Esco dal bagno coperta solo da un enorme asciugamano. I capelli bagnati mi ricadono solo su una spalla. Mi dirigo nella mia camera per andare a vestirmi. Mia madre è uscita una mezzoretta fa. Sam è venuta a prenderla per portarla a recuperare la sua macchina, in modo che possa andare al lavoro. Sono rimasta chiusa in camera mia a piangere e soffocare urli isterici sul mio cuscino per tutto il dannato pomeriggio. Alla fine però, che mi possa sentire amata o meno, ho ceduto. Un paio di cerotti trasparenti stanno sul mio polso sinistro, che resta sempre quello ridotto peggio. Giuro che ho provato a ripensare al fatto che al mondo, una persona che mi ama e vuole prendersi cura di me c’è, ma non ha funzionato abbastanza. Non conosco nessun’altro modo di sfogarmi senza lenire le persone intorno a me se non lenire me stessa. Infilo qualche braccialetto in cuoio, giusto perché non si notino e inizio a vestirmi. Louis sarà qui a minuti. Asciugo i capelli, acconciandoli in una crocchia ordinata. Infilo l’intimo bianco, un maglioncino bianco infilato sotto una gonnellina nera, in pelle, ampia che arriva quasi al ginocchio. Lego in testa una bandana rossa mentre ai piedi indosso un paio di stivaletti della Timberland che mia madre mi ha regalato lo scorso inverno. Prendo una sciocca pochette nera e ci infilo il telefono e il portafogli, prima di tornare in bagno per truccarmi leggera come al solito.
So che non dovrei uscire, ma lo farò comunque. Sono troppo arrabbiata con mia madre, con me stessa per essere ricaduta in quel circolo vizioso dello sfogo, e per chiunque abbia messo in giro queste dannate voci sul fatto che sono rifatta e ho bisogno di alcol, tanto, tantissimo alcol. Voglio sballarmi del tutto stasera, perché ne ho bisogno. Voglio essere ubriaca marcia in modo da non poter pensare, non poter riflettere su tutto quello che oggi ha decretato questa giornata una bellissima giornata di merda. Scendo le scale accertandomi di aver preso tutto quando suonano alla porta. Infilo il cappotto, lasciandolo aperto e afferrando le chiavi di casa per uscire. Una volta fuori, fra le sue braccia, la tensione che in tutto oggi si è accumulata in me declina, svanendo pian piano. Quando le sue labbra sono sulle mie, questa sparisce del tutto.
Nonostante gli sorrida, o almeno accenni qualche sorriso, il viaggio in macchina risulta comunque troppo silenzioso, e mi da modo di pensare ad oggi, come se stessi rivivendo questa cosa della lite con mia madre ora. Sono ancora scossa dai suoi occhi, da quel suo sguardo freddo, deluso e triste quando gli ho detto la verità, quando ho ammesso di aver fatto l’amore con Louis. So che lui non ha una vita semplice, e che agli occhi di terzi può davvero sembrare un delinquente buono a nulla, ma io so com’è realmente. Lui è buono, romantico, dolce, intelligente e protettivo, a suo modo certo, visto come mescola questi pregi con la sua rudezza, il suo linguaggio sporco e la sua impulsività, ma è tutto questo e non lo cambierei per nulla al mondo. So che finirò nei guai per questo, come so che Caroline non scherzava sul fatto di mandarmi fuori casa, ma è come se ora come ora non mi preoccupassi minimamente di correre il rischio.
Una volta arrivati alla piccola villetta in cui si trova la festa ci ritroviamo nelle stesse posizioni di quando mi ha lasciata a casa oggi, mentre sono fra le sue braccia con la schiena appoggiata all’auto.
- C’è una cosa di cui ti devo parlare prima di andare.. – dice serio.
- Spara.. – dico, senza un briciolo di emozione.
- Si tratta di Wendy. Zayn mi ha chiesto di parlarti perché tu possa parlare con Wendy e convincerla a restare qui, a New York. – sospira.
- Cosa vuol dire convincerla a restare? – sbotto sorpresa e confusa.
- Wendy e Niall hanno rotto qualche giorno fa. Wendy si è stancata di tutta questa merda delle gang e hanno litigato, lasciandosi. Inoltre ora lei sta pensando di partire per la Georgia, perché sua madre si è trasferita li per lavoro.. – sospira di nuovo.
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HEARTS & GUNS
Fanfiction[Dal Chapterღ 25] - Tu non puoi aiutarmi.. sono io quello forte, quello che deve aiutare te. Tu non devi fare nulla.. – mi deride scherzosamente. - Un giorno avrai bisogno del mio aiuto.. – dico scherzosamente. - Tu dici? Io non credo. Per come sei...