HEARTS & GUNS

Chapterღ 18

- Ora tocca a me farti una domanda.. – lo avviso.

- Chiedi quello che vuoi.. –

- Voglio sapere cosa ti ha spinto a lasciare New York, cosa ti ha spinto a vivere questa cosa della lotta tra Gang! – dico, ancora stretta fra le sue braccia.

Per un momento mi sono chiesta che cosa stessimo facendo, perché eravamo stretti l’uno tra le braccia dell’altra. Poi ho capito. Ognuno dei due ha bisogno di conforto, cosa che non è mai stato capace di ricevere da altre persone. Ci capiamo subito, sappiamo quando l’altro ha bisogno di qualcosa e non ci giudichiamo a vicenda. Anche se lui deve ancora aprir bocca, so che non lo giudicherò. Voglio essere comprensiva come lui è stato con me.

- Beh, dunque.. E’ iniziato tutto con me e Zayn. Siamo nati praticamente insieme, anzi lui è leggermente più piccolo di me di poco. Nemmeno un mese di differenza. Noi siamo praticamente cresciuti insieme e.. non so. Questa cosa delle Gang l’abbiamo iniziata io e lui. All’inizio era solo un darsi botte con Matt e Sam, ma poi hanno iniziato ad aggiungersi altre persone e la cosa è sfuggita di mano facendosi più seria. – spiega nervosamente.

- Michael fa parte di quella gang? – 

- Si. Ma è arrivato dopo, quando le cose iniziavano a farsi più pericolose. Mio padre era.. un lurido bastardo. Aveva una relazione con la madre di Sam. Quest’ultimo ha dato la colpa a me quando suo padre lo scopri e chiese il divorzio abbandonando lui e sua madre. Mio padre e quella donna avevano una cosa in comune, l’alcol. Bevevano ad ogni ora del giorno, sempre. Inoltre sua madre qualche anno dopo iniziò anche a drogarsi, e in breve abbandonò Sam al suo destino. – spiego.

Non pensavo ci fosse qualcosa di così tormentato sotto questo ragazzo. E’ una storia allucinante, che non niente di normale. E’ incredibile lo stress emotivo a cui questi ragazzi sono stati sottoposti, per non parlare di dolore e altra sofferenza. Resto in silenzio, in ascolto delle sue parole e triste nel sapere della sua vita.

- Mio madre era all’oscuro di questo. Io lo sapevo perché avevo avuto una brutta rissa con Sam per questo, ma in casa mia non lo sapeva nessun altro se non mio padre. Dopo l’accaduto a casa di Sam, mio padre lascio quella donna e incominciò a mandare in frantumi la nostra famiglia. Usciva di casa la mattina per tornare la sera ubriaco marcio, e riempire di botte mia madre. La picchiava per cose così futili.. ricordo che una volta le urlò contro per avergli cucito male uno strappo su una logora camicia di merda. Le fece un occhio nero. Non aveva ritegno, pur sapendo che fosse incinta.– 

- Oddio.. – mi lascio scappare.

- Avrei dovuto proteggerla prima, ma lei mi spingeva in camera mia con Janelle, affinché non assistessimo a nulla. Janelle a quel tempo aveva solo quindici anni, un anno in meno di me. Avevo paura che mio padre picchiasse anche lei, così l’abbracciavo e la tenevo al sicuro in camera mentre lei continuava a piangere. Una sera poi sentii anche delle bottiglie rompersi. Obbligai Janelle a restare chiusa in camera mentre io uscivo fuori. Mio padre stava puntando una bottiglia in vetro di whiskey sul pancione di mia madre, che era si e no all’ottavo mese di gravidanza. Forse è esagerato, ma credevo volesse ucciderla.. Così, mentre lui non si accorse di nulla, ruppi una bottiglia di vetro sulla sua testa, facendolo cadere. Spinsi mia madre in camera con Janelle e chiamai la polizia. Finché questi non arrivarono lo massacrai di botte. – disse, con la voce strozzata.

Non riesco a credere a ciò che sento. Credevo che Louis fosse il solito ragazzo perfetto, con una vita perfetta, che se la prende con i più deboli per fare il bullo, il gradasso. Quando Wendy disse che lui aveva un passato difficile pensai ad un divorzio, non di certo a tutto questo casino. Sento una delle sue lacrime bagnarmi una guancia. La asciugo frettolosamente prima di passare la mano sul suo viso. La mascella è tesa, i lineamenti duri, mentre guarda un punto indefinito del muro alle mie spalle con gli occhi lucidi.