Quando Portuguese D.Ace uscì finalmente dal regno dei sonnellini, comprese di non essere più nel bar ma in una stanza del piano di sopra del locale, dove qualcuno si era premurato di portarcelo. Il suo cappello e lo zaino erano stati appoggiati su un piccolo tavolo; pareva non mancare nulla di quel che aveva.
"Yamn! Accidenti, mi sono appisolato" sbadigliò stiracchiandosi.
Mettendosi seduto, si stropicciò gli occhi più e più volte per svegliarsi decentemente.
Una volta raccattate le sue cose e sbadigliato per l'ultima volta, scese di sotto, dove ormai quasi tutti se ne erano andati. Il padrone di casa era ancora al suo posto, dietro il bancone con l'immancabile straccio e l'ennesimo boccale della serata.
"Ben svegliato ragazzo" gracchiò l'oste nel vederlo arrivare.
"Per quanto ho dormito?" si informò lui sistemandosi esattamente dove stava prima e raddrizzandosi il cappello in testa.
"Un'oretta. La signorina si è presa un bello spavento: è stata lei a portarti a letto, era convinta che ti fossi sentito male" gli spiegò lui sempre con gli occhi fissi sull'ennesimo bicchiere da pulire.
A quella notizia, il pirata non potè che sospirare e passarsi una mano sulla faccia per la figura fatta. E ancora una volta la narcolessia aveva colpito! Anche se ormai ci aveva fatto il callo, tutte le volte non riusciva a non pensare quanto fosse fastidioso addormentarsi senza esserne coscienti. Era un bel grattacapo da quando era bambino e l'imprevedibilità di quella sua strana malattia era capace di farlo dormire per due giorni di fila. Più volte aveva ringraziato il cielo di non essersi addormentato troppo vicino all'acqua ma anche se se ne fosse tenuto alla larga, ugualmente si sarebbe svegliato in un posto a lui sconosciuto, manco fosse stato un sonnambulo! Non ebbe neppure il tempo di chiedere al padrone di casa dove fosse la ragazza, giusto per ringraziarla, quando una bambina in lacrime entrò di corsa nel bar; i vestiti e il viso erano impolverati e sul ginocchio sinistro era stata applicata una recente fasciatura.
"Zio, zio! Dobbiamo chiamare aiuto!" urlò disperata.
"Calmati. Cos'è successo?"
La bambina dal nome sconosciuto, riprese un po' di fiato e senza essersi calmata del tutto iniziò a raccontare: dopo che Ace si era addormentato, la misteriosa giovane aveva pagato la sua cena, uscendo così a fare due passi quando il caso, aveva voluto far sì che il suo cammino si incrociasse a quello della bimba, vittima di angherie di alcuni pirati che qualche ora prima si erano fermati nel suo stesso bar e che in quel preciso momento, si stavano divertendo alle spalle di quella piccolina per motivi di natura oscura. Ancor prima che avessero potuto infierire pesantemente su di lei, la giovane era intervenuta, facendo in modo che potesse scappare.
"Mi ha detto di mettermi al sicuro e che a quei tipi ci avrebbe pensato lei! Dobbiamo chiamare aiuto zio, le faranno del male!"
Era ben evidente che la sua salvatrice doveva essere in svantaggio numerico e ora che Ace ricordava, non le aveva visto armi addosso.
"Non devi preoccuparti. E'una pirata e sa quel che fa. Scontrarsi con i suoi simili fa parte della sua vita quindi non stare tanto in pena e va a dormire che è tardi" la rassicurò il parente.
Anche se non convinta del tutto, la bambina ubbidì e sparì dalla sala, lasciando che il parente barbuto terminasse il suo lavoro. Dal canto suo, il moro non aveva ragioni per immischiarsi in quella faccenda ma una parte di sé moriva dalla curiosità di andare a vedere il tutto e scoprire chi fosse quella giovane pirata dai modi affabili con cui aveva parlato per circa tre minuti prima di crollare come un peso morto sul bancone.
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Giglio di picche
FanfictionIl mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. A...