Al ritroso nel tempo, Sayuri la figlia del diavolo

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 Il mio sogno è trovare un sogno.

Cercarlo significa vivere? Non lo so perché io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio.

Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perché forse può darmi la felicità che ora non ho.

Anche se cammino, respiro, osservo..sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so..

Ho paura a trovare la risposta.

Ho paura a guardare indietro.

Ho paura di quello che sono.

Ma io..chi sono?

Se ne era andata unicamente per non rovinare la festa agli altri e anche per poter rimanere un po' da sola con sé stessa.

La neve scendeva leggera e delicata dal quel cielo sporco di grigio, cancellando lei sue orme senza alcuna fatica. Non aveva addosso il cappotto o i guanti, era uscita senza avere in testa una meta precisa, dimenticandosi così di indossarli. Voleva solamente stare da sola.

Camminava, guardando di tanto in tanto in avanti, ma alla fine si ritrovava sempre a guardare i suoi piedi portarla chissà dove e sospirava, come per cercare di non provare quel senso di oppressione che la stava facendo stare a quel modo. Neppure sapeva cosa sentisse. Nel prendere quel vecchio giornale di una settimana era stata colta dallo sgomento; qualcosa in lei si era spezzato e l'aveva distrutta in mille pezzi, permettendo che quell'entità, che per tanto tempo aveva rinchiuso, di uscire all'aperto. Autonomamente, il suo corpo si era mosso come fosse stato manovrato da un burattino e si era allontanata, senza comprendere cosa stesse provando.

Niente, il nulla. Nel vedere la foto allegata all'articolo, l'impulso di gettare a terra il giornale con tutta la sua forza non era emerso; una parte di sé aveva voluto farlo, aveva voluto distogliere lo sguardo, ma l'altro l'aveva spinta con mano silenziosa a guardare, a leggere quelle righe, a farle rimbombare nella sua testa da una vocina stridula e divertita.

Pensavi davvero di esserti lasciata tutto alle spalle? Sei davvero un stupida! Le diceva.

Si fermò e nel levare lo sguardo su quanto la circondava, vide di trovarsi nei paraggi del palazzo di ghiaccio. Scossa da diversi brividi, si strinse le braccia intorno al petto, accorgendosi solo allora di non essere coperta a dovere. Gli abiti avevano già assorbito una buona quantità d'acqua, rendendoli umidi e bagnati.

Pazienza. Si disse Adesso non posso tornare di certo indietro.

Non era dell'umore adatto per festeggiare.

Si era allontanata subito perché l'impellente bisogno della solitudine era stato fin troppo forte perchè lei lo rifiutasse. Raggiunse il lago che affiancava il sontuoso edificio e andò a sedersi su una delle poche panche poste sotto le fronde di un albero innevato di cui ignorava il nome. La neve avvolgeva la sua chioma, creando una leggera penombra dove lei era seduta, riparandola dalla neve che fioccava dal cielo. C'era uno strano silenzio lì. Quando nevicava, il paesaggio diventava irreale, tutto bianco, ma con un che di magico. La gente rimaneva ipnotizzata, con la mente bloccata e incapace di riprendere a funzionare eppure quella di Sayuri era sempre stata attiva, in continua elaborazione di ragionamenti semplici e studiati. Anche adesso le era impossibile fermare il suo stesso subconscio poiché si stava addentrando in quell'antro oscuro dove le porte sigillate dal suo stesso spirito erano state spalancate.

Le porte di pietra che conducevano alla vera Sayuri, si affacciavano su un mondo che in cui lei aveva vissuto tempo addietro. Il suo passato.

Quell'incubo che cercava di perseguitarla ad ogni occasione di debolezza era cominciato ancor prima che lei nascesse.

Poco più di vent'anni prima, un'isola del Mare Meridionale era stata assalita da alcuni pirati di ritorno dal Grand Line. Si erano divertiti a saccheggiare, a uccidere gente innocente, ma uno di loro in particolare aveva goduto a violentare una giovane donna del villaggio, mentre i suoi compagni massacravano davanti ai suoi occhi carichi di disperazione il fidanzato. Furono giorni neri, i più brutti che quell'isola avesse mai vissuto, e quando gli invasori si stancarono, se ne andarono via a cercare un'altra isola da depredare. Gli abitanti che erano riusciti a salvarsi, avevano ricostruito le proprie case, coltivato nuovi raccolti e ricominciato a vivere; si erano fatti coraggio, ma non quella bella donna, che poco prima dell'orrore era prossima alle nozze. Era stata privata del suo sogno, del suo amore, della persona che sempre l'aveva fatta sorridere e per di più, dopo qualche settimana...scoprì di essere incinta.

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