Capitolo 63

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Benjamin avvertiva una strana sensazione.
Scese dall'aereo, prese i bagagli e chiamò un taxi.
Un sorriso era presente sul suo volto, anche se all'interno era a pezzi.
Questo sorriso era dovuto solo ad un unico pensiero...

...da lì a pochi minuti avrebbe rivisto il suo piccolo Federico.

Quella era l'unica cosa che voleva.
L'unico desiderio.
Decise di non passare neanche da casa, si diresse subito in ospedale.
Il minore non sapeva nulla.
Dalla sera della morte di Zambo, i due non si erano più sentiti.
Benjamin non aveva notizie di Federico, così come Federico non aveva notizie di Benjamin.
Loro non lo sapevano...ma entrambi si mancavano a vicenda.
Si mancavano in un modo talmente forte che sentivano come un vuoto nella pancia. Come se una parte di loro fosse lontana, assente.
Ne avevano passate troppe, meritavano anche loro di essere felici.

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Solita giornata, solite pareti, solita stanza.
Delle lacrime rigavano il volto del ragazzo seduto sul piccolo balcone della sua camera di ospedale.
Erano le 23:00 di sera e, nonostante l'umidità, faceva fresco.
Federico era vestito con un semplice paio di pantaloncini corti e la felpa di Benji a coprirgli il suo corpo esile e troppo magro per un ragazzo della sua età...brividi contornavano la sua pelle.
Sentiva forti fitte al braccio sinistro.
Tanti, forse troppi farmaci circolavano nelle sue vene andando da una parte all'altra come se fosse un giocattolo. Una giostra sulla quale potersi divertire, senza preoccuparsi se essa si rompesse.
Alzò leggermente la manica di quella che era diventata ormai la sua felpa preferita e si accorse dei tanti lividi sul suo braccio. Non sapeva definire il colore esatto. Era un misto tra, viola, blu e nero...il problema era che non c'erano solo lividi.
Dei tagli dominavano sui suoi polsi.
Alcuni leggeri, non importanti che sarebbero guariti con una semplice medicazione.
Altri invece profondi, sofferti e con grande significato. Tagli che non sarebbero spariti, cicatrici indelebili.
Federico però era consapevole che il taglio più profondo, il più doloroso, quello che per trovare il coraggio di inciderlo sulla pelle bisogna prima stringere i denti e chiudere gli occhi, era dovuto alla mancanza di Benjamin.
Se lui fosse rimasto lì, probabilmente non avrebbe fatto nulla.
Lo avrebbe fermato, lo avrebbe convinto a modo suo che quello che stava facendo era sbagliato, era ingiusto. E a quel punto lo avrebbe stretto forte finché non si sarebbe calmato.
Ma il moro non c'era.
Non era con lui...e Fede non ce la faceva da solo.
Non riusciva a sopportare i medici, i calmanti, le urla. Tutto.
Tutto quello che subiva ogni giorno da più di otto mesi.
Lo consideravano "pazzo" quando aveva soltanto bisogno di protezione. Di qualcuno che lo abbracciasse e che lo capisse, senza fermarsi all'apparenza.
Non resse.
Ogngi giorno guardava quel cancello con gli occhi lucidi e pensava a quanto sarebbe stato bello vedere il ciuffo castano del moro spuntare dagli alberi.
Fede temeva di non rivederlo mai più.
E se ciò che gli aveva raccontato era una bugia?
E se in realtà tutto ciò che gli aveva detto era solo una scusa per tornare a Miami?
E se non avrebbe mai più oltrepassato il cancello di quell'ospedale?
Chi lo assicurava che sarebbe tornato?
Nessuno.
Il suo corpo era scosso da continui singhiozzi.
Forse Benjamin era più importante di quanto il biondo credesse.
Era tutto per lui.
Pensò, se un giorno sarebbe tornato, a come avrebbe potuto reagire guardando i suoi tagli.
Resterà deluso? Si disse.
Lo avrebbe perdonato? Forse si.
Gli avrebbe voluto bene come prima? Questo non poteva saperlo.
Troppi pensieri riempivano la sua testa. Era così giovane, un ragazzo che a quell'età doveva ridere, scherzare, innamorarsi...invece era assalto dagli incubi.
Tra questi pensieri, i suoi occhi si chiusero lentamente.
Forse speravano di trovare la pace in un altro luogo, in un luogo più piacevole e non striste come quello, in un luogo che ci si poteva arrivare soltanto con un sogno, in un luogo di cambiamento.
Chiuse i suoi splendidi occhi azzurri e si lasciò andare alle braccia di morfeo, cullato dal fresco vento serale...ignaro di ciò che sarebbe successo da lì a pochi minuti.

...

Forse per una volta il destino sceglierà di aiutarlo.

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Erano ormai le 00:30 di notte. Per strada, nonostante la tarda ora, aveva trovato tantissimo traffico.
Benjamin aveva imprecato contro tutti mentre guardava le luci di quella splendida città dal finestrino del taxi.
L'autista che lo stava accompagnando ormai era esausto di sentirlo, non ne poteva più.

《Ascolta ragazzino, adesso come non la finisci di lamentarti giuro che ti butto fuori e ti lascio in mezzo alla strada.》

Il moro sospirò.
Quell'uomo aveva ragione, da quando erano partiti non aveva smesso per un secondo di urlare e bestemmiare contro qualsiasi macchina avanti a loro che bloccava la strada.

《Ha ragione, mi scusi tanto. Sono solo nervoso.》

L'autista rise.

《L'avevo notato. Come ti chiami?》

《Benjamin. Lei?》

《Paolo.》Rispose gentilmente.

《Perché sei così agitato?》Gli chiese curioso.

《Devo vedere una persona. Mi manca tanto》

《Capisco. Problemi di cuore giusto?》

《Oh no, nono. È una persona molto speciale...siamo s-solo...》

Il moro si bloccò per qualche secondo.
Non sapeva neanche lui cosa erano in realtà.

《...amici》 completò la frase.

《Bhe ragazzo qualsiasi persona sia, ti assicuro che non è semplicemente un'amica o un amico. Si capisce dal modo in cui parli.》

Benjamin sorrise.

《È così evidente?》 Domandò.

《Abbastanza...comunque volevo informarti che siamo arrivati.》

Finalmente Benji intravide l'insegna dell'ospedale. Erano nel parcheggio e lui, talmente concentrato a parlare di Federico non se ne era neanche accorto.

《Come si chiama?》 Gli chiese l'autista.

《Chi?》

《Quella persona》

《Federico...Perché me lo chiede?》

《Perché immagino siate bellissimi insieme.》

Il moro arrossì. Loro non stavano insieme, almeno non in quel senso.

《Ma noi non...》

《...presto lo sarete. Vedrai.
Adesso non perdere altro tempo. Vai da lui e non vergognarti di amare un ragazzo.
Non fare il mio stesso errore giovanotto.》

Benji in quel momento capì il perché quel tassista a lui sconosciuto ci tenesse tanto a sapere la sua storia.
Anche lui aveva provato la sua stessa "esperienza" ed evidentemente non era andata bene.
Lo stava consigliando.

《La ringrazio tanto per le belle parole. Le auguro buona fortuna per qualsiasi cosa. Arrivederci.》

《Arrivederci.》

Lo salutò, pagò e dopodiché si girò verso l'ospedale.
Il suo Federico era lì dentro.
Tanti erano i problemi...
Tanti erano i guai...
Tante erano le preoccupazioni...
Tanta era la paura di perdersi...
Ma...
Poteva farcela.
Potevano farcela.

Eiiii ragazze. Lo so che questa volta mi ammazzerete davvero.😅😂
Immagino vi aspettavate l'incontro tra Benjamin e Federico, ma ho preferito concentrarmi maggiormente sui sentimenti di entrambi, per evidenziare la loro sofferenza e quanto sentano l'uno la mancanza dell'altro.
Tranquille però, nel capitolo di domani...finalmente si rivedranno.
Cosa succederà?
Scrivetemi nei commenti la vostra opinione.
Vi sta piacendo la storia? Fatemelo sapere.
Buona giornata a tutte. Ciao😘💕

Ho bisogno di te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora