Farò di lui il re dei pirati

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Non se ne capacitava.

Non se ne capacitava assolutamente. Com'era possibile che avesse fallito?

Lo aveva colpito in pieno viso, con tutta la sua potenza, convinta di averlo ferito a sufficienza da farlo rimanere disorientato quanto bastava da non poter alzare un dito per le prossime ore, convinta di averlo sconfitto.

E invece...invece adesso era lei quella a terra, con il suo piede che la schiacciava contro il bollente pavimento dell'inferno ardente, cercando di trasformare le sue ossa in briciole e la bocca intrisa di sangue dall'amaro gusto metallico.

C...Come....?

"Lo devo ammettere, Yu-chan, lo devo proprio ammettere!" ringhiò sadicamente "Sei riuscita a farmi un gran male, questa tua nuova trovata merita tutta la mia ammirazione, ma purtroppo per te, non è bastata a uccidermi come speravi!!!"

Sollevò il piede solo per poterle dare un calcio al viso e gettarla contro la parete dietro cui si era rifugiata.

Al momento dell'impatto non aveva avuto neppure la forza di gridare, quel calcio era stato di un'atrocità tale da frantumarle le ossa e anche se fortunatamente queste erano ancora intere, il sangue che le bagnò il volto bastò a farle diventare la vista rossa e liquida. La ricerca già disperata d'aria si intensificò quando percepì i propri polmoni ripiegarsi ma nemmeno riuscì a rannicchiarsi o a tenersi la gola tanto era debole: Teach al contrario pareva essere in forze, adirato per come lei gli aveva conciato la faccia, solcata da spesse strisce scarlatte e da un paio di tagli bisognosi di punti. Gli aveva fatto tremendamente male ricevere quel palmo in pieno viso, un male talmente allucinante che a momenti aveva temuto seriamente di non ritrovarselo più: la sua testa rimbombava come se tutto un coro di campane stessero suonando a meno di mezzo metro dalle sue orecchie e una tale sensazione non era delle più apprezzate. Era pronto ad ammetterlo, lo stava facendo tutt'ora, senza minimamente vergognarsi: tanta volontà era da ammirare e meritava di essere premiata, ma per come era riuscita a ferirlo, Marshall D.Teach ora voleva divertirsi pesantemente con la vita dell'ex compagna, a cui continuava a rivolgere il pesante respiro. Non era nei suoi piani iniziali, ma visto che la sua ciurma non avrebbe mosso un dito senza un suo specifico ordine, perché negarsi qualche minuto in più?

Avresti dovuto accettare la mia offerta, le avrebbe detto, ma anche se gli avesse nuovamente proposto l'affare, Yu-chan non avrebbe cambiato idea. Era visibilmente troppo attaccata al vecchio e in particolar modo ad Ace per staccarsene e questo era veramente un peccato visto che non aveva senso servire un vecchio prossimo alla morte. Glielo avrebbe chiesto nuovamente ma dopo essersi beccato tutta quella ambizione, il suo essere sadico si era rinvigorito e indurito quanto bastava da farlo trasudare di rabbia per come lei l'aveva conciato. Mentre si avvicinava, con le dita ricoperte di anelli ora chiuse per formare i pugni, Sayuri cercò di rialzarsi o quanto meno di puntare i gomiti a terra: il suo stupore per ciò che stava avvenendo non aveva eguali, ogni fibra del suo corpo non rispondeva più ai suoi comandi mentali.

P..Perchè non ha funzionato? Non è possibile che io abbia sbagliato...

Se lo stava chiedendo in continuazione, senza tregua: era certa di averlo colpito, di aver spinto e urlato per farlo sprofondare giù fra le fiamme, ma il seguito di quell'impatto era ancora avvolto nella fitta nebbia dei suoi addormentati ricordi. L'esplosione era stata fortissima ed entrambi erano stati scaraventati via ma fatto stava che quella ad averne più risentito era stata lei. Questo se lo ricordava bene, ma se successivamente era accaduto dell'altro, lei ancora non riusciva a focalizzarlo. Perduti i sai e anche le energie, Sayuri assomigliava sia fisicamente che mentalmente a una bambola vuota, dai occhi rotti e coi vestiti lacerati: la sua graziosità era svanita, non era rimasto nulla in lei di ordinato o composto, perfino i suoi lunghi e bei capelli erano disordinati. Echeggiava in lei un male che qualunque altra persona non sarebbe riuscita a sopportare, tuttavia si impose di rialzarsi ancora una volta prima che il pericolo, rappresentato da Barbanera, la raggiungesse.

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