- Sono a casa.. – urlo entrando, ricordandomi poi che avrei fatto meglio a stare zitta.
Mia madre non risponde, come immaginavo. Non la sento armeggiare in cucina, forse è sotto la doccia o in salotto a guardare la televisione. A quest’ora trasmettano la sua soap-opera preferita. Mi tolgo il cappotto e riprendo la borsa fra le mani salendo al piano di sopra, per andare in camera mia. Lei è seduta sul mio letto, si guarda intorno, cercando qualcosa e boccheggia nervosa quando entro. Non voglio avere un conflitto con lei, non ora, perché ciò che è successo stamattina è già abbastanza da dover mandare giù. Fingo non ci sia, posando la borsa sulla scrivania e tirando fuori i miei libri. Odio vederci così, odio la tensione che potrebbe rompere i muri di questa stanza, vista quanta ce né tra noi ora. La vedo con la coda dell’occhio rigirarsi fra le mani una fotografia che tengo sul comodino. Siamo io e lei. Mi mancano i denti davanti, ho due treccine e avrò avuto sei anni. Mi sta abbracciando e sorridiamo insieme guardando l’obbiettivo, che in quegli anni felici nascondeva dietro di se il volto dell’uomo che chiamavo padre.
- Ricordo la volta che sono venuta a prenderti in orfanotrofio.. avevi tre anni, ricordi? Eri bellissima, come lo sei ora. – sorride nostalgica.
- E’ un vago ricordo di una donna che sorride, e che non è per niente delusa o affranta, come si è rivelata in questi giorni.. – dico tenendo lo sguardo sui miei libri di letteratura.
- Io.. mentirei se ti dicessi che il tuo comportamento riguardo a quel ragazzo non mi abbia ferita, ma tu non mi hai mai delusa Chelsie.. mai. – mi rassicura, e io non le credo.
- Vorrei crederti.. – ammetto.
- Non voglio che tu possa pensare che mi penta di averti preso con me, o che io non ti ami come farebbe una madre biologica.. perché sei tutto quello che ho, sei mia figlia e ti amo. Non sai quanto ti ho voluta e quanto ho dovuto aspettare per averti! Scienza o meno sei parte di me e lo sarai sempre! – dice, e la sua voce è strozzata e sembra potrebbe rimettersi a piangere da un momento all’altro.
- Quindi sabato la porta non si è aperta magicamente da sola, quando qui c’era Wendy?! – dico, e la mia voce suona un po’ troppo fredda.
- No, infatti. – sorride dispiaciuta.
- Cos’hai sentito? –
- Tutto. A dire il vero ho sentito tutto, e so che non avrei dovuto, ma dovevo sapere di più.. – sospira, e sono sicura si riferisca a indizi su Louis.
A dire il vero non so se essere arrabbiata con lei per aver origliato la conversazione con la mia migliore amica o lasciare che non mi importi. Ho ripassato nella mia mente ogni discorso saltato fuori l’altro giorno, quando Wendy era qui.. nulla di compromettente su Sam, nulla che non vada. Era una strana, normale conversazioni fra amiche che spettegolano su ragazzi.
- Quella felpa è sua? – chiede titubante.
Mi guardo e capisco subito il concetto della sua domanda. Indosso una felpa di Louis e mi va enorme. E’ rossa, con la zip e il cappuccio. Glie l’ho rubata un po’ di tempo fa, e quando se n’è accorto non ha fatto storie e mi ha detto che sarebbe stato felice se l’avessi indossata io. Odora di lui, della sua colonia e mi piace, la metto spesso, così che quando non c’è possa immaginarlo qui, vicino a me.
- Si.. – dico, voltandomi verso di lei per vederla meglio.
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HEARTS & GUNS
Fanfiction[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...