Chapterღ 66

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Il tragitto in macchina si rivela più silenzioso del solito. Io e Louis stiamo insieme da un paio di settimane, il che sta a dire che questo è anche lo stesso arco di tempo  che conosco la piccola Sophia, più o meno. So che questo non vuol dire che possa dire di conoscerla a fondo, come se fossi una figura presente nella sua vita da sempre, ma sono certa di riuscire a capire quando qualcosa non va.  Mentre scappava dal piccolo palcoscenico improvvisato nella piccola palestra della sua scuola elementare per correre a cambiarsi, ridacchiava felice, salutando me e Louis al settimo cielo per la nostra presenza. Nel momento in cui è uscita dagli spogliatoi è stato come se il mondo le fosse ricrollato addosso, come se la piccola maschera da azzurra fatina non potesse proteggerla dall’inevitabile realtà. Sono quasi sicura che questo centri con le sue compagne di scuola, che siano loro a metterle addosso tutta questa tristezza. Deve essere successo qualcosa in spogliatoio, si, è così. Sta seduta sui sedili posteriori senza emettere alcun verso, alcun filo di voce. I suoi respiri a malapena udibili. E’ concentrata a guardare fuori dal finestrino, mentre il cielo si ingrigisce di un grigio più nerastro e la pioggia si fa più fitta. Suo fratello non è da meno. Concentrato sulla strada mentre pensa e ripensa a qualcosa, non molto difficile da identificare. Le mani stringono il volante con forza, colorando le nocche di un colore biancastro e strappando ancora di più le piccole ferite su esse. La mascella tesa, i lineamenti duri e un cipiglio in fronte a colmare il suo stato di ira e paura. Il leggero cenno di barba sul viso lo rendo un uomo perfetto, mentre gli occhi, solitamente azzurri come il cielo e limpidi, sono grigiastri e cupi. Poso una mano sulla sua gamba, poco sopra il ginocchio, e continuo a guardarlo in uno sguardo di amorevole conforto. Abbandona di più la schiena al sedile e posa una mano sulla mia incrociando le dita. Sono quasi sicura che i suoi occhi si stiano facendo più lucidi mentre arriccia le labbra verso l’interno della bocca e stringe di più la presa sul volante con l’altra mano. Il piccolo e breve discorso fatto poco prima alla recita di Sophia non ha portato a nulla, come qualsiasi altro discorso su questo argomento, del resto.

- Non possiamo andare avanti così Lou.. – sussurro, in un vano tentativo che possa sentirmi solo lui.

- Non durerà ancora per molto, te lo prometto. – promette, e nella sua voce vige un acuto senso di vendetta che mi mette i brividi.

Ferma la macchina dopo pochi minuti di totale silenzio. Credevo saremo scesi a casa sua, non casa mia. Come credevo che saremmo stati insieme, non io da sola. Non spegne il motore, e non si slaccia la cintura, segno che lui non ha in mente di fermarsi. Inoltre, strano a dirlo, mia madre a casa. Con la coda dell’occhio noto la sua auto parcheggiata nel vialetto.

- Ti passo a prendere verso le due, con Wendy e Niall.. Prepara le valige, ce ne andiamo per un po’. – dice serio, prima che possa scendere dalla macchina.

- Cosa vuol dire ce ne andiamo per un po’ ? – chiedo confusa.

- Che ce ne andiamo Chels. Solo per alcuni giorni.. – spiega leggermente stizzito.

- E questo quando l’hai deciso? –

- Nemmeno dieci minuti fa al telefono con Wendy. – dice serio.

- Louis, lo sai che non possiamo! – sbuffo.

- Si che possiamo. Abbiamo bisogno di alcuni giorni lontano da qui, da Sam, da Matt e dai loro cazzo di casini. Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per escogitare un buon piano d’attacco e per tenerti al sicuro da Sam. – dice, e il tono è autoritario, severo.

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