Verità parte 1

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"Coff...anf..."

Ampi respiri strascicati e pesanti si disperdevano in quel piccolo bagno senza uscire perché tutto chiuso. I muscoli delle braccia erano tesi, impegnati a sostenere il peso del suo corpo, accaldati e sudati come le gambe e tutto il resto, scosso da tremiti involontari. La leggera camicia da notte aderiva alla sua pelle, stritolandola come un cappio intorno al collo e le mani erano avvinghiate al pavimento di legno, stretto e infilzato dalle sue stesse unghie. Era esausta, le sole forze rimastele venivano in suo soccorso solo per aiutarla a tirare su la testa e vomitare nella tazza del gabinetto. Sayuri stava malissimo e in quel piccolo bagno rischiava di soffocare per il troppo caldo creatosi, ma uscire le era pressochè impossibile.

"Yu-chan? Yu-chan, va un po' meglio?"

La vocina sottile e preoccupata di Akiko giunse da dietro la porta chiusa a chiave. La piccola corvina era rimasta attaccata al muro della porta per tutto il tempo e non aspettava altro che l'amica uscisse o le chiedesse qualcosa, ma le risposte alle sue domande non arrivavano mai e la sua preoccupazione saliva maggiormente. La castana inspirò con la bocca e incespicò nel richiamare a sé la voce, ma quel che ne uscì fu soltanto un rantolo incomprensibile, flebile e senza alcun significato.

"Yu-chan, mi senti?"

La mano della navigatrice afferrò con forza un asciugamano bianco e lo intrise nella piccola tinozza di acqua fredda che aveva accanto; nel tirarlo fuori ci gettò dentro la faccia senza neppure stritolarlo e si bagnò la fronte, le guance, per poi infine passarlo sul collo e laddove provasse un caldo insopportabile.

"Yu-chan, aprimi almeno la porta" la blandì lei.

"A...Akiko..preferisco di..di no" rantolò infine "Fra un...fra un po' esco"

"Lo hai detto anche un'ora fa!" scoppiò con voce acuta ma controllata "Ti prego! Se non vuoi che entri, non chiuderti dentro a chiave. E' pericoloso!" la supplicò ancora.

Sayuri non l'ascoltò. Non poteva ascoltarla, perché dentro di sé stava succedendo il finimondo: stava male, perché quello che tratteneva con tanta ostinazione era qualcosa che non poteva essere lasciato libero e lei non voleva. Stava male perché la sua vita pareva essere tornata a quando aveva cinque anni: un inferno che pochi avevano conosciuto. Quegli orrori l'avevano circondata da ogni fronte, senza lasciarle via di scampo e ridevano, ridevano come dei posseduti, infierendo su di lei come solo dei demoni sapevano fare.

Per favore...smettetela....

Il viso bianco dalle guance un poco incavate e le occhiaie sempre più evidenti la stavano portando ad essere un fantasma più che un essere umano, ma l'aspetto fisico era l'ultimo dei suoi problemi. Le stava scoppiando la testa e la cosa ridicola era che, nonostante stesse soffrendo, non riusciva a piangere: gli occhi le bruciavano da morire, li sentiva riempirsi fino all'orlo, ma non era capace di lasciar sfogo alle sue lacrime....

Stupida mocciosa! Cosa vorresti cercare, tu? Un sogno? La felicità? Le diceva una vocina calma e divertita.

"Vai via..." sussurrò impercettibile.

E perché dovrei? Hai dimenticato cosa sei, stupida immonda?

"Vattene..." ripetè stringendosi le braccia sulla pancia.

Sei un rifiuto. Dovresti saperlo bene, no?

"Smettila.." chiese un po' più forte.

"Yu-chan?" stavolta era stata Akiko a parlare "Va tutto bene?"

Stava perdendo ogni contatto. La realtà finì per mischiarsi a quella dimensione immaginaria e lei non capì più cosa fosse vero e no. Affondò le unghie negli avambracci con forza così brutale, che quelle arrivarono a bucarle la pelle.

Giglio di piccheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora