Capitolo 8

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"Ne manca uno"
Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, ma stranamente non ero stanca.
Seppur fossi rimasta a letto, la situazione non sarebbe cambiata di molto.
Se solo avessi fatto il madornale errore di rilassarmi e chiudere gli occhi, tutto sarebbe riaffiorato alla mia mente, tutto, ogni singola parola, ogni singolo sguardo e preferivo di gran lunga leggere qualche storia d'amore, dove tutto sembrava così semplice e bello, che confrontarmi con la mia realtà, fatta di insulti, offese e quant'altro.
Lo odiavo, cominciai davvero ad odiarlo con tutta me stessa e se quella sfida di dimostrargli qualcosa, era nata come un gioco, si era trasformata in altro, in qualcosa di molto più forte e serio.
Avrei davvero messo a tacere quella boccaccia che si ritrovava, poteva essere tanto bella, quanto cattiva, ma io sapevo esserlo ancora di più, illusione?
Probabile.
Era vero quando diceva che risultavo poco credibile nei miei tentativi di apparire una tosta, una dura, ma era altrettanto vero che la mia determinazione era alle stelle, quella non mi era mai mancata.
Forse non sarei mai stata forte come volevo apparire, dentro me sapevo di essere fragile, molto fragile, ma ci avrei provato, avrei provato con tutte le mie forze ad innalzare quello stesso muro che lui usava nei miei riguardi.
C'era altro, non era solo un concentrato di stronzaggine pura quel ragazzo e avrei davvero voluto conoscerlo  per quello che era, ma arrivava un punto, in cui capivi che nulla sarebbe servito.
E io, non ero nessuna per lui, da poter continuare ad insistere in quel modo.
"Arrivo" urlai in risposta a Micol, già posizionato sul carro militare.
Afferrai l'ultimo scatolone dal magazzino, quando una mano, mi tappo la bocca, trascinandomi all'indietro.
Cercai di divincolarmi dal mio assalitore, stavo realmente per avere un attacco di panico, avevo paura, ma questa si trasformò in altro, quando capì di chi si trattasse.
Le mie spalle, toccarono il muro e solo quando gli calpestai un piede col mio, si decise a togliere quella dannata mano dalla mia bocca.
"Sei forse impazzito?" Urlai, spingendolo dal petto, non muovendolo però di mezzo millimetro.
"Dannazione non urlare" bisbigliò, trucidandomi con lo sguardo.
"Che vuoi Harry?" Andai dritta al sodo, gli altri mi stavano aspettando e sinceramente la presenza di Smith nei paraggi, mi rendeva nervosa.
"Nulla" sbuffó, distogliendo lo sguardo.
"Nulla?" Mi accigliai, inclinando la testa di lato, con fare confuso "perché allora mi hai ferma..."
"Volevo vederti ok?" Fu lui stavolta a gridare, lasciandomi di stucco.
"Oh" fu tutto quello che riuscì a dire d'impatto, dandomi della stupida per i discorsi che fino a poco fa feci a me stessa.

Odiarlo?
Missione fallita!

"E...e, insomma perché volevi vedermi?" Bisbigliai, pregando di non iniziare ad arrossire come una scolaretta alla prima cotta.
"Mi andava" scrollò le spalle con fare disinteressato, riportando poi lo sguardo su di me.
"Perché vorresti vedere una complessata come me?" Sbroccai, era sempre così vago nel dare delle spiegazioni.
"Non ho mai detto questo" si accigliò, posando una mano sul muro alle mie spalle, all'altezza della mia testa, ero in gabbia, ma mi sentivo così libera.
"Sono sicura che lo pensi"ammisi, sostenendo i suoi occhi indagatori.
"Problema tuo" alzó un angolo della bocca, facendo un mezzo sorriso e tutto ciò lo rendeva ancor più sexy ai miei occhi.
"Appunto, addio" sbuffai, cercando di andarmene, ma ancora una volta la sua mano si fermò sul mio fianco, riportandomi su quella dannata parete "Harry mi stanno aspettando" esclamai, corrucciando la fronte.
La presa sul mio fianco rafforzò, sembrava che mi volesse trattenere a tutti i costi.
Mi guardò, come solo lui sapeva fare, mi tremavano le gambe per l'intensità di quel momento e forse avrei anche rinunciato ad andare via, se avesse continuato a guadarmi così.
"Sta attenta" disse infine, avvicinando il suo volto al mio e proprio quando credetti che le sue labbra si stessero per posare sulle mie, si bloccò, spostandosi sulla mia fronte, dove lasciò un tenero e lungo bacio.
Mi lasciò li, su quel muro, con il cuore che batteva all'impazzata e mille dubbi per la testa.
****
"Sono abbastanza irascibili"
Micol mi spiegò, che quel popolo non era affatto disposto al dialogo, ma io lo sapevo bene.
Harry mi aveva avvertito la sera precedente e la sua assenza si fece sentire.
Ero sicura che con lui al mio fianco, quell'ansia, che fa mi stava divorando, sarebbe stata sicuramente più facile da controllare, ma lui non c'era e io, io dovevo farcela da sola, con le mie forze, come sempre avevo fatto.
Mi ero sempre ripromessa, che nella vita, non mi sarei mai appoggiata a nessuno, perché se questo si spostava, tu cadevi e tutti, prima o poi lo avrebbero fatto.
Nessuno restava, nessuno ti sarebbe stata vicino per sempre, neppure mia madre lo aveva fatto, era sempre stata così distante da me, in ogni momento, sopratutto quando la sua vicinanza era l'unica cosa di cui una figlia avesse bisogno, ma per lei, evidentemente, non era così.
"Cercheremo un modo per calmarli"sorrisi, ma non credevo neppure io alle mie stesse parole.
Non conoscevo la loro lingua e per come me li aveva descritti Harry, non prestavano attenzione al fatto che tu fossi una donna o un uomo.
Nonostante questo, il mio reggimento, decise di riprovarci, per tutti quei bambini che stavano male in quel posto, non ci saremmo arresi, guadagnandoci poco alla volta, la loro fiducia.
Il mezzo si fermò molto prima del villaggio che avremmo dovuto affrontare.
"Credo che sia meglio non far vendere le armi" dissi la mia e anche Niall parve essere d'accordo.
"La penso anch'io così, penseranno che siamo qui per fargli del male" aggiunse "scenderemo senza armi"
"Voi siete pazzi" dissentì un altro soldato "ci spareranno addosso senza alcuna pietà"
"Allora resta qui femminuccia" sbottò Niall, sfilandosi dalla cintura tutte le armi di cui disponeva.
"Voglio venire anch'io" mi alzai, affiancandolo "capiranno le nostre intenzioni" aggiunsi indicando il kit di pronto soccorso fra le mie mani.
"Isa, non credo che... Forse è meglio se viene Micol"
"Esatto" annuì alle nostre spalle "ci raggiungerai dopo"
"Ma io.."
"Per favore Isa" Niall mi supplicò con lo sguardo "Harry mi ammazza se solo sapesse..."
"Cosa centra Harry?" Lo interruppi.
"Nulla, lascia stare" era chiaro che gli fosse sfuggito qualcosa che non doveva dire, ma una mezza idea balenava nella mia testa.
Harry aveva chiesto a Niall di tenermi sott'occhio e se, di norma, questo avrebbe dovuto infastidirmi, non riuscì a trattenere un sorriso per il suo esserci, anche quando non lo era fisicamente.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora