Era una mattina come tante, la colazione era pronta in tavola, ma come sempre mio marito si divertiva a perdere tempo con quelle pesti che non la smettevano per un solo istante di combinare guai.
Alle volte era difficile capire chi fosse il bambino fra loro quattro.
Negli anni, erano cambiate molte cose, non vivevamo più a Boston.
La nostra vita trascorreva tranquilla in una piccola città inglese, eravamo entrambi molto impegnati con il lavoro, ma trovavamo sempre del tempo per dedicarci alla nostra piccola ma grande famiglia.
Tre figli non erano di certo facili da gestire, ma la genetica aveva fatto il suo corso e fu così che, alla seconda gravidanza, ebbi la notizia di aspettare due gemelli, maschi.
Ero in assoluta inferiorità numerica perché anche il nostro primo figlio, era un maschietto.
Niall, Cam e Ron, questi erano i loro nomi, o meglio quelli che i nostri amici aveva scelto e mi sembrava giusto che il quarto che portavo in grembo, lo chiamassi Liam, perché già, era un altro maschio.
"Mamma quando arriva Dayana?"
Ron, il più grande, di appena tredici anni, aveva una vera e propria cotta per la figlia di Susan e Cam, nonostante, ovviamente non lo ammettesse.
"Per ora di pranzo amore" risposi, cercando di concentrarmi su quello che stavo tentando di cucinare, anni di pratica erano serviti a ben poco, ero negata e non c'erano speranze per me che potessi diventare una cuoca provetto, nonostante le varie lezioni private di Anne.
"Già ti sei messa all'opera?"
Due braccia muscolose, ricoperte da una marea di tatuaggi, che negli anni erano aumentati, mi cinsero la vita.
"Beh per forza, almeno se brucio tutto ho il tempo di rifarlo" ridacchiai, quando mi solleticò il collo con il suo naso.
"L'aereo atterra fra due ore Isabelle, rilassati" mi lasciò un bacio sulla guancia, prima di afferrare la caraffa del caffè, almeno quello sapevo farlo anche se, dovevo ammettere di aver varie volte scambiato il sale per lo zucchero ed il risultato non fu dei migliori.
"Mamma non trovo le pappe"
Niall, il gemello numero due, perché alla fine dovetti dare una lunga e soddisfacente spiegazione ai miei figli su chi fosse nato prima e il piccolo Niall, con i suoi sbarazzini ricci color cioccolato, pagava le pene di essere considerato l'ultimo arrivato in casa.
"Tesoro chiedi a tuo padre, mi si brucia tutto"
Il giorno seguente sarebbe stato il compleanno dei gemelli, quattro anni ed ovviamente la mia grande famiglia americana non poteva mancare a questo evento così importante.
Mi mancavano molto, ma io ed Harry, avevamo bisogno di allontanarci da quella città che inevitabilmente racchiudeva anche tanti ricordi brutti.
Robert era stata scarcerato, come previsto, cinque anni dopo.
Non avrei mai voluto che i miei figli vivessero in una città dove ci fosse anche lui, nonostante, tramite Fiamma, ero venuta a sapere che fosse stato portato in una clinica psichiatra in quanto dichiarato, infermo mentale.
I primi mesi in questa nuova città furono davvero difficili, Ron aveva a malapena un anno quando prendemmo questa decisione e la promozione di Harry come maresciallo dell'esercito, fu l'occasione per iniziare una nuova vita lontano da lì.
Ero molto fiera del mio uomo e di quello che eravamo diventati insieme.
Ci eravamo presi per mano nei momenti felici, ma sopratutto in quelli difficili.
Non era facile ritrovarsi da un giorno all'altro a dover gestire una famiglia così numerosa, ma a noi andava bene così.
I nostri figli erano il simbolo del nostro amore immenso e non avevo rimpianti, mi bastava guardare ogni uno di loro negli occhi, per capire che tutto ciò che avevano dovuto subire alla fine ci aveva aiutato a crescere.
"Andiamo piccolo, la mamma è un po' agitata questa mattina" ridacchiò Harry, prendendo in braccio il nostro piccolo ometto che tanto piccolo non era.
Era incredibile come gli anni scorressero rapidi senza che neppure ce ne accorgessimo, erano passati tredici anni dal giorno del nostro matrimonio, ma io ricordavo alla perfezione ogni dettaglio di quel momento.
Tutto fu perfetto, magnifico, ero circondata dalle persone che più amavo e non avrei potuto chiedere di meglio.
Il sorriso di Harry era ancora impresso nella mia mente, così come la nostra luna di miele, la cosa più romantica, dolce e passionale che avessi mai vissuto in vita mia.
Ed infine c'era Cam, il dormiglione della famiglia, era capace di addormentarsi in ogni angolo della casa, non riuscivo davvero a capire da chi avesse tramandato questa cosa e sicuramente non portava affatto giustizia al suo nome.
Zio Cam era l'opposto e forse avrei dovuto invertire i nomi alla loro nascita, ma oramai era andata così.
"Mammina Niall mi ha tirato uno schiaffo" piagnucolò, aggrappandosi alla mia gamba.
I miei tentativi di concentrarmi in cucina, fallirono prima di iniziare.
"Vieni qui orsacchiotto" lo presi in braccio, stringendolo al mio petto.
Era un dormiglione, ma era anche il più coccoloso fra i tre ed io amavo spupazzarlo di baci.
Con Ron ci avevo perso le speranze, da quando era entrato in quella fase critica della vita di ogni ragazzo, mi guardava male ogni qual volta che tentavo di dargli un bacio o quando gli affibbiavo dei nomignoli in presenza dei suoi amici.
Il suo eroe era Harry, il padre più figo di tutta la scuola, per questi motivi avevo deciso che ai colloqui con le professoresse ci sarei andata io, si sarebbero distratte facilmente e magari avrebbero persino sbagliato a leggere la pagella di mio figlio.
"Perché ti ha tirato uno schiaffo?" Gli accarezzai i capelli e a quel gesto sorrise, ovviamente se avessi continuato per altri cinque minuti, si sarebbe addormentato.
"Gli ho nascosto le pappe"
"Oh ma non si fa" gli pizzicai una guancia.
"Ma è divertente" ridacchiò, arricciando quel nasino pieno di lentiggini, era troppo carino, ovviamente non lo pensavo solo perché fosse figlio mio e di Harry, Cam era davvero uno spettacolo di bambino.
"Ma il gioco è bello quando dura poco, và a ridare le scarpe a tuo fratello" gli lasciai un ultimo bacio, prima di posarlo a terra.
Mi girai, quando un odore o meglio una puzza che avevo sentito troppe volte in quegli anni, invase le mie narici.
"Come non detto" sbuffai.
"Harry" urlai.
La scelta di prendere casa vicino ad un ristorante d'asporto era stata un'idea molto saggia, quell'uomo in pratica, campava sulle nostre spalle.
Mio marito, arrivò in cucina con un sorriso beffardo stampato in volto, ovviamente aveva previsto tutto.
"Carne o pesce?" Chiese, poggiandosi allo stipite della porta, era così sexy.
Il trentenne più sexy del pianeta.
"Entrambi" sbuffai con aria afflitta.
Mi venne incontro, stringendomi fra le sue possenti braccia dove il mio ed i nomi dei nostri figli, brillavano di luce propria.
Indubbiamente erano i miei tatuaggi preferiti e l'idea che a quei nomi se ne sarebbe aggiunto a breve un altro, mi riempiva il cuore di gioia.
Ero al quinto mese e non vedevo l'ora di conoscere il piccolo Liam.
"Sei la migliore" sussurrò nel mio orecchio, mordendomelo.
Potevano passare anni, secoli, ma la passione fra di noi non era mai calata, mai.
Ci desideravamo come il primo giorno, con la consapevolezza che oltre quello, anche il nostro amore sarebbe rimasto immutato.
Avevo sempre sognato, fin da bambina, di incontrare l'uomo della mia vita e di invecchiare con lui.
L'avevo trovato ed insieme, avremmo fatto di tutto per rendere questo sogno, una realtà eterna.
"Mmm, certo come no" borbottai sulla sua spalla.
"Sei emozionata per l'arrivo dei ragazzi?" Mi chiese continuando a cullarmi.
"Si, mi mancano tantissimo" risposi.
Fiamma aveva sofferto tanto per la mia partenza, forse più di tutti.
Era la sorella che non avevo mai avuto e a distanza di anni potevo confermare quello che avevo pensato di lei quando l'avevo conosciuta in quella missione, quella famosa missione.
Avevo ancora conservato le foto, i bigliettini di Harry e i suoi ritratti.
Ogni tanto ci piaceva riguardarli e ricordare insieme quei momenti che avevano segnato l'inizio di tutto, l'inizio di un qualcosa che non avrebbe mai avuto una fine.
L'Afganistan era un luogo che portavo sempre nel mio cuore, ovunque andassi.
La sua gente, le sue abitudine e quei posti così belli, che purtroppo ancora oggi erano vittima dell'ignoranza dell'uomo.
Dentro me, volevo sperare che quell'albero, il nostro albero esistesse ancora e che magari fosse stato testimone di altri amori, di altri baci.
Ne custodivo un prezioso ricordo, forse non l'avrei mai più rivisto in vita mia, ma mi bastava chiudere gli occhi e stringere la mano di Harry per tornare indietro nel tempo.
"Anche a me" disse, posando la fronte sulla mia "ma non cambierei nulla della nostra vita ora"
"Neanch'io amore" sussurrai sulle sue labbra prima di lasciarvi un tenero bacio.
"Meglio se vado" borbottò, quando le cose iniziarono a farsi troppo calde, ero incinta e nella stanza affianco c'erano pur sempre i nostri figli.
"Meglio" ridacchiai, dandogli una sculacciata.
"Stasera ci penso io a te" ammiccò, ricambiando il mio stesso gesto.Le ore passarono in un battito di ciglio, ero così euforica all'idea di rivederli, non riuscivo ancora a crederci.
Erano passati mesi dall'ultima volta che avevamo mangiato tutti attorno ad uno stesso tavolo, eravamo impegnati con i nostri rispettivi lavori, ma il legame che avevamo istaurato in quegli anni si era sempre più fortificato.
Un sorriso spuntò sul mio viso al ricordo di quelli che erano stati gli anni antecedenti a quella missione, anni in cui ero sempre stata sola, esclusa da tutti per un cognome ingombrante ma che a me non aveva mai pesato.
Erano cambiate così tante cose.
Ero circondata da amici che mi volevano bene sinceramente, amici che per noi c'erano sempre stati, persone fantastiche che ero sicura, sarebbero rimaste sempre al nostro fianco.Poco dopo Harry rientrò ed io mi affrettai a liberarmi di quelle maledette scatole che avrebbero sabotato il mio piano di far bella figura con loro, ma conoscendomi, se ne sarebbero senz'altro accorti che ahimè, tutte quelle squisitezze non erano opera mia.
La porta suonò, facendo scalpitare i battiti del mio cuore, ero così emozionata, da non riuscire a fare un passo.
Harry mi prese per mano, mentre con l'altro braccio teneva Cam che stava per addormentarsi di nuovo.
"Su, andiamo" mi sorrise, trascinandomi verso la porta di casa nostra.Ciao a tutte,
So di aver detto che con ieri Mission of love era finita ed è così, ma ci tenevo a farvi questa piccola sorpresa di cui non ne ero sicura fino a poco tempo fa, ma mi sembrava giusto che fosse Isabelle a concludere questa storia, dando uno scenario di quella che è la loro vita dopo ben tredici anni, spero vi abbia fatto piacere leggere queste poche righe conclusive.
Vi ringrazio ancora per tutto, a presto ❤️
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Mission of love [H.S.]
FanfictionQuando hai sempre lottato per realizzare i tuoi sogni, ma una volta raggiunti ti accorgi di volere di più, cosa fai? "sei consapevole che salendo su quell'aereo, la tua vita verrà completamente stravolta?" "è quello che voglio" Dal capitolo 1 "Isabe...