Capitolo 50

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《Ti prego Dede, dimmi che non ti è successo ciò che penso》Gli sussurrò il moro all'orecchio mentre gli accarezzava i capelli con una mano.

Anche Benji non riuscì a trattenere le lacrime, stava male al solo pensiero di ciò che avrebbe potuto dire Federico.
Il biondino lo strinse forte, fortissimo, a tal punto da non riuscire a respirare, dopodiché buttò fuori quella bomba che spezzò il cuore del moro.

《Sono stato stuprato Benjamin》

Il più grande sgranò gli occhi e strinse ancora più forte a sè Federico.
Non disse nulla, le parole gli morirono in gola ancor prima di pronunciarle.
Era come se la sua mente non avesse metabolizzato quella frase.
Non poteva crederci, o forse...non voleva crederci.
Aveva sbagliato, non doveva lasciarlo solo.
Doveva spiegargli meglio tutta la situazione in modo tale da non far accadere questo scempio.
Ma ormai era tardi, il danno era fatto.
Una persona là fuori, non degna di essere chiamata essere umano, aveva strappato a quel ragazzino l'unica forma di dignità che gli era rimasta.
Gli aveva tolto la purezza, senza la sua approvazione.
In una frazione di secondo passarono davanti agli occhi di Benjamin le possibili immagini di un uomo sul più piccolo che con la forza lo violentava.
Non resse.
Iniziò a piangere sulla spalla di Federico, doveva essere forte anche per lui. Però il modo in cui glielo aveva detto lo fece completamente crollare.
Le parole uscirono dalla bocca del minore in una maniera talmente fredda e gelida, che fu come una scheggia di ghiaccio per Benji.
Una scheggia scagliata senza preavviso.
Una scheggia che, pure per lui, avrebbe lasciato il segno.
Anche Federico stesso non sapeva cosa dire.
Si aspettava forse qualche parola dolce dal maggiore, ma quel giorno non arrivarono. Sembrava che Benjamin avesse bisogno di Federico, e non il contrario.
Per questo parlò lui.

《Calmati Tato》

Restarono per qualche minuto in silenzio, mentre il biondino gli accarezzava la schiena cercando di farlo calmare. Aveva paura, aveva tanta paura per sè stesso...però si sentiva in dovere di stare accanto a Benjamin, come se qualcuno glielo stesse consigliando.
Forse il destino.
Forse la casualità.
Forse qualche creatura strana invisibile.
O forse semplicemente perché si sentiva di farlo.
Non sapeva il perché...ma era sicuro di non voler staccarsi dal corpo caldo del moro.
Ad un tratto Benji alzò la testa dalla sua spalla e si allontanò di poco per guardarlo negli occhi.

《Ma vedi quanto è assurda la vita?》

Fede fece un'espressione confusa.

《Che intendi?》

Il moro sospirò e fece una risata, che di divertente aveva ben poco.

《Fino a cinque minuti fa, dovevo essere io a consolarti, a stringerti e ad asciugarti le lacrime...ora guardaci.》

Spiegò Benjamin alzando le braccia.

《Sei tu a consolare me, quando dovrebbe essere l'esatto opposto.
Non riusciamo più a dirci una parola.》

Il biondino, per la prima volta da quando era tornato in ospedale, mostrò un vero sorriso.
Iniziò ad accarezzare le guancie del maggiore.

《Ricordi cosa ti dissi il primo giorno che sei venuto a conoscermi in ospedale?》

Lo guardò negli occhi.

《Io non volevo parlare e tu cercavi di farmi esporre. E ti dissi che, spesso, le parole guastano le cose belle. Rovinano i sentimenti.》

《I-io Federico quando sono con te...non so...è assurdo ma...non so spiegartelo...quando stiamo insieme i-io ...mi sento...》

《...debole》Continuò la frase per lui.

Benji sgranò gli occhi.
Come aveva fatto Fede a capirlo?

《Lo so...succede anche a me.
Non ti senti debole in senso negativo.
Quando sono con te, mi sento debole si, però in un modo positivo.
Debole perché spesso non riesco a reggere il tuo sguardo.
Debole perché penso di non meritare una persona come.
È come se non riuscissi a nasconderti nulla, perché non servirebbe...tu a priori l'avevi già capito.
Mi ero promesso di non dire mai a nessuno ciò che è successo ieri, invece sono qui.
Tu hai capito tutto da quando mi sono tolto la camicia e sono sicuro di questo perché ho visto la luce nei tuoi occhi spegnersi da quel momento.
So che hai sperato fino in fondo che non fosse quello che sospettavi, ma purtroppo non è così.
Non sapevi come agire ed eri spaventato anche tu.
Ti facevo pena.》

《No, nonono Federico, non devi mai pensare una cosa del genere.
Si, è vero lo ammetto. Avevo capito subito di cosa si trattasse, ma speravo fosse solo la mia immaginazione a correre troppo.
Per qualche istante non sapevo più come comportarmi, tu avevi paura e io l'ho percepito da quando ti sei seduto su questo lettino e... oddio Fede mi dispiace così tanto.
Non capisco certa gente dove possa avere la testa...》

《Ben》

Il moro continuò senza ascoltare il minore. Piangeva e stava sfogando attraverso quelle parole il suo dolore con l'intenzione di farlo stare meglio.

《...Tu non lo meritavi, non dovevano farti questo.
Sai cosa mi chiedo spesso?
Mi pongo sempre la domanda: Che fine ha fatto la semplicità?...》

《Ben》

《...Sembriamo tutti messi su un palcoscenico, e ci sentiamo in dovere di dare spettacolo.
Non capisco come alcune persone possano arrivare a tanto.
So che stai male, so che stai soffrendo e so anche che magari non te ne fregherà niente di tutto ciò che sto dicendo... però so che puoi farcela.
Sei forte e puoi andare oltre...》

《Benjamin》Cercò di fermarlo il più piccolo.

《...Puoi superare anche questa, lo so...》

《Ok Ben. Adesso basta a parlare.》

Federico gli prese il volto tra le mani e, senza lasciargli la possibilità di replicare, lo zittì con un bacio.
Un bacio bisognoso.
Quel bacio che entrambi avevano atteso per troppo tempo.
Significava molto di più di un semplice contatto fisico, di uno comune sfioramento di labbra.
Quel bacio andava oltre il piacere.
Federico una volta lesse una frase su un vecchio libro di scuola:
"Non è il bacio a provocare il brivido, ma chi te lo dà"
Ecco, non aveva mai capito il senso di quella frase.
Lui credeva molto nella scienza, aveva i piedi per terra e, nonostante i suoi tanti sogni, amava trovare una spiegazione ad ogni cosa.
Lui era convinto che i cosiddetti "brividi" venivano provocati a causa di una ragione scientifica, che fossero una reazione naturale dell'essere umano ogni volta che ci si trova a stretto contatto con un'altra persona.
Con Benjamin però capì che si sbagliava.
Solo poche ore prima fu violentato da un uomo a lui completamente sconosciuto, del quale sapeva solo il nome, e non provò nulla oltre lo schifo...eppure nonostante la paura voleva stare accanto al moro.
Insieme a Benji stava bene. Si sentiva protetto.
Si staccarono per mancanza di fiato, incastrando i loro sguardi.

《So che non hai bisogno di nessun bacio da film, di alcun regalo meraviglioso o di alcuna cena spettacolare. Ho capito che basterebbe soltanto un sorriso che ti dica: "Stai tranquillo, perché io ci sono" per farti stare bene...ma tu meriti di più. È ingiudti ciò che la vita ha fatto con te.
Non ti meriti tutta questa sofferenza.》

Federico sorrise, aveva il respiro accellerato e il cuore a mille. Questa volta però era certo che non stava per avere nessun attacco di panico.
Era la vicinanza del moro a causargli tutto ciò.

《Sai Benjamin, a volte davanti ai tuoi occhi mi sento trasparente e non so se questa sarà in futuro una cosa positiva o negativa.》

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Domani aggiorno.😊💕💖

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