Lunedì mattina inizia nel più strano dei modi, al quale però sembra dovrò abituarmi. Mia madre non mi saluta. Fa colazione per conto suo, sorseggiando il suo caffè macchiato e mangiando dei biscotti. Io non mangio, mi dirigo fuori senza dire nulla, giusto per venire a scuola. Sembra meno arrabbiata dell’altro giorno, più pensierosa, ma forse è solo una mia semplice impressione. Ma la lite con mia madre non è l’unica cosa alla quale sembra dovrò abituarmi. Non dormo da venerdì sera, quando ho lasciato la macchina di Louis per tornare a casa. Credevo di stare bene, credevo di aver trovato un po’ di pace. Ma i mostri non ti danno pace, soprattutto quelli che si tenta di nascondere in noi. Ho fatto incubi su incubi, mai lo stesso per più di una volta. Sam che uccide mia madre e poi me. Sam che uccide Louis, questo l’unico che si ripeteva in svolgimenti diversi: una volta gli sparava alle spalle, un’altra lo soffocava con un sacchetto della spesa. Mia madre, tanto arrabbiata com’è, non si è nemmeno spinta di vedere se stavo bene, mentre io ero sicura di urlare nel sonno, o almeno credo, forse non l’ho fatto. Eppure mi svegliavo grondando di sudore e piangendo disperata.
L’arrivo a scuola non è dei migliori. Le persone continuano a fissarmi, a spettegolare o ridacchiare di me esattamente come venerdì mattina, sembra dovrò abituarmi anche a questo adesso, anzi riabituarmi. Cerco di ignorare tutti, tenendo la testa bassa e facendomi i fatti miei, anche se ogni sguardo è quasi come una lancia che trafigge la mia autostima e mi ferisce tantissimo. John e Wendy sono andati a prendere un caffè e mi raggiungeranno più tardi, così mi dirigo verso il mio armadietto per prendere i libri per le prime ore, ma prima che possa aprirlo qualcuno mi abbraccia da dietro, e lascia caldi e umidi baci sulla mia guancia.
- Buongiorno principessa. – sussurra al mio orecchio e sventola davanti a me un cartoncino azzurro.
- Cos’è? – sorrido divertita.
- Lo ha fatto Sophia a scuola. E’ l’invito ufficiale alla sua recita di mercoledì. E’ alla mattina quindi dovrai perdere scuola.. Lo ha fatto lei con le sue mani. – sorride quando mi volto verso di lui.
E’ un cartoncino non molto grande, azzurro pastello, chiuso come fosse un libretto. Al suo interno c’è scritto l’ora e il luogo della recita scritta in una tenerissima calligrafia elementare, scritta con quelle tempere colorate coi glitter. Me lo rigiro tra le mani sorridendo mentre Louis mi guarda divertito.
- E’ stato dolce da parte sua.. – sorrido.
- Si, molto.. Ci tiene che tu ci sia. – sorride, baciandomi una tempia.
- E io ci sarò. – sorrido.
Mentre lui si volta a salutare alcuni ragazzi della squadra di football io apro l’armadietto, con l’intento di posare il bigliettino di Sophia nel ripiano alto e afferrare i libri di sociologia e matematica. Poso il bigliettino azzurro sopra e appena porto lo sguardo sui libri, nel ripiano sotto, noto uno strano foglietto ripiegato un paio di volte che sono sicura di non aver mai visto. Qualcuno deve averlo spinto dentro dalle tre fessure sulla porta dell’ armadietto. Lo apro con calma e leggermente confusa, per poi trovarmi spiazzata sul contenuto di quel foglietto. Qualcuno ci ha stampato sopra una mia vecchia foto del primo anno di liceo, quasi quaranta chili fa. Nel momento in cui mi guardo intorno confusa per vedere, stupidamente, di trovare il mittente di quest’odioso foglietto noto che non è solo nel mio armadietto. Aver camminato a testa bassa, guardandomi i piedi, non è stata una brillante idea, visto che non ho nemmeno notato questo. Qualcuno ha appiccicato le fotocopie di questo foglietto su ogni porta che riesco ad intravedere. Perché? Perché c’è qualcuno che mi sta facendo questo?
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HEARTS & GUNS
Fanfiction[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...