17.

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Da quando quella ragazza se n'è andata mi sono chiusa in ufficio per iniziare il progetto della festa.
Ho ancora tante cose da fare e vorrei anticiparmi il lavoro, così magari ho il weekend libero.

Intanto ho dimenticato che tra qualche minuto ho appuntamento con Gionata e Kathe e sono ancora qui.
In fretta mi rifilo la giacca, cercando di sbrigarmi quando poi il mio cellulare squilla mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con fare svampito

«Kath?» mi schiarisco la voce, come per fingere che sia tutto okay.

«Sei in ritardo amo» ghigna lei, immaginandomi

«Lo so, scusatemi arrivo subito, giuro» dico ammettendo il mio peccato

«Ti aspettiamo, tranquilla» dice prima di mettere giù

Esco dall'agenzia in fretta e furia, tenendomi stretta le cartelline al petto e cammino dritta, quando d'improvviso un paletto, che i miei occhi avevano ignorato finora, mi ostacola, facendomi cadere.

-Cazzo se sono la solita imbranata.- mi rimprovero, trovandomi seduta a terra come una vagabonda.

«Ahia, che dolore!» fremo toccandomi la gamba

Una mano tesa si mostra davanti a me, accompagnata da una voce «Stai bene?»

Alzo lo sguardo scorgendo i suoi occhi, quegli occhi scuri e profondi che mi hanno dato il tormento finora «Fanny?» accenna un sorriso, riconoscendomi

Arrossisco violentemente data la situazione e abbasso lo sguardo, cercando di rialzarmi da sola. Non solo imbranata, pure limitata ora che non riesco a mettermi in piedi, dato il dolore che accuso alla gamba.

Il ragazzo mi prende per un braccio, aiutandomi ad assumere una posizione eretta «Nico» dico ancora imbarazzata «Che ci fai qui, non eri a Roma?» chiedo senza pensarci

«Sì, sono qui per lavoro» dice lui tentennando

«Capisco, be' ci vediamo allora...» faccio per salutarlo con un semplice cenno e cambiare direzione, quando la mia gamba fa brutti scherzi, impedendomi di camminare.

Non so che mi succede, ma d'un tratto sento la terra mancarmi sotto i piedi e la vista mi si offusca, poi non ricordo più nulla.

«Era un sogno?» mi tocco la fronte, con fare frustrato e sbuffo, realizzando di essermi illusa

«Dove sono?» dico guardando le mura, che non sono affatto quelle di casa mia e piuttosto ricordano quelle di un ospedale

D'un tratto cambio espressione quando vedo Nicolò varcare la porta della stanza ed avvicinarsi al mio letto «Va meglio?» mi chiede toccandomi la fronte delicatamente

«Perché sono qui?» chiedo mettendomi seduta, mentre faccio per sistemarmi le lenzuola addosso

«Ti ho portata a fare un controllo, cadendo hai riportato un trauma alla gamba» increspa le labbra lui «E il troppo stress ha fatto sì che tu svenissi tra le mie braccia» ghigna, lanciandomi un'occhiatina maliziosa

Mi rimprovero nella mia mente, data la pessima figura e abbasso lo sguardo intenta a ritornare del mio colorito naturale.
Fremo digrignando i denti, quando il dolore alla gamba mi colpisce ancora una volta, facendomi imprecare

«Il dottore mi ha detto che tra qualche giorno sarà tutto finito, tranquilla» mi rassicura lui

Nel mio campo visivo entra un uomo dai capelli brizzolati, sulla cinquantina, che immagino sia il dottore

«Buongiorno, signorina Talese» si presenta il dottore, stringendomi la mano «Sono passato per un ultimo controllo, prima di farla andare» dice aprendo la cartellina con i risultati delle analisi

Dopo i dovuti controlli ed aver messo a posto i documenti Nicolò gentilmente si propone di accompagnarmi a casa in macchina, dato il fatto che sono limitata nei movimenti

Lo guardo guidare tutto il tempo, restando attratta dal modo in cui i ricci gli cadono sulla fronte, definendo i suoi lineamenti marcati.
Gli spiego dov'è che deve andare per portarmi a casa e così segue le mie parole, giungendo a destinazione dopo poco.

Ferma l'auto davanti al palazzo in cui abito, per poi rivolgermi l'attenzione «Aspetta che t'accompagno dentro» dice prima di scendere e venire dal mio lato

Mi aiuta ad alzarmi gentilmente e mi fa aggrappare a lui, aiutandomi a camminare «Sicura che non voi che t'accompagni fin sopra?» chiede, mostrandosi disponibile

«Nico sto bene, ti ringrazio, ce la faccio» rifiuto il suo aiuto, sentendomi di peso per lui

«Bene...» sfoggia un sorriso lui, prima di proferire nuovamente parola «Che fai sabato?» chiede di getto

«Non lo so, tu?» faccio spallucce, rivolgendogli la domanda

«C'è una serata in centro, se vuoi venire io sono lì»

«Magari, allora ci vediamo sabato, grazie di tutto Nico» mi sporgo verso lui, lasciandogli un bacio sulla guancia, per poi voltarmi e andarmene

Mai mostrarsi troppo disponibile e mai far capire a un uomo che sei attratta da lui, altrimenti perdi prima di incominciare a giocare.

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Problemi d'amore||Tony EffeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora