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Chiudo la porta d'ingresso gettando le chiavi sul mobile con noncuranza, cerco di trattenere le lacrime quando vengo pervasa dall'odore di casa nostra, ma invano. Vado in camera da brava masochista e siedo sul letto, piango implorando a voce rotta teatralmente che tutto questo sia solo un brutto sogno. Ripenso a quella bella ragazza con cui è stato fino a ieri e resto male, dandomi ai complessi d'inferiorità che non si facevano vivi dai tempi del liceo quasi.

Caccio fuori una piccola valigia in cui metterci dentro le cose per restare fuori almeno un paio di giorni e comincio a portare via un po' delle mie cose dalla casa. La parte più dura viene quando apro le ante dell'armadio; l'odore che emanano i vestiti di Nicolò mi devasta, per giunta sono tutti sistemati accanto ai miei. Non c'è cosa alcuna che non condividiamo e che non riporta a un po' dell'altro ed è straziante come tutto questo si sia rivelato menzogna.

Il campanello suona facendomi tremare mentalmente al solo pensiero di avere un confronto con quella faccia da cazzo che mi implorerà di scusarlo come fa un maschio medio quando viene sgamato. Non trovo la forza di alzarmi per andargli ad aprire e resto seduta di fronte al bancone della cucina, mentre fumo l'ennesima sigaretta in attesa di un cenno da parte di Katherine.

La porta si schiude sotto la presa di Nicolò che entra convinto di essere solo. Resto con la testa bassa e lo sguardo nel posacenere di fronte a me per evitare di incrociarlo. Mi tremano le gambe dalla rabbia al solo pensiero che stia condividendo la mia vita con una persona del genere.

«Amò, cazzo me stava a prende' 'n colpo, credevo non fossi in casa...ma che fine hai fatto?» dice con nonchalance, tirando giù la zip della felpa

Gli rivolgo uno sguardo truce, che lo fa accigliare incuriosito all'istante «Oh, ma che hai?» chiede con una tale sfacciataggine che solo uno viscido come lui potrebbe.

Prendo tempo pensando se rispondere con una frase a tono o direttamente lanciandogli in pieno volto il posacenere in vetro pesante che mi ritrovo davanti e, prima che possa fare la mia scelta il moro prende di nuovo a parlare notando l'oggetto che tengo accanto a me «Che stai a fa' co' la valigia?» dice interrogativo

Prendo coraggio, mi faccio forza e rispondo decisa «Me ne vado via, è finita» faccio osservando la sua espressione mutare «Hai finito di giocare coi miei sentimenti, ho saputo tutto» dico cercando di non ricominciare a piangere

«Fanny che stai dicendo?» dice perplesso, come se incredulo

«Hai capito bene» mi metto di fronte a lui incrociando le braccia «Dov'è che sei stato ieri sera? L'allenamento privato? A Isola per caso?» faccio cacciando una sferza di provocazioni.
Quando nomino Isola il riccio sembra sorprendersi spiazzato, per poi sbiancare.

«Mi fa schifo pensare di aver condiviso così tanto insieme a un essere così falso e vigliacco come te, sei piccolo che non immagini» parto con le offese, sfogandomi «Non ti ho mai fatto mancare niente, ti ho dato tutto ciò che potevo, ti sono stata vicina quando sei finito in ospedale a causa di un'altra senza negarti attenzioni e sono stupida anche solo a pensare una cosa del genere, sai perché? Perché la colpa non è affatto mia se tu sei autodistruttivo» mi scende una lacrima mentre rifletto su ciò che sto dicendo

Nicolò mi guarda con aria smarrita, poi cerca di tenermi calma con una carezza che schivo schifata «Fammi parlare, non urlare» implora quasi «Non hai idea di quanto è stato difficile per me...» lo interrompo mettendo su una risata forzata

«Difficile, eh? Tradirmi per mesi con un'altra...immagino» dico ironicamente

«Fanny ti giuro non ti ho tradito in nessun modo, lascia che ti spieghi...» fa prendendomi per il braccio, facendomi scoppiare in lacrime

«Non mi toccare! Lasciami!» grido in preda alla disperazione, ripudiando le sue mani addosso

«Non ti tocco! Basta, basta!» fa alzando le mani in segno di resa «Però non piangere ti prego» fa andando in panico

Non rispondo, continuando ad asciugarmi le lacrime col dorso della mano ormai già bagnato. Comincio a sudare e sento un dolore all'addome lancinante che mi fa girare la testa. «Calmati, respira» dice cercando di avvicinarsi vedendomi troppo agitata, ma ancora una volta lo schivo

«Sono distrutta, mi hai devastata, sei schifoso» dico infilandomi il cappotto, volendomene andare via «E questo tienitelo pure, non ne ho bisogno» sfilo l'anello dall'anulare gettandoglielo contro, ripudiandolo

«Ma che fai?» spalanca gli occhi davanti al mio gesto, cercando di individuare l'anello sul pavimento
«Amò oh, dove vai?» mi richiama cercando di ostacolarmi, ma vado dritta per la mia via, così più furbo lui prende con sé la valigia, portandosela dietro la schiena «Non ti lascio andare, basta» dice irrigidendosi

«Dammela!» cerco di riprendermela con forza, strattonandolo bruscamente fino a quando arrendevolmente cede

Bussano al citofono e mi si illuminano gli occhi pensando sia Kath che mi aspetta di sotto pronta a partire, Nico spalanca gli occhi confuso.

Approfitto e apro la porta catapultandomi fuori velocemente, lasciando il moro alle mie spalle che mi chiama intento a fermarmi. Corro più che posso tra le scale, sentendomi inseguita da Nico che cerca di raggiungermi. Vedo la luce quando trovo la mini cooper della rossa che mi attende sotto casa.

Sistemo la valigia sui sedili posteriori e salgo dentro, spazzo via con le dita le lacrime bagnate che hanno segnato i miei zigomi, rivolgendo poi gli occhi alla mia migliore amica «Sto bene» sospiro, rassicurandola.

«Che ti ha detto?» chiede lei tenendo gli occhi sulla strada

«Voleva spiegarmi, ma non gliel'ho concesso» dico brevemente «Credo di avergli fatto male, ho dato il meglio di me dalla rabbia» rifletto pensandoci

«Hai fatto bene, non merita nulla. Ti ha per caso chiesto come l'hai saputo?» domanda rivolgendomi un'occhiata veloce

«No tranquilla, non pensa neanche lontanamente che possa essere stato merito tuo» dico certa «Gionata che ti ha detto?»

La guardo rabbuiarsi all'istante «Mi ha detto che è successo in passato, da quando stiamo insieme non ha mai toppato con me» scuote la testa «Stava male»

«E gli credi?» domando cercando di capire

«Non lo so...» sbuffa seccata

Problemi d'amore||Tony EffeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora