Chapterღ 40
LOUIS’S POV
Aspetto che Sophia esca da scuola, cercandola con lo sguardo fra l’ammontare di bambini che escono dall’edificio. E’ sempre l’ultima, quella che cammina da sola, che guarda sempre il basso e non ride ne scherza con anima viva. Forse Chelsie ha ragione.. devo darle più importanza, più attenzioni, perché la mancanza di un padre e la poca presenza di nostra madre la sta facendo soffrire terribilmente. Non posso esserci a colpi pure io nella sua vita! Devo essere una costante, una figura fissa. E’ piccola, non può badare a se stessa da sola, ha bisogno di qualcuno che badi a lei, a bisogno di me. Quando è sulla soglia dell’uscita alza gli occhi per cercarmi, o forse non per cercare me, ma la bellissima ragazza che dovrebbe essere al mio fianco ora, in questo momento. Lo riabbassa e cammina verso la mia direzione. Sembrava entusiasta di Chelsie stamattina. Effettivamente è una ragazza così solare che è un po’ difficile non affezionarsi a lei!
- Ehi.. com’è andata? – le chiedo dolcemente abbassandomi al suo livello.
- Dov’è Chelsie? – chiede, ignorando completamente la mia domanda.
- Non è potuta venire.. aveva un impegno improvviso.. – mento sul momento.
- Ah.. – si lascia scappare debolmente.
Gli afferro lo zaino dopo essermi rialzato e le stringo una manina nella mia per raggiungere la macchina. Metto lo zaino nel bagagliaio e l’aiuto a salire sul suv nero e ad allacciarsi la cintura, prima di salire davanti e fare lo stesso. E’ troppo silenziosa, troppo persa nei suoi pensieri. So che ciò che Chelsie mi ha detto ieri sera su Sophia è vero, ma cerco inutilmente di convincere me stesso che non è così, che lei è felice. A Phoenix era diverso. Aveva fatto amicizia con qualcuno, qualche bambina della sua età, ed era felice. Essere tornati qui non è stato come me lo immaginavo. Per mamma non è mai stato un problema spostarsi. Dirige questa stupida agenzia immobiliare, che si sposta ovunque e che ha altre agenzie in diversi stati d’America o semplicemente in altre città. E’ libera di andare in diverse città senza porsi il ben che minimo disturbo, e Pheonix era una dei posti dove voleva andare maggiormente, per controllare la sua azienda anche da li, visto che le sedi più importanti sono a Pheonix, Seattle e New York. Avrei voluto andare in California, San Diego, Los Angeles.. posti ideali per fare surf. Oppure in Texas.. ma il fatto che mia madre potesse distrarsi lavorando mi suonava bene, quindi ho fatto fare i bagagli a tutte e due e le ho portate a Pheonix, in Arizona. Ma se per mamma non è stato un problema spostarsi, per Sophia dev’essere stato qualcosa di duro da accettare. A quattro anni non comprendi bene il mondo che ti circonda. Le avevo detto che non potevamo stare li, che Janelle non c’era più perché doveva essere così, ma che la stava guardando da lassù. Le dissi di immaginarsela vestita di bianco con le ali, perché era un angelo, forse l’unico angelo idiota con i capelli rossi. Quel pensiero mi ha sempre fatto sorridere. Si, lei sarebbe un bellissimo angelo dai capelli rossi, unico, raro e meraviglioso. Le dissi che ci guardava sempre, che lei era lassù per proteggerci, tutti quanti, e che le voleva davvero molto bene. Ad averla portata via da New York devo solo aver peggiorato le cose. Credevo di fare la cosa giusta, invece ho sbagliato.. e quando mai ho fatto la cosa giusta? Persino oggi sono riuscito a rovinare tutto. Due fottuti giorni non sono niente, non dovrei provare un sentimento così forte per quella ragazza! Ci stiamo solo provando, e la cosa non sembra funzionare per nulla. Forse perché abbiamo due caratteri troppo simili, abituati troppo a non lasciarsi sopraffare dagli altri, cocciuti, stronzi. Sarà che sto diventando seriamente un imbecille, ma adoro la sua testardaggine, il suo non darmi mai ascolto, adoro il suo modo di fare la stronza, la ragazza cattiva della situazione o quella timida e vulnerabile, e adoro ancora di più essere io che la deve salvare dai casini. Cristo Dio la adoro in tutto, punto.
STAI LEGGENDO
HEARTS & GUNS
Fanfiction[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...