Finalmente fuori

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Se non avesse attivato il Gear Second a metà percorso, Rufy non sarebbe arrivato così velocemente al livello quattro. Il suo nuovo stile di lotta era un Power Booster di prima categoria, creato grazie alla mutazione della circolazione sanguigna.

Soltanto lui poteva adoperare una simile tecnica in quanto il suo corpo, ossa e organi compresi, era fatti di gomma: velocità e forza salivano smisuratamente, la pelle diveniva rossa, lucida ed emetteva vapori corporei mai visti prima, riuscendo addirittura ingigantire i diversi arti . Per quanto ciò fosse incredibile, non si poteva dire che modificare il flusso sanguigno e gonfiare le proprie ossa come dei palloni formato gigante fosse una mossa saggia, anche per un ragazzo di gomma; vi erano degli effetti collaterali alquanto problematici ma non esisteva nulla di più devastante per un capitano come lui, che perdere sotto i propri occhi i suoi compagni, uno per uno. Quella volta a Shanbody non ce l'aveva fatta a proteggerli ma confidava nel fatto che una volta portato in salvo Ace, tutto si sarebbe sistemato: li avrebbe cercati, riuniti e una volta tornati all'arcipelago, sarebbero partiti alla volta dell'isola degli uomini pesce. Sapeva che loro stavano bene, i suoi amici erano in gamba ma adesso Rufy non poteva pensare a loro per quanto fossero importanti: salvare suo fratello era una priorità indiscutibile e francamente non avrebbe mai pensato di trovare così tante persone disposte ad aiutarlo. Ma come era stata grande la sorpresa nel venire circondato da tutta una serie di alleati unici nel loro genere, altrettanto grande era stato il disgusto nel vedere la faccia del bastardo che aveva spedito il suo fratellone in prigione.

"Cappello di Paglia..." Barbanera lo guardò dritto nei occhi "Come mai sei tornato giù? Non dovevi forse portare tuo fratello in salvo?"

Il pirata da trecento milioni di berry serrò ancor di più la mascella e i pugni, avanzando con il corpo rossiccio e fumante e mostrando due occhi così carichi di furia da elettrificare la calura circostante, agitata come un fiume in piena. L'allegria e la giocosità si erano estinti nell'istante in cui aveva intravisto per la seconda volta la sagoma di quell'uomo, ex subordinato di suo fratello: i muscoli tesi e carichi parevano sul punto di esplodere ma non certo per gli effetti sprigionati dal Gear Second. No, Rufy avvertiva tutto sé stesso come un vulcano in eruzione esattamente come quando si trovava davanti a un individuo che proprio non gli andavano a genio, che si divertiva a fare del male ai altri come fosse in gioco. Ne aveva visti molti e tutti quanti erano stati sconfitti ma quello lì, quel Barbanera, aveva osato troppo.

"Che cosa hai fatto...." ringhiò nel vedere l'amica a terra, in quelle condizioni e con la mano di quell'essere attorno al suo collo "CHE COSA HAI FATTO A YUCCI-CHAN?!"

La sua voce rimbombò per tutto il piano, con le pupille talmente assottigliate a tal punto da essere ridotte a due punti sbiaditi. Sayuri non si muoveva, non aveva gli occhi aperti e la vista del suo corpo immobile, tenuto crudelmente ancorato a terra da lui, stava mandando in bestia il ragazzo di gomma ancor più di prima, il cui sangue continuava ad essere pompato nelle gambe e nella braccia. Rufy non conosceva niente di lui ma sapere che Ace era stato sconfitto e mandato lì per mano sua, vedere Yucci-chan in quello stato pietoso e sentire lui riderci sopra come se la vita di quella che era una sua ex compagna non avesse alcun peso, lo stava decisamente portando a superare ogni limite di sopportazione inimmaginabile ed era vero: a Barbanera la vita di lei non interessava più, le aveva concesso un minimo di attenzione perché era riuscito a incuriosirlo con la sua nuova diavoleria, ma era scontato che la vittoria andasse a suo favore: percepiva distintamente l'astio del fratellino di Ace riversarsi addosso a lui e a ciò il suo sangue reagì automaticamente, come eccitato.

Sotto i suoi polpastrelli tozzi, il battito cardiaco di Sayuri era semi spento, quieto ma ancora presente. Reggeva il suo collo, morbido e caldo, esattamente come se lo era immaginato quella notte, nella stiva, dove aveva ripreso in mano le preziose informazioni rilette più e più volte. Saziare quel piccolo desiderio era stato un impulso istintivo, portato dall'occasione creatasi appositamente per lui, occasione che non aveva mancato di cogliere al volo e che avrebbe soddisfatto con gioia se ad interromperlo non fosse arrivato Cappello di Paglia.

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