Nel cominciare a riemergere da quel bel sonno, Ace prese pienamente coscienza che quanto accaduto la notte scorsa non era stato soltanto un sogno come inizialmente aveva creduto. Il tepore e la presenza di una seconda figura vicino a lui erano una prova più che sufficiente per fargli realizzare che quanto era successo e vedeva, non era frutto della sua immaginazione: aveva dormito magnificamente, e anche se ora si sentiva scoppiare di energie, quel bel tepore e la semioscurità mattutina dentro cui era immersa la stanza, stavano anestetizzando la sua grinta, invogliandolo a rimanere lì, sotto le coperte, con chi ancora riposava. Accoccolata al suo petto, Sayuri dormiva profondamente, nascosta sotto le lenzuola, con il suo braccio che la teneva vicina a sé, abbracciandola con fare protettivo. Pugno di Fuoco vide che adesso stava bene e ne fu contento: la pelle del viso era tornata ad essere rosea e tiepida - non più umida e rossa - e il suo respiro, leggero ma comunque udibile, simboleggiava quella spossatezza e quell'immane fatica a cui si era sottoposta per giorni interi. Dormiva placidamente, senza nulla che potesse disturbarla.
Così ben nascosta, pareva una bambina che per non farsi vedere dal mostro dell'armadio si era appositamente rimpicciolita quanto serviva per sparire sotto le coperte. Delicatamente, il moro le scostò dalla guancia dei ciuffi sfuggiti in avanti: finalmente sapeva ogni cosa ed era grato che non ci fosse altro. La sofferenza della castana era stata capace di superare di gran lunga le sue vedute; anche se aveva intuito qualcosa tempo addietro, aveva sempre rispettato il suo silenzio, perché come più volte si era ritrovato a pensare, sarebbe stato inutile e da stupidi forzare una persona su un argomento tanto importante.
Era sempre stata sul ciglio di quel baratro oscuro e freddo che anche lui conosceva come le sue tasche, il più piccolo errore l'avrebbe portata allo sconforto totale, e per questo, ora, capiva il perché di tutte quelle barriere emotive, il perché di tanta paura, ma ora non c'era più bisogno che lottasse da sola, perché lui stesso non avrebbe permesso che venisse sopraffatta da quel male: l'avrebbe protetta lui, avrebbe allontanato il dolore definitivamente dal suo cuore, perché era giusto che vivesse serena e felice, non tormentata da ombre maligne e ingannatrici. L'aver passato un'infanzia intrisa di odio, disprezzo e discriminazione, non l'avevano trasformata in quello che gli abitanti del villaggio credevano di vedere e da quanto aveva capito, il suo nonno adottivo era stato l'unico a vedere come stessero realmente le cose. Era stato il suo primo spiraglio di luce, ma poi era tornata ad essere sola, contro il mondo e anche se era riuscita ad andare avanti Ace se ne era dispiaciuto comunque, benchè ella possedesse un animo dolce e una volontà estranei all'odio.
"Mmm..."
Pian piano la castana stava cominciando a destarsi dal suo sonno.
"Hey.."
Stropicciando sia gli occhi che il naso, Sayuri sciolse l'abbraccio invisibile che Morfeo aveva su di lei per levare gli occhi assonnati sul viso lentigginoso del ragazzo: le guance le si imporporarono un poco, ma sorrise con dolcezza nel trovare due occhi neri, che subito ricambiarono la sua gentilezza.
"B..Buongiorno" mormorò ancora più in la che in qua "Che ore sono?"
"E' presto, il sole non è ancora sorto" le disse Ace. Da dov'era, poteva vedere la finestra e da essa filtrava ancora il buio, anche se un po' più schiarito.
"Oh..."
Lei chiuse quei occhi ancora appesantiti dai pianti scorsi e dal sonno arretrato, nascondendo così le iridi color cioccolato dalle chiare sfumature. Si erano coricati tardi e quelle poche ore di sonno non erano state sufficienti a restituire le forze alla ragazza e questo Ace lo sapeva bene, perchè si era accorto che nei giorni scorsi si era lanciata nel lavoro e negli allenamenti con troppa foga e quando aveva provato ad avvicinarsi, non era riuscito neppure a rivolgere la parola, poichè si era chiusa in bagno non uscendone più. La frustrazione di non poter muovere mezzo dito anche solo per sfondare quella maledetta porta lo aveva fatto sentire un verme, ma nel continuare a lottare contro quel muro di fiamme bluastre aveva compreso che se a cedere non era lei, lui non avrebbe mai potuto vincere quelle difese tanto ben costruite.
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Giglio di picche
FanfictionIl mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. A...