Prentendo il largo

344 15 0
                                    


"Si può sapere, di grazia, dove cavolo eravate finiti?! Sono rimasto a fare il palo tutta la notte!" sbottò Don con la faccia tiratissima.

La mattina era arrivata presto a Giungle River; i tenui raggi del sole si erano fatti strada tra il fogliame, svegliando di buon ora i due pirati, cosicché si incamminassero sulla via del ritorno. Sul ciglio della passerella avevano incrociato Don, a cui ora erano al cospetto, che li fissava con un espressione parecchio stanca e scocciata per l'abnorme ritardo, mentre loro rimanevano fermi dov'erano, come colpevoli di un atto a dir poco imperdonabile. E sorridevano pure, come se non fosse successo nulla di particolare! All'umore del medico-cecchino, ciò non giovò affatto.

"Rilassati. Abbiamo ispezionato qualche zona di troppo e alla fine ci siamo fermati a riposare" gli spiegò Ace raggiante.

"Fammi un piacere: fa sparire quel sorriso prima di accecarmi" brontolò il compagno.

Non doveva proprio aver dormito. Apriva e chiudeva gli occhi così lentamente che a momenti sarebbe potuto crollare a terra con l'eleganza di un sacco di patate, ma potevano forse criticarlo? Gli era toccata una ronda notturna più lunga del necessario.

"Ci dispiace moltissimo. Non volevamo attardarci" si scusò immediatamente la ragazza, dispiaciuta "Il nostro ritardo è più che altro colpa mia"

Si astenne dallo spiegare il perché del ritardo e si astenne ancor di più sui dettagli, come quello di aver dormito ad una distanza troppo ravvicinata con il capitano. A malapena conteneva il proprio rossore e le sensazioni scaturite. Il medico-cecchino la guardò con un cipiglio interrogativo ma disse:

"Colpa più o meno, l'importante che siate qui interi. Ah, a proposito, capitano, dovrei dirti una cosa"

Adesso il suo sguardo era cambiato. Emanava un che di serio, scaturito molto probabilmente da quello di cui doveva parlargli. Ace intuì immediatamente quel cambiamento. Don non anticipò nulla fintanto che rimasero sul ponte ma una volta arrivati nello studio personale di lui, gli parlò dell'accaduto, riassumendo il tutto in una sintesi concisa e piena degli elementi di maggiore rilevanza.

"Una sentinella? Ne sei sicuro?"

"Si. Quell'uccellaccio è rimasto a fissare la nave per un bel pezzo e poi se ne è volato via, ma sicuramente non per sgranchirsi le zampe"

Col cappello da cowboy arancione che gli copriva la parte superiore del viso, l'amico non poteva vedere concretamente l'espressione del moro, ma a giudicare dal momentaneo silenzio creatosi era evidente che Ace stava valutando la situazione con tutti i mezzi a sua disposizione. La linea della bocca era piegata in un angolatura negativa, rivolta verso il basso.

"Probabilmente la Marina ci è alle costole da quando siamo fuggiti da Rogh Town. Avranno mandato le sentinelle con il solo scopo di rintracciare la nostra rotta"

La nave era salpata e si era allontanata subito dall'isola delle bestie infernali, tuttavia qualcosa non andava. Certo, c'era la possibilità che la Marina saltasse fuori da un momento all'altro per attaccarli ma non era questo che faceva rimuginare così tanto Pugno di Fuoco: perché dopo tutto quel tempo, i marine li stavano ancora cercando? Non aveva senso. Avevano persino sguinzagliato le sentinelle per scovarli, il che era veramente strano, perché quei gabbiani, da quel che sapeva, solitamente non venivano impiegati di certo per ingaggiare un combattimento.

Non cercavano lo scontro fisico ma qualcosa di ben diverso, fuori dagli schemi.

Anche Don la pensava allo stesso modo. Il governo non era tipo da prolungare un inseguimento più del dovuto, era troppo rischioso e soprattutto dispendioso, tuttavia ciò non toglieva che stesse facendo di tutto per intercettarli. La ragione ancora rimaneva ignota, ma l'istinto stava suggerendo a Ace che non lo sarebbe stato ancora per molto.

Giglio di piccheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora