Capitolo 74

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Era arrivata sera, le ore passano in fretta quando i pensieri corrono nella testa, e il sole quel giorno fece presto a tramontare e a nascondersi dietro l'orizzonte.
I due ragazzi non si erano per niente visti durante tutta la giornata.
Benjamin provava un forte senso di delusione nei confronti di ciò che aveva fatto il più piccolo.
Non era nè suo padre nè sua madre, però gli voleva bene e questo bastava per preoccuparsi per lui.
Era preoccupato.
Aveva il timore di non essere in grado di aiutarlo abbastanza.
Aveva la costante preoccupazione che da un momento all'altro Federico potesse fare qualche azione pericolosa, giocandosi la vita.
Aveva paura di perderlo.
Quel ragazzo aveva avuto così tanti problemi nella sua vita, che il moro molto spesso non sapeva come porsi nei suoi confronti.
Non sapeva se assecondarlo oppure se esprimere la sua opinione.
Benjamin voleva proteggerlo.
Voleva farlo davvero.
Però pian piano si stava rendendo conto che forse non ce l'avrebbe fatta da solo.
Lui ci stava mettendo il cuore, ci stava provando fino alla fine.
Quella mattina era andato più volte a bussare alla porta della stanza degli ospiti, ovvero la stanza di Fede, per accertarsi che stesse bene, ma non l'aprì mai.
Aveva anche provato a chiedergli se volesse qualcosa da mangiare, però il minore aveva sempre risposto di no.
Il moro potè percepire, nonostante la spessa lastra di legno che li teneva separati, il tono triste che si insinuava nella sua voce.
Qualche ora dopo sentì dei singhiozzi soffocati provenire dal piano di sopra e ogni tanto percepì il rumore delle vecchie molle di quel marerasso, segno che Federico stesse cambiando posizione nel letto.
Il più piccolo non uscì neanche una volta da quella stanza tranne per andare in bagno un paio di volte, ma Benji preferì non disturbarlo.
Voleva lasciargli i suoi spazi.
Infondo anche lui ne aveva bisogno.
Tutti abbiamo il diritto di restare soli per un po'. È importante farsi un analisi di coscienza, ragionare su ciò che ti sta succedendo nella vita e magari pensare a come poter risolvere le situazioni negative.
Arrivarono le 00:15 di notte, il moro si era messo il pigiama e inizialmente si stava dirigendo verso la sua stanza, però poi qualcosa lo fermò.
Davanti ai suoi occhi passarono delle immagini orribili.
Si ricordò il sangue che sgorgava dal polso di Federico, si ricordò della vena rotta e si ricordò dei profondi tagli che resteranno per sempre cicatrici indelebili sulla sua pelle.
Lui si era tanto arrabbiato con il minore, ma non aveva mai pensato di chiedersi: perché lo aveva rifatto?
Per quale assurda ragione una persona vuole provocarsi autonomamente del dolore fisico?
Bhe, forse per placare il dolore che si prova dentro.
Delle volte il dolore che proviamo internamente, quel dolore forte che ti lacera dentro, che ti lascia un peso sul petto e un macigno sullo stomaco, quel dolore che la maggior parte delle volte cerchiamo di ignorare ma che si conserva dentro di noi...spesso può far molto più male del dolore fisico.
È un concetto molto complesso.
Però, per un momento, prova ad immaginare un corpo senza l'anima, senza sentimenti.
Cosa saremmo?
Delle macchine, molto probabilmente.
Dei robot comandabili.
Questo è il bello dell'essere umano.
Puoi vedere il suo corpo, ma non i suoi sentimenti.
Non potremmo mai dire di conoscere al cento per cento una persona, perché sempre, ovunque, anche nell'angolo più buio, essa nasconderà un piccolo segreto del quale noi non ne siamo a conoscenza.
Questo è lo stato d'animo che provò Benjamin, quella sera, in quel corrioio, in piedi fermo a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare.
Si sentì impotente davanti al dolore di Federico.
Forse non lo conosceva abbastanza.
Forse non voleva farsi comprendere.
O forse doveva essere lui a scoprirlo.
Fra tanti pensieri, tanti dubbi e tante incertezze, alla fine decise, anche quella notte, di non lasciarlo solo.
Avrebbe rischiato.
Cautamente aprì la porta della stanza del minore e con passi lenti si andò a sedere sul suo letto.
Il suo sguardo ricadde subito sul biondino, girato di spalle all'estremità del letto, quasi a un passo dal cadere.
Il moro si sdraiò di pancia in su, mantendendo sempre una certa distanza dall'altro.

《Federico》Sussurrò.

Non rispose, ma Benji sapeva che era sveglio. Il suo respiro non era lento e regolare come quando dormiva.

Ho bisogno di te || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora