L’aria è fredda, particolarmente umida. Il paesaggio circostante è verde, circondato di pini tinti da un verde molto scuro, e semi nascosto da una nebbiolina fina e biancastra. Resto aggrappata al legno umido del recinto aperto dei cavalli. Li osservo pensierosa ripensando a quanto il mio mondo sia cambiato in sole due settimane. Mia madre, dopo l’incontro con Louis e “ sua figlia Sophia ”, a cercato in tutti i modi di farmi restare a casa, ma non ha funzionato. So solo che ha ceduto solamente dopo una telefonata di ben trenta minuti con Wendy affinché Louis non venisse con noi. Ovviamente c’è, ma lei non lo sa.
I punti sul fianco tirano, l’antidolorifico ha fatto svanire i suoi effetti. I leggins neri felpati avvolgono e riscaldano le mie gambe. La felpa rossa di Louis che tanto amo e che profuma di lui mi ripara dal freddo. I capelli sciolti e il capo coperto dal cappuccio mentre mi mordicchio la pelle introno alle unghie delle mani.
Ci sono ben quattro cavalli e un piccolo puledro tutto nero, con una macchiolina bianca che circonda l’occhio destro. E’ nato da pochi giorni, o almeno questo è ciò che ci ha detto Bobby, il giardiniere del Ranch dei genitori di John. E’ un giardiniere si, ma si occupa maggiormente dei cavalli del Ranch. I genitori di John non salgono più qui, sono pur sempre sette ore di viaggio da dove abitiamo noi e il paese più vicino è a mezzora di distanza. E’ un bel posto, all’aria aperta e pulita, ma troppo fuori mano e ormai fuori moda anche per dei ricconi come i genitori di John. Questi ora vivono a Chicago, dopo aver lasciato il figlio qui perché continuasse gli studi.
- Tu pensi troppo piccola.. – sorride lui sul mio viso, strofinando il naso sulla mia guancia mentre si avvicina per stringermi a se.
- Uno dei due dovrà pur farlo, no? – lo prendo in giro.
Ride come non fa da qualche giorno ormai, ed è un toccasana poterlo sentire. Siamo qui al Ranch dei genitori di John da ormai un paio di giorni. Aspettiamo l’arrivo di tutti gli altri, o meglio Lou e Niall lo aspettano. Saranno qua a breve ormai e preferisco restare fra le sue braccia a godermi la quiete prima della tempesta, conoscendolo. Vogliono escogitare un piano per far finire tutto il prima possibile, prima di Natale che, seppure sembri strano, è tra appena dieci giorni. Mi si accappona la pelle al solo pensiero che lui muoia, prima di Natale. Scrollo le spalle e un po’ il capo quasi ad allontanare quegli scomodi pensieri.
- Ti posso fare una domanda? – chiedo dolcemente, senza mai distogliere lo sguardo dai cavalli.
- Mmh. – annuisce baciandomi il collo.
Rabbrividisco e sorrido. Effetti del tocco leggero di Louis Tomlinson.
- Hai mai preso in considerazione l’idea di trovare un modo di mandarlo in galera.. sai, sarebbe più facile e meno rischioso magari.. – ipotizzo.
- No. – risponde facendosi serio.
- Perché? E’ dove merita di stare.. –
- Dieci anni e sarebbe fuori come se nulla fosse.. – quasi ringhia.
- Louis.. –
- Non sono pronto a concedergli il privilegio della vita. Lui l’ha strappata a mia sorella, stava per strapparla a te.. quasi foste dei giocattoli. Non merita di stare qui. Non merita la possibilità della galera. –
- Lo so ma.. –
- Niente ma. Sam muore, fine del discorso. – ringhia.
- Non voglio litigare con te.. – chiarisco a bassa voce.
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HEARTS & GUNS
Fanfiction[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...