di tutto per reggerla.
"Cosa vuol dire questo?" Il mio tono era stranamente pacato, ma forse perché non avevo neppure più la forza di gridare.
"Ti reputo una bella persona" mi guardò e forse le sue parole erano anche sincere "su questo non ho dubbi e in un'altra occasione le cose sarebbero state sicuramente più semplici, ma non qui, credo che sia meglio...credo che sia meglio" il suo sguardo si spostò ancora, stavolta alle mie spalle "credo che sia meglio, non andare oltre, porci dei limiti e se posso dirla tutta" la sua mascella si tese "credo che tu meriti qualcuno che ti voglia davvero" e il mondo mi cadde addosso.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora