Le stive della Moby Dick erano umide, piuttosto inospitali e completamente al chiuso: perfette per uno come Marshall D.Teach, che amava ritirarsi lì quando il suo vero io rischiava di emergere da dietro la coltre di quel suo imprevedibile autocontrollo. L'essere così vicini all'acqua infastidiva le ossa dei possessori dei frutti del diavolo e proprio perché assomigliava ad un tugurio, che veniva ricordato soltanto il giorno della pulizia, motivo per il quale Teach lo utilizzava per estraniarsi dalla ciurma che ormai conosceva esattamente come l'alfabeto. Tra le coperte che venivano usate per riparare casse e barili accatastati ordinatamente negli angoli, l'uomo dall'accenno di barbetta arricciata si inoltrò tra questi sino a giungere in un buco senza vie d'uscite. Lì c'era il suo rifugio dove periodicamente sedeva, riparato dal legno e dai materiali presenti nel livello più basso della nave che ospitava anche delle prigioni. Era sempre bene avere qualche cella a disposizione in caso di cattura che, aggiunta poi all'odore stagnante che impuzzolentiva quanto c'era lì sotto, rendeva il soggiorno ancor più scomodo.
Il lumino posto vicino al suo ginocchio consumava il petrolio lentamente, senza alcuna fretta: da tempo quella lampada non veniva accesa, le ragnatele e la povere attorno al vetro ne erano le prove. Barbanera aveva smesso da diverso tempo di scendere lì sotto per consultare i preziosi testi da lui raccolti - rubati in verità - insieme ad appunti e annotazioni presi qua e là che nascondeva in una rientranza della parete, coperta da un'asse malferma, ma data la piega che quella linea piatta che poi era la sua vita sulla Moby Dick aveva preso, un'ultima visita lì era necessaria, anzi doverosa. Il fato gli era venuto incontro e considerata l'entità della piega, non poteva non aprire le braccia e cercare di agguantare quanto gli stava venendo offerto.
Nel leccarsi la punta dell'indice scuro, girò le pagine di quella vecchia enciclopedia i cui segreti non potevano più considerarsi tali e sogghignò come non faceva da tempo nel pensare a quanto aveva atteso. Come un volatile apriva le ali, la mascella si dispiegò con più sadismo, mostrando un sorriso a tutti sconosciuto tranne che a lui. Allora era vero che quando si è sul punto di arrendersi dopo tanto provare, in qualche modo si riesce ad ottenere ciò che si vuole; non l'aveva mai pensata così ma dovette ricredersi perché la sua situazione combaciava alla perfezione con quella credenza. Interruppe il suo sfogliare e contemplò il consunto disegno che raffigurava il biglietto per la realizzazione del suo sogno nascosto nel cassetto. Sin dal primo sguardo, dalla prima lettura di quelle poche righe che spiegavano quanto c'era da sapere, aveva realizzato che quel frutto doveva assolutamente averlo lui, così come quell'enciclopedia che ora reggeva avidamente fra le mani, sua unica fonte di conoscenza al riguardo. Ciò che voleva, che bramava con ingordigia, quel frutto poteva darglielo ma trovare una simile rarità di cui per giunta si erano udite solo voci incerte era difficile, in special modo se si rimaneva fermi a terra. Un'ottima motivazione per decidere dunque di imbarcarsi sulla nave del pirata considerato il più vicino a sedere sul trono dell'One Piece.
Puah, quante idiozie!
Malato com'era era già molto che stesse in piedi e se doveva dirla tutta, i suoi figli erano dei veri idioti a credere che sarebbe riuscito ad arrivare in fondo. Il suo tempo l'aveva fatto, l'occasione l'aveva avuta e si era dovuto accontentare del secondo posto. Era ora che si decidesse a mollare la corda ma orgoglioso com'era non avrebbe abbassato la testa nemmeno da morto. Quanti anni erano passati da quando si era imbarcato? Molti, troppi, ma ogni giorno era stato ben speso ed ora che era vicino, no, vicinissimo, a toccare la prima metà che lo avrebbe lanciato alla ribalta, doveva mostrarsi più che mai attento. L'eccitazione lo istigava con schiocchi di frusta tanto violenti quanto piacevoli, invogliandolo, spingendolo ad agire prima che l'opportunità attesa quasi tutta una vita gli scivolasse via dalle mani ma il suo raziocinio gli imponeva un ulteriore attesa dato che prima di far suo il potere di quel rogia doveva ottenerlo.
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Giglio di picche
FanfictionIl mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. A...