CHELSIE’S POV
- Ok, non importa.. o meglio, importa ma se proprio non puoi va bene. Lo spiegherò io a Sophia.. Tu cerca di tornare il prima possibile.. – sospira in tono frustato.
Smette di concentrarsi sulla conversazione fatta al telefono quando mi vede scendere l’ultimo scalino della mia modesta casetta. C’è chi si immagina che vivere a New York sia solo tanto traffico, taxi gialli e lussuosi appartamenti ad una cifra stratosferica. Con lo stipendio di mia madre so che potrebbe essere la vita che posso permettermi, ma che non voglio. Vivere in periferia, a mezzora dal centro nella tranquillita di questo posto è ciò che più adoro. Certo, anche qui ci sono taxi gialli, gente ricca sfondata e scuole private.. ma è tutta un’altra storia dal centro. E’ meno caotico, più tranquillo e.. intimo, se si può dire.
- Ti richiamo stasera.. ok. Anche io.. Ciao. – dice frettolosamente per riattaccare.
Siamo tornati a casa per prepararci alla recita di Sophia. Lui non vuole che io venga, e solo dopo uno scontro di ben quarantacinque minuti ha ceduto, sbuffando per la mia testardaggine. Non farò nient’altro se non stare seduta su una sedia a guiardare Sophia recitare la parte della fatina azzurra che tanto voleva. Nessuno sforzo fisico che possa mettere a rischio la mia salute. Mi ha riportato a casa ieri sera, dove ho dovuto inscenare la parte della ragazza che sta benissimo e non ha un enorme buco sul fianco con mia madre, che è poi scappata via stamattina convinta che sarei andata a scuola. Wendy e John stanno architettando qualcosa per farmi allontanare da casa, in modo che mia madre non possa scoprire della ferita. Sarebbe un enorme problema se lo scoprisse e io non posso permettere che accada.
- Chi era? – chiedo scuotendo impercettibilmente il capo per allontanare quei pensieri catastrofici.
- Mia madre.. voleva scusarsi per non averci avvisato che resterà a Seattle, e che tornerà questo fine settimana. Ovviamente non poteva prendersi un giorno o due per la recita di sua figlia.. l’ennesima a cui non assiste.. – sospira frustrato.
- Non penso sia una di quelle madri a cui non frega niente dei figli Lou..–
- No.. non lo è, ma.. –
- Allora non dipingerla come tale.. scommetto che lei ci ha provato con tutta se stessa a venire.. ma forse non glie l’hanno permesso. – accenno un sorriso avvicinandomi.
- Come stai? – chiede, per cambiare totalmente argomento.
- Bene.. – sorrido.
- Bene.. – ripete lui stringendomi a se.
Porto le mani sul suo viso, e muovo istintivamente i pollici in una dolce carezza. La barba, leggermente più folta del solito accenno, gli incornicia il viso. Gli occhi sono limpidi, azzurrissimi, quasi trasparenti da tanto chiari che sono. Il cipiglio formatosi poco prima al telefono si scioglie lentamente, mentre il ragazzo che amo si rilassa visibilmente. Gli stampo un casto bacio sulle labbra prima di far scivolare le mani sul suo tonico petto. Indossa una camicia bianca, semplice, dei jeans chiari arricciati alle caviglie e una giacca in pelle nera, lasciata completamente aperta. Il ciuffo castano che gli ricade sulla fronte è completamente arruffato dandogli un’aria sexy. Io non sono nulla confronto a lui. Indosso un maglioncino color cappuccino, dei jeans neri, molto attillati. Ho legato i capelli in una coda molto alta, ma visto la loro lunghezza sembrano comunque lunghissimi e vesto un cerchietto semplicissimo bianco. Mi porge il cappotto appeso sull’attaccapanni all’entrata. Lo afferro subito infilandolo mentre esco da casa e mi dirigo verso il suo suv nero. Una volta che sono riuscita a infilarmi il cappotto senza problemi mi porge la borsa e sale in macchina.
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HEARTS & GUNS
Hayran Kurgu[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...