Nelle fauci del drago

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I giovani e Orochi avevano accelerato il passo per cercare di uscire dalla foresta il prima possibile.

Man mano che avanzavano, il paesaggio cambiava.

Da un lato della strada le pareti di roccia si innalzavano nere, dritte verso le nuvole. Erano alte almeno quattrocento metri, a strapiombo e innevate.

Sul lato opposto si estendeva la massa bianca di un ghiacciaio, la quale doveva muoversi velocemente, dal momento che ogni quaranta minuti un pezzo di ghiaccio se ne staccava infrangendosi sulle rocce.

Poco più avanti, i giovani visitatori si trovarono davanti giganteschi gradini alti almeno due metri ricavati nel fianco della montagna, in modo tale da ottenere superfici piane.

Risalivano a un'epoca molto lontana, ma la forma era ancora inconfondibile.

Midoriya ne contò più di cento su uno stesso fianco, che si perdevano via via lungo la parete di roccia.

Erano più imponenti di qualsiasi cosa avesse mai visto in vita sua.

Abbarbicate in punti impossibili da raggiungere, c'erano anche delle abitazioni in rovina.

«Non mi aspettavo di trovare qualcosa di simile» disse Bakugo.

«Nemmeno io» annuì Izuku.

«Direi che potremmo fermarci a riposare per un po' qui».

«Va bene...».

«Deku, vedi di non allontanarti troppo».

Sorrise.

Kacchan aveva capito subito che voleva andare a vedere quelle strane rovine.

Gli diede un bacio sulla guancia.

«Dieci minuti e sono di nuovo qui» promise.

Tirò fuori dallo zaino un taccuino e cominciò a prendere appunti.

Tutto quello che li circondava era assolutamente straordinario.

Preso dallo stupore, per poco non andò a sbattere contro qualcosa di solido.

Alzò lo sguardo e si trovò di fronte ad un'enorme statua dalle sembianze umane.

La sfiorò con le dita, delicatamente.

Era davvero fatta bene.

Se non fosse stato per l'edera che le era cresciuta intorno, sarebbe stata ancora più bella e imponente.

Sussultò.

Per un attimo, gli sembrò che gli occhi della statua si fossero illuminati.

Ma, forse, era stata solo una sua impressione.

Sentì un fruscio.

Si girò di scatto.

Non c'era nessuno.

Era comunque meglio tornare indietro.

Se avesse tardato, Kacchan lo avrebbe ucciso.

Sentì di nuovo un fruscio e, questa volta, anche delle voci.

A quanto pareva, non erano soli in quella foresta.

Aumentò il passo.

«Ho sentito un rumore» sentì dire. «Andiamo a controllare».

Accidenti, se l'avessero visto sarebbe stato un guaio.

Si bloccò.

Qualcosa di viscido gli era finito sulle spalle.

Un'enorme ombra incombeva su di lui.

Avrebbe voluto urlare, ma le parole non gli uscivano.

Si sentì afferrare.

Chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, vide Bakugo sdraiato su uno spesso ramo.

«Ma che?».

I suoi piedi non toccavano terra.

Con la coda dell'occhio, vide che Orochi lo teneva per il colletto.

«Ah sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo» sospirò.

«Si può sapere che cosa sta succedendo?» domandò Bakugo osservando curioso la scena.

«A quanto pare non c'è nessuno» disse la stessa voce di prima.

«Probabilmente era solo un cervo. Torniamo indietro».

«Chi diavolo sono quelli?» sussurrò Katsuki.

«Non lo so e non voglio saperlo. Però, se non fosse stato per Orochi, a quest'ora mi avrebbero visto» spiegò Midoriya, ringraziando poi il drago.

«Potresti mettermi giù, ora?».

Il grande rettile rosso lo posò delicatamente su un ramo.

«Ah Deku, che cosa faresti senza me e Orochi?».

«Probabilmente niente» sorrise.

Accarezzò il drago e poi baciò Bakugo.

«Sarei perso senza di voi».

Perché proprio tu, Deku?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora