Capitolo 60

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Ansia, probabilmente era quello il mio secondo nome all'anagrafe.
Il giorno tanto atteso era arrivato ed oltre al fatto di essermi svegliata particolarmente indolenzita a causa della maratona di sesso con Harry, avevo un diavolo per capello.
Nulla sembrava andare per il verso giusto quella mattina, a partire dal fatto che avevo bruciato la colazione che con tanto amore stavo preparando.
Harry dormiva ancora e davvero non capivo come ci riuscisse, dato che mancavano meno di dieci ore all'appuntamento con i suoi, potevo risultare esagerata, ma cavolo, rischiavo di impazzire.
"Che noia" sbuffai, quando notai che si fossero salvati solo tre pan cake dei dieci che avevo preparato.
"Meglio di niente" mormorai tra me e me, posizionandoli su di un vassoio che precedentemente avevo scovato dalla sua dispensa.
Non era casa mia, ma ad Harry non sembrava dar fastidio il fatto che mi comportassi come se lo fosse.
Camminai fino alla camera da letto, cercando di non far rumore, volevo svegliarlo a modo mio.
Poggiai il vassoio sul comodino al fianco del letto, prima di gattonare al suo fianco, russava, era ancora immerso nel mondo dei sogni.
Montai su di lui, prendendo a lasciargli una scia di baci su tutto il viso per poi scendere sul collo, quella notte era stata bellissima, le sue parole erano state dolcissime, mi aveva riempita di complimenti, ma la cosa che più mi fece sciogliere, era il luccichio nei suoi occhi, non lo avevo mai visto così felice ed il fatto che quello fosse dovuto a me, mi rendeva particolarmente orgogliosa.
"Mmmm" mugugnò e in un attimo le sue mani si piantarono sui miei fianchi "che bel risveglio" ridacchiò, strofinando il naso contro la mia guancia.
"Buongiorno ragazzaccio" gli baciai le labbra, prima di scendere dal suo corpo, ma me lo impedì riportandomi esattamente su di lui.
"Buongiorno bambola, dove credi di andare?" Aprì un occhio, guardandomi come solo lui sapeva fare, aveva un modo tutto suo di fare le cose e a me, piaceva da morire.
"Ho preparato la colazione" dissi, indicando il vassoio al suo fianco.
"Mmm, sentivo un profumino.." Si mise a sedere tenendomi ancora in braccio nel mentre afferrava il primo pan cake.
"Ne avevo fatti tantissimi, ma si sono..bruciati" mi grattai la testa imbarazzata, a differenza sua, non ero molto brava a cucinare ma comunque mi piaceva sperimentare, era divertente.
"Sei una pasticciona" ridacchiò, afferrando anche il secondo per poi guardami "tu hai già mangiato?"
"In realtà no, me ne dai un pezzetto?"
"Vieni qui" mi avvicinò ancora di più a se, portando un pezzo di pan cake alle mie labbra, erano davvero buono, mi ero superata.
"Che ne pensi?" Gli chiesi, mangiandone un altro pezzetto, sempre dalle sue mani.
"Sono buoni" disse, iniziando a baciarmi il collo "ma la mia colazione preferita resti sempre tu" sussurrò, rigirandomi in modo che mi trovassi sotto di lui.
"Magari qualche volta mi faccio trovare in una vasca piena di Nutella" scherzai, ma dal suo sguardo capì, che infondo l'idea non gli sarebbe dispiaciuta affatto.
"Piccola attenta a come parli, potrei volerlo davvero" mormorò, accarezzandomi il ventre "è la mia maglia questa?" Chiese sfiorando il tessuto nero che aveva tolto la sera prima.
"Si, ti dispiace?" Mi morsi il labbro, mentre lo vidi scrutare attentamente ogni centimetro del corpo.
"No, lo adoro" sussurrò, riportando i suoi occhi nei miei "sei fottutamente bella Isabella" posó una mano sul mio viso in un gesto dolcissimo, era strano pensare come quelle mani che avevamo maneggiato così tante armi, potessero essere in grado di sfiorare una donna con quella delicatezza.
"Grazie" avvampai all'istante, i suoi complimenti mi imbarazzavo sempre, mi faceva sentire bella ogni giorno ma il modo in cui lo diceva, mi faceva battere sempre forte il cuore, non sarebbe mai cambiata questa cosa e non mi dispiaceva affatto.
"Sei così tenera quando arrossisci" mi prese in giro, pizzicandomi una guancia .
"Oh smettila di prendermi in giro, potrei vendicarmi stasera"
"Non ti conviene" inarcò un sopracciglio, lo vidi abbastanza insicuro su quell'argomento, era esilarante.
"Bah vedremo" sorrisi, tirandogli il labbro con i denti "comunque ho già deciso cosa indossare"
"E cioè?" Mi chiese, facendo scorrere le dita fra i miei capelli, sparsi sul cuscino, sicuramente erano un disastro, ma forse lui neppure ci aveva fatto tanto caso.
"Lo vedrai stasera" volevo fargli una sorpresa, nella speranza di piacere anche ai suoi, per me era...importante.
Forse stavamo facendo le cose troppo di fretta, forse non era il caso, ma non potevo negare a me stessa, quanto questa cosa fosse importante e bella per me.
Conoscere la famiglia di Harry era un gesto molto importante da parte sua e per quanto non fosse proprio stata una sua iniziativa, alla fine aveva accettato, perché lo voleva, perché voleva una prima volta con me.
"Mmmm, volete farmi impazzire tutti questa sera" borbottò, posando il capo sul mio petto, sei io ero ansiosa, probabilmente lui lo era dieci volte di più.
Da una parte lo invidiavo perché io al momento non avrei mai potuto fargli conoscere la mia famiglia che fra le tante cose stava cadendo a pezzi.
Era fuori discussione che lo facessi sedere allo stesso tavolo con mia madre, era impossibile, speravo solo che non ci rimanesse male.
"Vedrai che andrà tutto bene, non preoccuparti" fu il mio turno di accarezzargli i capelli e come al solito a quel gesto si rilassò.
"Lo spero, è passato un bel po di tempo dall'ultima volta che mi sono seduto intorno ad un tavolo con loro"
"Davvero?"
"Si, ecco...da quando Gemma non c'è più, non mi piace molto fare queste cene di famiglia" borbottò.
"Oh, capisco" mormorai fra mille pensieri, spesso mi veniva voglia di cercare il numero di questa famosa Gemma e farle sapere che suo fratello sentiva molto la sua mancanza, ma Harry non avrebbe apprezzato, mi avrebbe mandato sicuramente a fanculo.
"Ma comunque stasera ci sei tu, quindi va bene"
"Ma non posso sostituire tua sorella" mi trovai a dire, sapevo che il suo era solo un modo di sviare l'argomento, ma lo conoscevo abbastanza da sapere che la scelta di sua sorella lo aveva distrutto.
"La sua presenza non è indispensabile infatti, anzi sono felice di non doverla incontrare"
"Lei vede i tuoi?"
"A volte, non li va a trovare spesso vivendo lontano da qui, per fortuna aggiungerei"
"Da quanto tempo non la vedi?"
"Tre anni credo, bho non mi interessa" scrollò le spalle.
"Non dire cavolate, non hai bisogno di mentire con me"
"Non sto mentendo, ormai sto bene senza di lei, non ho più bisogno della sua presenza nella mia vita"
"Hai mai pensato di contattarla.."
"No, mai, non lo farò mai" la sua testa scattò nella mia direzione, come se in qualche modo mi avesse letto nel pensiero "Isabelle.."
"Mmm?"
"Non pensarlo neppure, non so come potrei reagire...con te"
"No Harry, cosa vai a pensare, sono cose tue, io.."
"Bene, non parliamone più"
"Bene, non parliamone più" ripetei cercando di imprimere quella frase anche alla mia mente.
****
Nel pomeriggio, Harry mi aveva accompagnata a casa.
Avevo bisogno di un paio d'ore solo per me stessa, affinché riuscissi ad affrontare in modo decente quella cena.
Non mi ero mai ritrovata in una situazione simile ed era né capivo anche il motivo, era un totale caos, una situazione che probabilmente avrei evitato ben volentieri se non si fatto trattato di Harry, con lui volevo superare tutti gli ostacoli, come la paura di non piacere alla sua famiglia.
Aprì l'anta della mia armadio, restando a fissare l'abito che avevo deciso di indossa per abbondanti quindici minuti, tutto d'un tratto non mi sembrava andasse più bene, forse era eccessivo, forse no.
Tuttavia la mamma di Harry mi era sembrata una donna alla mano ed in parte fui contenta di quello scontro al supermercato, almeno non era totalmente un appuntamento al buio.
In quel momento mi trovai a pensare a quanto poco conoscessi di Harry, della sua vita passata, non sapevo praticamente nulla, nulla di così rilevante almeno.
Certo avevo avuto modo di conoscere il suo carattere, le sue abitudini, ma per il resto nulla, non sapevo realmente nulla e ciò non mi andava particolarmente a genio.
La porta della mia stanza fu praticamente spalancata ed io conoscevo una sola persona in grado di fare questo, anzi due.
"Ciao Fiamma, ciao Amy" dissi, senza neppure voltarmi.
"Ciao Isabelle, pronta per la cenetta di famiglia?"
Già, avevo fatto il madornale errore di raccontarlo alle mie più care amiche, che da perfette stronze quali erano, non avevo perso occasione per prendermi in giro.
"Sono pronta per prenderti a schiaffi" borbottai, continuando a fissare quel dannato vestito, che sicuramente non sarebbe diventato più bello da un momento all'altro.
"Oh non essere così agitata, sicuramente gli piacerai.." Disse Fiamma.
"Già con quel faccino" aggiunse Amy.
"In che senso? Cosa ha la mia faccia che non va?" Ed ecco che il panico iniziava a prendere il sopravvento.
Ero abbastanza indecisa dall'essere me stesse e magari fare qualche figuraccia o annuire a qualsiasi cosa loro dicessero.
"Hai la classica faccia della brava ragazza, vai tranquilla" disse Fiamma, lanciandosi sul mio letto, oramai avevo perso il conto delle volte in cui avevo trovato le impronte delle loro scarpe sulle mie lenzuola, erano un caso perso.
"e una brava ragazza cosa indossa di solito?" Sbuffai, sedendomi a terra, non avrei mai pensato che una semplice cena fosse così complessa e non volevo immaginare le condizioni in cui attualmente si trovasse Harry.
"Quello che stai fissando da tre ore va bene" disse Amy, sfilandolo dalla gruccia "è elegante ma non eccessivo" lo studiò con attenzione ed avrei perfino riso per la sua espressione concentrata, se non fosse per il fatto che me la stavo per fare addosso.
"Ok, deciso" mi alzai con uno scatto, non potevo perdere ulteriore tempo quando ancora dovevo dedicarmi ai capelli ed al trucco.

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