Ogni pirata esistente conosceva bene la fama di Impel Down, così bene che viveva sempre con quel piccolo terrore di finirci per le azioni commesse. Si trattava della prigione più grande mai esistita, la cui impenetrabilità era spessa quanto la rigidità del Governo Mondiale. Costruita come una spirale all'incontrario, presentava sei piani tutti differenti fra di loro, che pululavano d'ogni genere di guardie o creature capaci di sedare mortalmente qualunque detenuto osasse alzare le mani o pensasse a tale intenzione e, in aggiunta, dotata di un sistema di luma-camere che video-sorvegliava scrupolosamente ogni centimetro assegnato. Se anche un solo prigioniero fosse riuscito miracolosamente a raggiungere il ponte esterno, questo non avrebbe comunque avuto modo di fuggire da lì; la prigione era stata costruita nel bel mezzo di una fascia di bonaccia piena di Seaking. Tra l'essere torturato fino all'esasperazione o il venire masticato più e più volte c'era solo l'imbarazzato della scelta. L'intera progettazione di quel carcere era stata attuata al fine che ogni singola parte d'esso andasse a favore della Marina, a partire dalla sua stessa posizione in mare: non c'entrava soltanto la presenza dei mostri marini, Impel Down, insieme a Enies Lobby e Marineford, era stata eretta in quella fascia affinchè fosse collegata alle altre due strutture da un particolare sistema di correnti che le univano tutti e tre. Era impossibile raggiungere la prigione, solamente le navi della Marina erano in grado di solcare quella zona e inoltre, le correnti che creavano quel triangolo circolare non potevano portare a nessun'altro luogo che non fosse l'isola giudiziaria o il Quartier Generale della giustizia. Ci si poteva immettere ma poi si era destinati a finire in uno di quei tre posti, volente o nolente.
E questo non era che il preludio. Il peggio doveva ancora arrivare...
Uscita dalla cabina e con la testa rivolta all'insù, Sayuri, alias Katya, rimase abasita nel guardare la mastodontica porta della giustizia in procinto di aprirsi. Un'intera montagna fatta d'acciaio su cui era impresso un enorme gabbiano blu, il simbolo della Marina. Un'opera che lasciava a bocca aperta chiunque, lei compresa. Quando essa era chiusa, tutta la serie di correnti veniva stoppata in quel preciso punto ma bastava che una di queste fosse aperta e per ripristinare il percorso marittimo in tutta tranquillità.
La sera oramai era calata e quella porta così abnorme assomigliava ad un orribile muro nero invalicabile. Tutto lì attorno era scuro e tetro e lo scrutare l'orizzonte non le avrebbe fatto trovare una sola scintilla di quel tramonto che a lungo aveva ammirato prima di rintanarsi nella propria cabina. L'osservare quella porta, lo scandagliarne i pochi contorni non fece altro che alimentare la spontanea convinzione che non ci fosse niente di più nero al mondo. Era come se anch'essa la stesse guardando, con occhi molto guardinghi e sospettosi....
"Attenti, le guardie ci stanno aprendo le porte" avvisò un soldato.
Il primo rumore che si udì fu il mare che scivolava all'interno dell'apertura venutasi a creare fra le due ante metalliche. Questa aumentò ma mano che le ante raggiungevano l'ampiezza adeguata per far passare la nave, in sincronia a un cigolio profondo, molto lento e privo di fastidiosi stridii. Ricevuto il permesso, l'ammiraglia si inoltrò nell'apertura, lasciandosi alle spalle la vastità dell'oceano appena percorsa.
Sayuri dovette deglutire il più silenziosamente possibile e trattenersi dal voltare la testa mentre la sola entrata e uscita da Impel Down veniva chiusa.
Sono dentro pensava ritmicamente Sono dentro...
Cercò di sciogliere le spalle per allentare la tensione che rendeva come corde di violino i suoi poveri muscoli ma la vista di quella decina di corazzate disposte circolarmente attorno alle mura di cinta bastò per impietrirla nuovamente. Riprese appena in tempo il controllo della mascella prima che questa le cadesse ingiù; la Marina doveva tenerci veramente molto alla riuscita dell'esecuzione del suo comandante se addirittura avevano fatto circondare l'intera prigione dalle più grosse navi a loro disposizione. Tra gli spiragli visibili, la falsa ispettrice adocchiò il ponte d'entrata con sopra lo stemma del posto al momento indecifrabile per via della lontananza.
Dieci corazzate armate di tutto punto, guardie scelte addestrate a sopprimere qualunque atto di ribellione, bestie infernali mangiatrici di uomini...non sarà facile Ricapitolò mentalmente E non devo dimenticarmi del direttore.
L'elemento più pericoloso che potesse esserci in quell'inferno artificiale era proprio chi lo gestiva ovvero il direttore Magellan, meglio conosciuto come l'uomo più terribile di tutta Impel Down. Con lui non doveva stare attenta ma attentissima. Se si trovava lì nei panni di falso ispettore anziché da futuro incarcerato come tutti quelli che passavano di lì, lo doveva unicamente al vice-ammiraglio Garp e al debito che aveva con suo nonno.
Per tutte quelle tre ore di viaggio aveva organizzato mentalmente ogni passo di quel suo piano tirato insieme più con l'utilizzo dell'istinto che della ragione ma almeno i passaggi fondamentali li aveva trasmessi tutti quanti a Don prima di dover attaccare.
Tutto ciò che lei doveva fare era giungere al piano dove Ace era tenuto prigioniero almeno una ventina di minuti prima che lo scorta lo venisse a prendere e liberarlo; si sarebbe fatta aiutare da Jimbe e in quanto a Magellan ci avrebbe pensato lei stessa - se la situazione l'avesse richiesto - ma per far fronte ai marines e al resto del personale che, poco ma sicuro le sarebbe arrivato addosso a blocchi, necessitava assolutamente di aiuto, aiuto che già sperava arrivasse in tempo. Si trattava di approfittare dell'arrivo della scorta, aspettare che la porta si aprisse, sferrare un attacco a sorpresa e svignarsela prima che il Quartier Generale verificasse di persona il perché del ritardo.
No, non sarà per nulla facile. Pensò nuovamente scendendo dalla passerella e incamminandosi verso l'entrata.
E che diamine, quello era pur sempre il carcere più temuto al mondo, una sorta di cassaforte extralarge dal contenuto intoccabile che lei si stava preparando a espugnare sotto mentite spoglie. Quando si era ammirata allo specchio per verificare se il travestimento coprisse adeguatamente il tutto a stento si era riconosciuta: tralasciando gli occhi celesti e i capelli dorati, la divisa da ispettrice le conferiva un'aria molto più adulta e matura, annullando quei tratti di fanciullezza seppur non del tutto spariti. Non possedeva particolari decori; il colore predominante era il bianco, esclusa la camicia e la cravatta di due tonalità di blu diverse. Per il restante era identica alla divisa che i diplomatici indossavano, solo che al posto dei pantaloni c'era una gonna lunga fino a metà coscia, scarpe con poco tacco e ovviamente un mantello ampio e caldo con cui ripararsi dal freddo, sua unica funzione dopo l'aspetto estetico e simbolico che conferiva al possessore.
"Ispettrice Katya"
Giunta all'entrata, una donna coi lunghi capelli biondi mossi e con grandi occhiali da sole la richiamò dal suo pensare,scattando sull'attenti.
"Il mio nome è Domino, vice capo delle guardie di Impel Down. Le dò il benvenuto" l'accolse.
"La ringrazio e perdonate l'ora. Data l'attuale situazione mi è stato possibile lasciare Marineford solamente di pomeriggio"
"E' più che comprensibile" l'appoggiò la donna "Prego, da questa parte. Il vice direttore sarà subito da lei" e si dispose lateralmente lasciandola passare.
E il primo impatto era stato superato. Tutto il nervosismo accumulato si era appiattito non appena la sua voce era riuscita in modo straordinario a rispondere al saluto della donna. Doveva parlare lo stretto indispensabile ed era stato un autentico miracolo che le corde vocali non si fossero accapigliate fra di loro rendendola muta. Nell'affiancare l'ufficiale, continuava a ripetersi di star tranquilla con la stessa velocità con cui si doveva pronunciare uno scioglilingua ma tenendo conto del luogo e della ragione per cui si trovava lì, era seriamente difficile comportarsi con nonchalance. Travestimento a parte, rimaneva pur sempre una pirata nella più grande e orribile prigione mai esistita. E non bisognava dimenticare il Quartier Generale della Marina...
Mancava soltanto Ennies Lobby e aveva completato il giro turistico delle mete meno desiderate di tutta la pirateria.
"Potrei sapere per quale motivo il direttore non si trova qui?" domandò nel mettere da parte quei suoi deliranti pensieri e tentando di apparire quel pochino contrariata.
"Ci deve scusare ma vede, abbiamo ricevuto una visita dell'ultimo minuto: la signorina Boa Hancock ha fatto una piccola deviazione dal percorso di Marineford con l'esplicita richiesta di vedere il prigioniero e al momento il direttore Magellan è in sua compagnia"
Boa Hancock è qui?
Quella si che era una novità.
Era convinta che l'imperatrice serpente si trovasse a Marijoa insieme ai altri componenti della flotta dei sette, Jimbe escluso. C'era da chiedersi il perché di quella visita ma Sayuri era troppo presa a non farsi scoprire per pensarci e da quanto era riuscita a fare al momento, la copertura stava funzionando egregiamente. Domino la fece accomodare in una saletta che veniva utilizzata per far attendere gli ospiti in una agiatezza ben più decente rispetto a quella destinata ai carcerati: c'era perfino un tavolino con dei biscotti sopra.
"Il vice direttore Hannyabal sta arrivando. La prego, si metta pure seduta se lo desidera, non la faremo aspettare molto"
Cogliendo il suo annuire, la donna dalla chioma ondulata chiuse la porta della stanza lasciandola così da sola.
A quel punto avrebbe potuto anche gettarsi pesantemente su quel bel divanetto verde che stava attaccato alla parete ma lo scorgere immediatamente una luma-camera nell'angolo in alto a destra, la fece desistere da tale tentazione, spingendola a scegliere l'opzione di sedersi con compostezza. Le tre ore passate sull'ammiraglia avevano giovato al suo povero corpo, restituendole una buona percentuale del vigore necessario ma nulla poteva cancellare il fatto che a livello dei polmoni la ferita infertale dall'ammiraglio Kizaru ogni tanto le provocava una leggera fitta di dolore. La fasciatura teneva perfettamente ma era preferibile non esibirsi in movimenti troppo bruschi,non al momento almeno.
Teniamo a mente anche questo allora.
Sospirò mentalmente stropicciandosi lo spazio che separava le due sopraciglia.
Una cosa in più o in meno ormai non faceva alcuna differenza. A forza di trastullarsi con tutto quel che c'era di pericoloso in quella faccenda, non aveva più rivolto l'attenzione a Ace. Si, quello che stava facendo era unicamente per lui ma il muro di eventi creatosi l'aveva distratta dal pensare a lui come la persona che più amava a quel mondo, a come fosse la loro vita prima dell'uccisione di Satch, a come fossero prima di litigare come mai era capitato da quando si conoscevano....
Erano stati uno più stupido dell'altra ma lei colpevolizzava più sé stessa per avergli detto, seppur non direttamente, di essere un debole. La freddezza di quelle parole, congelate a quella dannata notte, si erano ammassate nella sua anima, sbriciolandola in tante parti che stavano praticamente facendo a pugni per tornare ad essere una sola entità. Il pensare costantemente a quella missione di salvataggio l'aveva distratta dal pensare a che cosa lui rappresentasse nella sua vita e solo in quel frangente, sentì il proprio cuore dolerle come un tempo.
Desiderò vederlo immediatamente, di verificare quanto male fosse conciato e fare tutto il possibile per alleviare la sofferenza che in origine sarebbe spettata a lei.
Voleva che la guardasse, che le sorridesse, che pronunciasse il suo nome e che anche solo con un semplice tocco delle dita, le dicesse che non stava sognando.
Voleva poterne accarezzare il fuoco, restituirgli il vigore perso per ammirarlo in tutta la su forza, voleva avere una buona ragione per piangere e per chiedere scusa di tutto quello che aveva fatto.
Voleva vedere Ace, voleva vederlo subito, prima di impazzire per quello che il proprio cuore aveva provveduto a tacere per troppi giorni.
Lo voglio vedere..lo voglio vedere...per favore, lo voglio vedere adesso!! Supplicò mentalmente con la parte superiore del viso ancora nascosta dalle dita della mano che ancora le stropicciavano la pelle.
Sei piani li separavano, una distanza relativamente minuscola se si teneva conto che fino a quel momento le possibilità di rivederlo erano state pressoché inesistenti. Le sue gambe fremevano di andare ma tutto quello che potè fare, fu di staccare la propria schiena dai morbidi cuscini del sofà e poggiare le mani attorno alle ginocchia, stringendole quanto bastava per calmarle.
Calma Sayuri, stai calma...
Per quanto ingiusto nei confronti di quel sentimento che faceva parte della sua linfa vitale, fece appello a tutta la tranquillità accumulata sino a quel frangente, alzando lo sguardo giusto in tempo per vedere la porta aprirsi; ne entrò un uomo dalla tonda pancia, avente indosso un copricapo da faraone verde e giallo. Al posto delle sopraciglia possedeva due corna allungate lateralmente e dietro la schiena gli spuntavano due insolite ali nere da pipistrello, accompagnate da un fodero di stoffa che conteneva con alte probabilità la sua arma. Con viso truce e sinistro, impugnava un lungo e affilato forcone di ferro che pareva portarsi sempre addietro.
"Miss Katya, buonasera!" esclamò stando ben sull'attenti "Sono il dirett..cioè, il vice direttore Hannyabal, al suo servizio" si corresse velocemente.
"Molto lieta"
"Il direttore mi manda a dirle che gli dispiace non poterle dare il benvenuto di persona ma si è dovuto trattenere più tempo in bagno per i suoi soliti problemi intestinali" spiegò annuendo "Ha mangiato più pesante del sol..no, cioè , volevo dire che al momento è con la stupenda principessa serpente" al sol pensiero le guance gli si tinsero di un bel rosso e la larga bocca si piegò in un sorriso ebete.
"Capisco. Perdoni la mia fretta ma vorrei procedere con la visita il prima possibile"asserì lei con decisione e alzandosi in piedi "Le dispiace?"
Hannyabal si irrigidì per qualche secondo prima di sciogliere le proprie spalle e rispondere con prontezza "No no, nessun problema!"
Nonostante avesse mostrato un lieve impaccio, quell'uomo dall'aspetto tanto bizzarro era molto più forte di quel che le sue braccine esili davano a vedere. D'altro canto, doveva esserci senz'altro una buona ragione per cui fosse addirittura vice direttore e Sayuri nell'osservarlo, non avrebbe messo in dubbio quanto pensava e credeva. Sottovalutare un nemico basandosi solamente sul suo aspetto era un errore a dir poco che madornale. In attesa, continuò a tenerlo d'occhio mentre questo estraeva dalla tasca dei pantaloni verde scuro -unico indumento indosso- un lumacofono, avviando all'istante la comunicazione che subito venne accolta.
"Direttore Magellan, sono Hannyabal. L'ispettrice è arrivata"
"Bene. Passamela"
Il lumacofono trasmise una voce profonda e molto roca, minacciosa sotto ogni aspetto.
"Miss Katya, a lei" il vice direttore le porse il mezzo di comunicazione che subito lei si apprestò a portare vicino alla bocca.
"Sono l'ispettrice Katya. E' un piacere conoscerla signor Magellan"si presentò la ragazza.
"Il piacere è tutto mio. Sono desolato di non potervi raggiungere ma al momento sono impegnato a scortare la signorina Hancock al livello sei. Sono stato informato delle vostre intenzioni e della ragione della vostra visita. Hannyabal sarà ben felice di accompagnarla"
"La ringrazio ma penso di poter svolgere quanto mi è stato incaricato senza alcun problema"
Poco prima che partisse, il vice ammiraglio Garp l'aveva nuovamente raggiunta nel suo ufficio e le aveva fornito delle veloci indicazioni sul come presentarsi davanti alle autorità di Impel Down. In poche parole, come ispettrice le era stato affidato il falso compito di convincere Jimbe a rispondere al titolo che ricopriva e a partecipare così alla guerra contro Barbabianca. In caso di fallimento, lo squalo balena sarebbe rimasto lì e lei si sarebbe unita alla scorta che sarebbe venuta a prendere Ace per portarlo al Quartier Generale. Ovviamente le cose si sarebbero svolte molto diversamente ma per la riuscita del suo piano doveva andare da sola, senza nessuno che la accompagnasse e siccome l'ascensore al momento era occupato, avrebbe fatto la strada a piedi, rimanendo così nei piani stabiliti. Non poteva anticipare i tempi perché, poco ma sicuro, il capitano e tutti i suoi fratelli erano ancora in viaggio e non sarebbero arrivati prima di domattina. Fino ad allora se la sarebbe dovuta cavare in solitario, non vi era nessuno che la potesse aiutare adesso ma il sapere di essere nello stesso edificio in cui si trovava Ace, le stava dando tutta la sicurezza di cui aveva bisogno per gestire ogni dialogo e dunque risultare credibile.
"Non offendetevi ma questa è la prima volta che vengo a Impel Down e mi piacerebbe poterla visitare a modo mio. Ho molto tempo a disposizione e posso cavarmela egregiamente, sempre che per voi questa mia scelta non sia un problema"
Mentalmente, pregò che non lo fosse.
"No, affatto" rispose poi il lumacofono mimando i movimenti della bocca di Magellan "Se preferite fare da sola non nulla da obbiettare. Hannyabal, consegnale il necessario"ordinò poi al subordinato.
"Subito!"
Con prontezza il vice direttore porse a Sayuri alcuni indispensabili oggetti che sicuramente le avrebbero fatto comodo; una mascherina bianca molto spessa con un elastico, le cui estremità erano legate agli angoli d'essa e una fialetta di vetro rinforzato grande quanto la sua mano che conteneva un liquido verde fosforescente. Fu facile per Bianco Giglio identificarlo come l'antidoto contro il veleno mortale del direttore e il solo stringerlo fra le sue dita rafforzò la sua determinazione quanto bastava perché si reggesse in piedi da sola. Girare per Impel Down senza era come camminare nel buio in una casa sconosciuta: la pericolosità di Magellan stava nel frutto Vele Vele che gli aveva conferito l'intoccabilità in tutto e per tutto. Ogni oggetto che sfiorava, che si trattasse di cibo metallo, pietra o umani, si infettava del suo veleno e marciva nel giro di pochi secondi. Era di un concentrato corrosivo altamente mortale, tanto che i suoi fluidi nel livello quattro si espandevano molto rapidamente se il possessore decideva di farne uso. Ecco il perché della mascherina.
La dose che subito si premurò di mettere nella tasca interna della giacca bastava per una persona sola ed era efficace una volta soltanto, quindi avrebbe dovuto farne uso con estrema attenzione, al momento più opportuno.
"Miss Katya" parlò poi Magellan "Ora devo proseguire con il giro. Nel caso vi occorra qualcosa, rivolgetevi pure alle guardie dei vari livelli"
"Lo farò. Grazie per la disponibilità"
"Dovere"
Il lumacofono chiuse gli occhi e la bocca, ritirandosi di qualche millimetro nel suo guscio colorato.
"Miss Katya venga, le mostro le scale per il livello uno"
Hannyabal tenne aperta la porta facendola passare, per poi condurla lungo tutto il restante corridoio dove vi era il grosso ascensore opportunamente protetto da grosse sbarre e ulteriormente sorvegliato da un paio di guardie. Sayuri gli gettò un'occhiata fugace, riversando successivamente tutta la sua concentrazione sul muro di fondo che presentava un'apertura a campana con sopra il cartello "Livello uno" e una freccetta rossa che indicava verso il basso.
"Questa è l'entrata?"
"Si, Miss. Da qui scenderete all'inferno scarlatto e a seguire vi ritroverete in quello delle bestie, il livello due. Ogni piano è stato progettato unicamente con lo scopo di impedire la fuga di qualsiasi prigioniero. Sono sicuro che non rimarrete delusa dalla mia prig...a-ehm! Dalla prigione del direttore Magellan!" si corresse velocemente.
"Questo spetta me deciderlo" proferì laconica nel superarlo.
Il guardare quel corridoio che era stato scavato verso il basso accentuò un che di emozionante nel suo torace. L'ansia stava iniziando nuovamente a riemergere ma al posto della paura per la propria incolumità, vi era qualcosa di grossolanamente simile alla speranza. Era impensabile riuscire a evocare della positività in un posto deprimente e angosciante come quello ma il muovere i piedi e l'indirizzarli dove poi avrebbe potuto sorridere con tutta la sua felicità, le diede l'ultima e decisiva carica d'energia che le occorreva per stringere al meglio lo zaino nascosto sotto il mantello e iniziare così la sua discesa in quei inferni tanto diversi fra loro ma accomunati dallo stesso obbiettivo.
Va bene. Iniziamo.
Livello due.
L'inferno delle bestie.
Il secondo livello di Impel Down era conosciuto come l'inferno delle bestie per via delle sue guardie uniche nel loro genere: si trattava di bestie infernali, tra cui rientravano oltre che una sfilza di animali stranissimi e assai aggressivi, perfino un enorme Basilisco che amava si nascondeva fra le impalcature del soffitto, una Sfinge grande quanto un galeone a guardia dell'entrata del livello tre - la più grande e visibile - e le Manticore, simili ad essa con la sola differenza che nel loro corpo di leone, la testa aveva fattezze molto più umane.
Queste e molte altre giravano liberamente fra i corridoi di quel nido di pietre composto di gabbie robuste dove i prigionieri preferivano marcire piuttosto che farsi spolpare e infine pappare da quei mostri. Annusavano il terreno e guardavano coi loro occhietti apparentemente ebeti e roteanti ogni angolo in cerca di qualcosa da mangiare, borbottando anche parole apprese dai condannati che ogni tanto si perdevano in discorsi sognanti riguardanti cibi che mai più avrebbero assaggiato.
"Sono ancora lì?" domandò una voce tenuta bassissima.
A scatti e tremendamente terrorizzata, una testa fece capolino da una piccola rientranza fra due pareti adiacenti a un muro identico a quello dentro cui si stavano nascondendo: con la stessa velocità della luce,l a testa dalla lunga chioma mossa e blu guardò a destra, a sinistra, in alto e in basso per poi tirarsi indietro e prendere un grosso respiro con la mano destra premuta sul cuore.
"Allora?" incalzò il compagno di prima.
"Per il momento se ne sono andati" rispose egli "Dobbiamo approfittarne per tornare al livello uno prima che arrivi Magellan.."
"Che?? Non se ne parla! Io devo andare a prendere Ace!!" urlò una terza persona.
"Shhhhhhhh!!!!! Taci idiota, vuoi farci scoprire???" all'unisono, i due tapparono la bocca allo sconsiderato che rischiava di farli scoprire.
Stavolta a sbirciare fuori dall'angolo per vedere se qualcuno li avesse uditi fu Mr 3, un uomo magro, occhialuto, con i capelli acconciati di modo tale che creassero in cima alla testa un grande numero tre, appartenuto alla famigerata organizzazione Baroque Works.
"Fiuu..ce la siamo vista brutta. Quelle Manticore potevano sentirci.."
Appoggiò con stanchezza la schiena alla parete e si lasciò scivolare verso il basso, accanto a Buggy, il secondo carcerato il cui aspetto estetico saltava subito all'occhio per quello strano e tondo naso rosso che gli aveva conferito l'appellativo di "il Clown".
Era stato un autentico miracolo mandato dalla provvidenza divina il fatto che quest'ultimo pirata non fosse stato registrato come possessore di un frutto del diavolo e il mettere piede fuori dalla cella senza le fastidiose manette di algamatolite addosso, era stata una sensazione così stupenda che solo l'aria fresca dell'esterno avrebbe potuto superarla. Si era fatto un'idea su che cosa lo separava dalla tanto agognata libertà ma di certo nel suo programma già pensato, stilato e ricontrollato cinque volte, non era incluso il moccioso che per tre mesi abbondanti l'aveva costretto a viaggiare di isola in isola su una zattera di provvidenza, con tutti i suoi poveri arti, mani testa e piedi esclusi, persi chissà dove. Dar la caccia a Rufy per poterlo affettare coi suoi coltelli era stata la sua ragione di vita prima di finire a Impel Down per un madornale errore di calcolo mentre cercava un tesoro dalle dimensioni apocalittiche e ora che finalmente l'aveva scovato doveva scrollarselo di dosso prima che questo trascinasse lui e il nuovo alleato nelle viscere di quell'inferno fatto su misura per l'uomo.
"Sei forse impazzito??" sclerò con voce piattissima togliendo la mano dalla bocca del ragazzo "Se quelle bestiacce ci scoprono è la fine!"
"Shishishi! Tu ti preoccupi troppo Buggy!" ridacchiò Rufy senza far caso al proprio tono di voce "Basta non farsi vedere,no?"
"Basta non farsi vedere....grrrrrrrr!!!!" al sol vedere quel sorriso a trentadue denti, le tempie del Clown si gonfiarono a tal punto che dalle sue orecchie fuoriuscirono due getti di vapore caldissimi. "Tu e quello stramaledetto rosso! Ecco che cosa detesto di voi due, il vostro insensato essere positivi in ogni situazione!! Ma almeno hai capito di trovarti nella prigione più pericolosa di tutto il mondo????" sibilò nel troneggiare sul ragazzo di gomma con la bocca identica in tutto e per tutto a quella di uno squalo assassino.
"Certo, è qui che tengono Ace" rispose il pirata mantenendo quel suo enorme sorriso mentre si sistemava con cura il cappello di paglia in testa.
Secondo me invece non l'ha capito... Pensò Mr 3 demoralizzato e con tante belle goccioline di sudore che gli tempestavano la nuca.
Il vederlo sorridere con noncuranza era sinonimo che tutta la serie di pericoli che quel carcere poteva offrire con la stessa facilità con cui si regalavano caramelle ai bambini, non lo stava toccando minimamente come invece stava facendo con lui e Buggy.
Dal canto suo, il pirata dalla lunga chioma blu a stento si tratteneva dallo strangolare quel maledetto moccioso di gomma ma solo perché se lo avesse fatto, come minimo quelle bestiacce infernali li avrebbero trovati e allora tanti saluti all'unica chance concessagli per fuggire da quel postaccio. Quel suo gettarsi a capofitto nel pericolo gli ricordava troppo quel maledetto rosso che puntualmente l'aveva sempre trascinato con sé senza mai interpellarlo.
Di che ti preoccupi Buggy? Sei un uomo puzzle, non ti possono fare niente. Gli aveva sempre detto ridacchiando come un pazzo.
E di chi era la colpa se era diventato un uomo puzzle? Sua ovviamente, perché quello invece di farsi i sacrosanti fatti suoi doveva impicciarsi di quelli dei altri con la stessa grazia di un tifone!
Quante volte glielo aveva rinfacciato ma lui manco l'aveva ascoltato, proprio come ora stava facendo quel fastidioso moccioso di gomma!
"Oi, Mr 3.." bisbigliò io Clown al compagno "Se stiamo con Cappello di Paglia è sicuro che finiremo per non uscire mai più di qui. Dobbiamo levarcelo di torno" sentenziò mentre il diretto interessato eseguiva dei piegamenti sulle ginocchia.
"Sono d'accordo. L'entrata per il livello tre è a sinistra mentre le scale per il livello uno sono a destra. Non dovrebbe essere difficile raggiungerle" annuì l'ex membro della Baroque Works.
"Già, specie se tutte le guardie daranno la caccia a lui e non a noi, eh eh" sogghignando malignamente come solo lui sapeva fare.
"Yosh, sono pronto! Allora, andiamo?" domandò impaziente Rufy.
"Certo. Tu vai avanti, noi ti copriamo le spalle" gli rispose l'occhialuto, appoggiato dal Clown.
"Ok, grazie ragazzi!"
Non sospettando minimamente che quei due lo stavano usando come diversivo per potersi dirigere al primo piano indisturbati, il ragazzino si gettò in una corsa sfrenata lungo tutto il corridoio.
Che allocco! Pensarono Buggy e Mr 3 stringendosi la mano a vicenda.
Si assicurarono che fosse sufficientemente lontano prima di uscire a loro volta dal nascondiglio.
"Sbrighiamoci prima che quel babbeo si accorga della nostra as.."
Come se fosse appena stato trafitto da dei paletti di ghiaccio, la frase gli rimase a metà gola, finendo per trasformarsi in un brivido che colpì tutta la sua schiena. Qualcosa gli era appena scivolato sulla testa e stava colando lateralmente sulla sua faccia che subito si contrasse in una smorfia di disgusto.
"Bleah! Ma che roba è?!" esclamò disgustato.
Nel ripulirsi velocemente la faccia, Buggy notò che quella cosa viscidosa che gli era colata addosso era incredibilmente calda e densa, trasparente e con strane bollicine. Ad un primo confronto pareva essere saliva.
"Che razza di schif....Mr 3, che diavolo ti prende ora?"
Galdino - che poi era il reale nome di Mr 3 - stava guardando con gli occhi fuori dalle orbite e la mascella totalmente aperta quanto bastava per farle toccare terra, qualcosa che stava sopra le loro teste, balbettando sillabe fra di loro sconnesse.
"Il Ba...Ba......Ba.....Ba..."
"Ba che cos..?"
Il secondo carcerato alzò il capo verso il punto tanto fissato dal compagno e nel giro di mezzo secondo, assunse la sua stessa, identica espressione.
Accucciato in alto e con la testa sporgente, stava un enorme mostro verde, con ali bianche e piumate, apparentemente incastrate fra le solidissime impalcature del soffitto; i tondi occhietti pazzi giravano in continuazione e insieme alla lingua biforcuta e sibilante, che danzava come una piccola onda, conferiva a quel mostro dal becco zannuto sbavante tutto quello che serviva per far intendere che era estremamente affamato e che i due sfortunati adocchiati stavano per diventare il suo spuntino notturno.
"IL BASILISCOOOOO!!! CAPPELLO DI PAGLIA, ASPETTACI!!!!!!" urlarono con le braccia alzate al vento e correndo all'impazzata lasciandosi dietro un polverone alto due metri.
STAI LEGGENDO
Giglio di picche
FanfictionIl mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. A...