Capitolo 19

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"E cosa ti fa paura di me?" Sussurrai con voce seducente.
Restò a fissarmi per qualche secondo, alternando lo sguardo su ogni singola parte del mio viso.
"Questi" sfiorò i miei occhi con le dita e d'insisto li chiusi "i tuoi occhi mi fottono sempre" e se io avevo cercato di avere un tono quanto meno accattivante, il suo era erotismo allo stato puro.
"Addirittura?" Mi morsi il labbro, non ero mai stata così audace, ma con lui mi sentivo libera di esserlo, avendo la sicurezza che non avrebbe mai esagerato in cose per cui non ero pronta, ma non volevo che quello che mi era capitato, mi traumatizzasse per tutta la vita, dovevo andare avanti, dovevo vincere io.
"Mi confondi" sospirò "e sono sempre stato una persona abbastanza controllata, sapevo bene come comportarmi e come affrontare alcune situazioni" sembrava che davvero questa cosa lo tormentasse e io mi chiesi cos'altro lo confondeva, se infondo stavamo così bene insieme.
Avevamo, a modo nostro, iniziato a fidarci l'uno dell'altro e non con una cosa di poco conto, ma forse con le cose più orribili delle nostre vite.
Personalmente, i dubbi che avevo nei suoi riguardi, stavamo via via sparendo, certo c'erano ancora delle incertezze, delle cose che non mi tornavano su di lui, ma sarei stata disposta ad affrontarle al suo fianco.
Quella sera, ammisi a me stessa, di volere qualcosa in più con lui, non mi bastava questa sorta di rapporto non identificato, eravamo il tutto e il niente e non potevo sopportarlo quando il mio cuore batteva così forte ogni qualvolta eravamo vicini.
"Trovo noiosa la perfezione, è noioso avere sempre tutto sotto controllo" gli feci notare, nella vita, alle volte, bisognava lasciarsi trasportare dalla corrente del fiume e vedere lei dove ti portasse, non tutto poteva essere prestabilito, come invece lui voleva.
"Non sono d'accordo, adoro avere tutto sotto controllo" la sua mano percorse tutto il mio corpo in modo possessivo, come se quell' idea di controllo fosse riferita proprio a me.
"Non si può domare tutto"  quasi ansimai, quando la sua mano prese ad accarezzare dolcemente la mia coscia lasciata scoperta dalla camicia da notte che indossavo.
Era così delicato e mi si scaldò il cuore, quando notai come il suo sguardo stesse attento ad ogni mia possibile reazione per quel suo gesto.
Era anche a questo, che mi riferivo quando dicevo di fidarmi di lui, era stato l'unico ad aver compreso come realmente mi fossi sentita, nonostante fosse un uomo.
Aveva capito che bisognava, in un certo modo, trattarmi con i guanti e solo allora, solo quando tutto il male sarebbe stato spazzato via dal suo bene, avrei potuto donargli l'anima.
"Lo so e l'ho capito da quanto ho incontrato te" ammise, lasciando un tenero bacio sulla mia tempia.
"Sai di cosa ho paura io invece?" Sussurrai impercettibilmente contro la stoffa della sua maglia, non potevo guardarlo in faccia mentre gli chiedevo una cosa del genere, era come se non riuscissi a non farlo.
"No, dimmelo" quasi ordinó e nonostante non fossi una persona che amasse particolarmente gli ordini, i suoi in qualche strano modo mi intrigavamo, stava risvegliando in me cose di cui non sapevo neppure l'esistenza.
"Ho paura di chiederti la verità, di chiederti cosa pensi di-di tutto questo  e... E a volte preferisco smorzare la mia curiosità per non rimanere delusa da una tua risposta" non avevo esplicitato che mi riferissi a noi due, ma sperai che gli fosse abbastanza chiaro, mi bastava anche un minimo cenno affermativo, una minima sicurezza e non i soliti dubbi che lui ammetteva di avere.
"Isabelle io- io non lo... Non lo so" vacillò e con lui anche il mio cuore "non ho mai...non mi sono mai posto questa domanda e non perché non me ne importi di te" si affrettò a dire "è solo che...non so rispondermi" sospirò.
"Non-non fa nulla" balbettai, infondo cosa mai mi sarei dovuta aspettare "era solo una curiosità" cercai di sorridere, ma non ci riuscì.
"Isabelle" mormorò più seriamente "non voglio ferirti in alcun modo e sappi che nessuna prima di te, mi ha fatto sentire così strano, così confuso, ho bisogno di capire, è tutto nuovo per me" quasi mi supplicò con lo sguardo.
Infondo aveva ragione, in parte, anche per me era tutto nuovo e vero per per la prima volta, ma allora perché io non avevo tutti quei dubbi che invece lui aveva?
Mi era chiaro cosa volessi, non pretendevo di certo che da un giorno all'altro mi chiedesse di diventare la sua ragazza, era Harry, non il primo che passava, ma un minimo, un minimo di sicurezza nei miei riguardi avrei preferito che l'avesse.
In quel momento mi sentivo solo come una delle tante che aveva riscaldato il suo letto, anzi un letto in un campo di guerra, probabilmente non aveva mai portata nessuna a casa sua, troppo intimo ed impegnativo.
Ma nonostante questo, tenni i miei pensieri per me, voleva del tempo, l'avrebbe avuto, ma non ero sua e di conseguenza potevo fare tutto ciò che mi passasse per la testa, a quel punto, avrei sfruttato quell'occasione per capire anch'io alcune cose su di lui.
Non ero arrabbiata, ero delusa, ci ero ancora una volta rimasta male e mi risultava sempre più difficile mascherarlo, quando lo avevo a mezzo centimetro da me.
"Va bene" cercai di essere il più decisa possibile e non guardarlo mi aiutò molto "dimentica quello che ti ho chiesto" abbozzai un sorriso tirato, prima di voltarmi e dargli le spalle, con l'intenzione di provare a dormire, non sarebbe stato semplice quanto il motivo della tua insonnia si trovava nel tuo stesso letto.
Avvertì il suo caldo respiro, posarsi sul mio collo, dopo aver spostato sul lato i miei capelli.
"Non voglio dimenticarlo, non farlo neppure tu" e con quella frase, capì che forse si riferiva a tutto, non solo a quella mia prematura domanda.
Restai in silenzio, mordendomi la lingua e chiudendo forte gli occhi, ma non bastò ad impedire ad una lacrima salata di scivolare fino alla mie labbra.
Parlava di confusione, di dubbi, parlava di sentire qualcosa per me, ma cosa?
Diceva di non volermi ferire, ma lo faceva, mi aveva aperto la sua anima quella stessa mattina ed io avevo fatto lo stesso con lui, non me ne pentivo, ma davvero non sapevo come considerarmi per lui.
Dormivamo insieme, ci baciavamo, ridevano, ma cos'eravamo?
Mi imposi di dormire e di rimandare a domani tutto questo, ma non ci riuscivo, non quando sapevo che neppure lui stesse dormendo.
Mi erano bastate due notti per capire che il suo respiro si facesse più pesante quando dormiva ed ora, era quasi impercettibile, come se si stesse trattenendo dal respirare.
Mi irrigidì, quando mi abbracciò, cingendo i miei fianchi con un braccio, mi tirò all'indietro e la mia schiena toccò il suo petto caldo e duro.
Erano braccia forti, possenti in cui nonostante tutto, mi sentivo protetta e avrei tanto voluto avere la certezza che anche a lui tremasse il cuore quando mi stringeva così.
Cercai di rilassare i battiti impazziti del mio cuore, non volevo che percepisse cosa mi provocasse con la sua vicinanza, alle volte dare troppe sicurezze ad una persona ti rendeva scontata ai suoi occhi e con quella domanda, senza risposta, mi ero già esposta troppo nei suoi confronti.

Mission of love [H.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora