59.

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«Okay, possiamo andare adesso» dice lei guardandosi un'ultima volta allo specchio e prendere a camminare fuori dalla stanza, seguita da me intenta ad aiutarla a reggere il vestito.
«Katherine, finalmente ti ho trovata! Vieni ti devo far vedere la disposizione dei presenti per gli invitati» dice l'organizzatrice, sembrando alquanto impacciata, trascinandola dietro di sé.

«Tu vai pure, ti raggiungo dopo» proferisce la mia amica, lasciandomi sola

Mi limito ad annuire e faccio per ritornare fuori, cammino decisa ripercorrendo la strada fatta fino a quando mi trovo due uscite ai lati. «E adesso dove si va?» chiedo sbirciando, pensando tra me e me. Cammino a passo insicuro andando in fondo a destra «Ecco, ci sono» dico ancora, convinta di aver preso il percorso giusto.

Qualche passo più avanti però mi trovo di faccia una porta di vetro che porta fuori dal locale, rendendomi conto di aver sbagliato lato. Una voce mi attira però, facendomi restare ferma con la mano sul chiavistello

«Fanculo tutto! Perché cazzo proprio se lo doveva portare?» sento qualcuno imprecare oltre il vetro, così mi avvicino con la testa per captare le parole.

«Non può avermi sostituito così, non è possibile» una fitta mi arriva al cuore e gli occhi si spalancano quando ormai capisco a chi appartiene quella voce, è Nicolò e sta parlando di me, ci è rimasto veramente male.

«Sono un fottuto coglione e non ho capito un cazzo di quello che dovevo fare!» ancora le grida furiose oltrepassano il vetro facendomi stringere gli occhi in un'espressione impaurita quando sento un tonfo sordo, come se ci fosse stata una botta. Mi dispiace stia soffrendo così e solo a sentirlo in queste condizioni il mio stomaco si stringe in una morsa

Faccio per spingere la porta ed uscire fuori, restando bloccata quando vedo da lontano un'altra signora dello staff incamminarsi verso di me. Ci mancava solo questa, sicuramente pronta a richiamarmi.
«Hey tu!» sorride avvicinandosi di passo in passo

Resto zitta e al contempo confusa, faccio per non parlare affinché dall'altro lato non possano accorgersi di me e mi limito ad indicarmi come a volerle chiedere se stesse dicendo a me.

La signora annuisce «È qui che devi andare, forza, che tra poco tocca a te!» dice spingendomi in uno stanzino di fronte «Ti abbiamo già preparato tutto, non dimenticare la maschera» dice indicandomi i costumi sugli appendini «Come ti chiami?» prosegue lei, mentre io la guardo continuando a non capire.

«Io sono...Fanny» dico incerta, quasi impaurita per il guaio in cui mi sono cacciata

«Fanny? Avevano chiesto Ofelia, ma tu vai bene lo stesso, vedrai sarà uno show fantastico» sorride mostrandomi i denti e spalancando gli occhi, inquietandomi maggiormente

«Mi scusi, ci deve essere un problema...io non..» non finisco nemmeno di parlare che la signora mi sovrasta «Hai ragione, vieni che ti aiuto a mettere la maschera, poi ti lascio» slaccia il laccio dell'oggetto per poi porsi dietro di me

«Veramente, lei non capisce, io non sono la ballerina» dico lamentandomi, mentre oppongo resistenza per non permetterle di mettermi la maschera

«Sì, sei una danzatrice scusami» il suo tono annoiato mi conferma che non mi sta minimamente prendendo in considerazione «Ecco! Sei bellissima tesoro, e comunque bello anche il vestito, fa molto scena» commenta lei, mettendosi poi le mani sui fianchi «Anche questa è fatta, ci vediamo dopo» dice uscendo via

Raggiungo la signora fino a fuori la porta «Ma io non...» grido per farmi sentire ancora una volta

«Sbrigati e preparati ti ho detto, quando torno ti voglio trovare pronta, capito?» urla di rimando continuando a camminare senza voltarsi.

Sbuffo seccata rientrando nello stanzino, mi avvicino allo specchio per tentare di sciogliere il nodo e slacciare via la maschera dal mio viso.
Nel riflesso però si fa vivida l'immagine di Nicolò che sbuca da dietro, facendomi sussultare.

Non ha un aspetto dei migliori, ha la mascella contratta e lo sguardo assente che gli donano un'aria smarrita e tetra «Che...? Che cerchi da qua?» mi schiarisco la voce, facendo il primo passo.
In più mi sembra di vivere in una commedia comica di quelle americane, con questa maschera che mi ritrovo non so come faccia a restare serio

«Stavi origliando?» chiede lui incrociando le braccia, restandomi distante

«No, affatto...io volevo soltanto tornare fuori» ammetto

«E per caso mi hai sentito...» sbuffa lui toccandosi i capelli con fare frustrato.

Abbasso la testa guardando da tutt'altra parte tranne che nella sua direzione, toccandomi il braccio «Hai sentito tutto?» soggiunge il riccio

Rivolgo lo sguardo a lui e non avendo carte da giocare annuisco timidamente, provocando la sua espressione contrariata «Non volevo origliare ti giuro...io non so che dire...» faccio per giustificarmi quando sento dei passi e delle risatine attraversare il corridoio.

Istintivamente smetto di parlare e mi precipito alla porta, chiudendola a chiave rapidamente. «Che stai facendo?» gesticola lui stranito dal mio comportamento

«Shh...arriva qualcuno, sta zitto!» dico facendogli un cenno

Nico mi raggiunge vicino alla porta, mettendosi accanto a me, rivolgendo l'orecchio per sentire le voci. «Chi è?» mimo io con la bocca

Lui in risposta scuote il capo continuando a sentire fino a quando gli si accende la lampadina «È Alessandra, cazzo» esordisce lui appoggiando la testa alla porta con fare seccato

«Pure qua sta questa?» dico a bassa voce in atteggiamento infastidito

«Mi sa che dovremmo restare qua per un po'» scrolla le spalle lui

«Io chiusa nello stanzino con te non ci sto. Me ne esco guarda» faccio per impugnare la chiave, ma subito ferma la mia mano

«Ma che fai? Sei impazzita! Così diamo nell'occhio, statte ferma» guardo la sua mano sulla mia e la schivo di getto, sbuffando poi «Se ci trovano qua dentro insieme e te vedono con sta maschera come proviamo a spiegare agli altri che non stiamo facendo un gioco di ruolo?» espone con fare ovvio

«Hai ragione, purtroppo» alzo gli occhi al cielo
«Almeno aiutami a togliere la maschera» soggiungo, girandomi le spalle «E non mi guardare così» lo ammonisco stizzita

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Problemi d'amore||Tony EffeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora