Chapterღ 20

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CHELSIE’S POV

Il lunedì mattina inizia stranamente in modo molto tranquillo. Mi sono svegliata davvero molto presto, e così, sono uscita di casa prima ed ora eccomi qui, nel cortile della scuola. Mancano una ventina di minuti prima che la campanella dell’inizio suoni e, in mia compagnia, ci sono solo una piccola cerchia di secchioni, seduti in un angolino, a studiare freneticamente le materie della mattinata. Io mi siedo su un piccolo muretto che recinta un’enorme albero rigoglioso. Apro un vecchio romanzo e ne leggo qualche pagina, beandomi della tranquillità del luogo, sotto il sole e il cinguettio degli uccellini. Credo di rimanere li un buon quarto d’ora prima che il cortile inizi ad affollarsi, e la presenza dei ragazzi davanti al cancello mi distragga ulteriormente. Wendy è la prima a notarmi, camminando a passo svelto per raggiungermi. Ripongo il libro in borsa e mi alzo. Dietro la mora tutti i ragazzi, compresi John e Louis si fanno strada per raggiungermi. Prima che possa rendermene conto mi è già attaccata al collo, in un forte abbraccio.

- Wendy mi strozzi! – ridacchio.

- Tu.. brutta cretina! Fammi ancora una cosa del genere e giuro su dio che ti uccido! – dice abbracciandomi più forte.

- Mi dispiace ok? Non pensavo avesse qualcosa a che fare con quel Sam.. Pensavo fosse uno a posto.. – dico in mia difesa.

Qualche istante dopo si stacca, e a prendere il suo posto ci pensa John. La sua colonia mi invade i sensi, è dolce e molto buona.

- Per fortuna sei tutta intatta! – scherza lui.

- Già.. Per fortuna è così. – dico lanciando uno sguardo di ringraziamento a Louis.

Lui però non sembra dare importanza a questo sguardo. E’ perso nei suoi pensieri, visibilmente serio e risentito. Qualcosa lo turba, solo vorrei sapere cosa.

- Ti posso fare una domanda? – mi chiede il biondo.

- Spara.. – 

- Come diavolo hai fatto a telefonare a Wendy? – chiede ridacchiando.

- Ho chiesto a Michael un ultimo desiderio.. – dico semplicemente.

- Una telefonata? – ridacchia il moro.

- Una qualsiasi schifezza del fast-food a dire il vero.. Gli ho chiesto di prendermi da mangiare, e quando se n’è andato ho chiamato Wendy.. – dico, visibilmente in imbarazzo dopo aver abbassato lo sguardo sui miei piedi.

Una risata generale esce dalle loro bocche, tranne da quella di Louis, che mi guarda più confuso che mai. Riflette o assimila le mie parole, prima di lasciarsi scappare un piccolo sospiro divertito.

***

- Edgar Lee Masters. Famoso poeta nato negli stati uniti, più precisamente in Kansas, nel 1869. Qualcuno ne hai mai sentito parlare?.. Nessuno?.. Edgar è famoso in tutto il nostro paese e addirittura in Europa. Scrisse una raccolta di poesie che racchiuse nel libro “ Antologia di Spoon River ”. Di queste, colpì il fatto che fossero epitaffi di ogni singola persona di quel paese. Parliamo di quasi 224 poesie. - spiega il professore di letteratura.

- Quindi ora leggeremo poesie sui morti? Direi che è un argomento eccezionale, molto allegro! – sbuffa ironico Harry.

- Non sui morti, Mr. Styles, ma dei morti. Ogni persona scrive una poesia, un epitaffio, cioè qualcosa che vuole che venga ricordato di lui una volta finita la sua vita, qualcosa che vuole scritto sulla sua tomba e che lo rappresenti. Ogni persona scrive dei suoi segreti più oscuri, o del proprio amore, o dei tradimenti.. Forza, prendetene una copia. – sorride entusiasta il professore, passandoci una copia a testa.

HEARTS & GUNSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora