Capitolo 878

1.1K 48 0
                                    

E: Simo vieni con me ti prego.

B: amore non posso,ma sono qui fuori.

E: promettimi che non vai via.

Nei suoi occhi riesco a leggere davvero la paura: non posso davvero capire fino in fondo quello che sta provando,ma posso di sicuro immaginarlo.

B: promesso.

Avrei voluto andare con lei per darle coraggio,ma il dottore mi ha chiesto di aspettare fuori visto che sarebbero stati degli esami importanti. Le do un bacio e vado a sedermi nella sala d'attesa ad aspettare. Dopo circa quaranta minuti,mi arriva un messaggio dei suoi genitori dove suo padre mi scrive che sarebbero arrivati nel giro di un'ora a causa di una deviazione stradale provocata da un incidente. Mentre aspetto,arrivo a prendermi più o meno tre caffé,anche se ad un certo punto perdo pure il conto. Dopo qualche minuto vedo tornare il dottore che,rassicurandomi di aver lasciato Emma a finire alcuni controlli con un'infermiera,mi chiama nel suo ufficio per parlare delle condizioni di Emma. Dall'ultima volta che eravamo venuti per vedere se Emma poteva fare o no l'epidurale,il dottore aveva salvato tutti i suoi dati,ma vuole comunque sapere come è stata Emma in questi giorni,per cercare di capire. Fatte tutte le domande,mi dice di tornare ad aspettare e che mi avrebbe chiamato quando Emma avrebbe finito. Torno nella sala d'attesa e dopo poco,il cellulare inizia a vibrarmi senza sosta,allora do un'occhiata e trovo una carrellata di messaggi di auguri: con il risveglio traumatico che avevo avuto,non me ne ero nemmeno ricordato. Irama ed Einar,avevano pensato di organizzarmi una piccola festa nella casa che i genitori di Irama avevano a Roma,ma a questo punto avremo sicuramente annullato tutto. Ora peró,sono così in ansia che non mi preoccupo nemmeno di rispondere ai messaggi e per quanto riguarda Irama,gli avrei telefonato appena avrei avuto un attimo. Sono ormai le nove e mezza quando vedo arrivare i suoi genitori che subito mi vengono incontro abbracciandomi.

C: scusaci per il ritardo,ma non si muovano di mezzo centimetro.

R: più di due ore di coda.

B: nessun problema,grazie di essere venuti appena ve lo abbiamo detto.

R: ci siamo?

B: non mi hanno ancora detto niente.

C: ma Emma stava bene?

B: so solo che gli faceva molto male la pancia.

Ovviamente i suoi genitori sono molto preoccupati per lei,ma suo padre in maniera molto particolare: si tratta della sua unica figlia femmina e il fatto che stia per dargli un nipote lo rende ancora più nervoso.

R: beh,noi abbiamo preso su tutto quello che serve. Vuoi che avvisiamo qualcuno? Magari tua sorella?

B: no,per adesso preferirei aspettare: magari non é nulla.

R: come preferisci.

Sua madre mi viene vicino,appoggiandomi la mano sulla spalla e facendomi un sorriso con il suo solito modo gentile.

B: vi dispiace se vado a prendermi un caffé giù al bar? Quello della macchinetta é orribile e non credo di reggerne un altro.

R: no figurati.

C: magari ti accompagno,dai. Vuoi qualcosa tesoro?

R: no,io vi aspetto qui in caso ci siano novità.

Io e suo padre,scendiamo allora al bar dell'ospedale e ordiniamo velocemente un caffé da portare via,bevendolo mentre piano piano torniamo su.

C: ah,mi sono dimenticato di dirti una cosa.

B: cosa?

C: buon compleanno.

B: ah...grazie.

C: Emma mi aveva detto della festa che ti hanno organizzato oggi pomeriggio: magari se é solo un falso allarme,faremo in tempo.

B: tranquillo,non é la mia priorità: Emma avrà bisogno di riposare e la mia festa puó aspettare l'anno prossimo.

Sinceramente per quanto fossi in fibrillazione per il mio primo compleanno con Emma,quello che è successo questa mattina,ha mandato tutto in secondo piano: sono troppo preoccupato per lei per pensare ad altro.

C: speriamo vada tutto bene.

B: lo spero davvero.

C: ti sento più preoccupato del solito. Qualcosa non va?

B: é che Emma quando ha iniziato ad avvertire dolore,ha aspetto per non svegliarmi e spero solo che non sia nulla di grave.

C: sai meglio di me quanto puó essere testona a volte,vedrai che non succederà niente.

Mi da una pacca sulla spalla sorridendomi e riuscendo a modo suo a rasserenarmi. Il mio problema é che sono troppo paranoico e non riesco a non pensare a quante volte avrà cercato di svegliarmi prima che io me ne rendessi conto. Magari se mi fossi svegliato subito,ora starebbe meglio o magari non sarebbe cambiato proprio niente. Passo dopo passo torniamo velocemente al piano di sopra dove vediamo che la mamma di Emma sta parlando con il dottore.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora