Wintry Realm

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Wintry Realm non era che un agglomerato di ghiacciai collegati a qualche piazzola vegetale che sopportava senza problemi il clima freddo e pungente che avvolgeva perennemente quelle terre trecentosessantacinque giorni all'anno. Il regno della Strega di Ghiaccio, così era conosciuto: un territorio freddo e inospitale dove nessuno metteva piede per svariati motivi, una perfetta tomba silenziosa dove tutto si conservava per secoli e secoli. Gli alti pineti centenari lasciavano che la resina prodotta dalle loro pigne unisse il suo profumo dolciastro a quello fresco e forte della menta selvatica che cresceva ai loro piedi, cosicchè animaletti pelosi come i topi delle tempesta uscissero dalle loro tane per deliziarsi di quel miscuglio olfattivo; i colli di soffice neve si alternavano a monumenti naturali creatisi nel ghiaccio, duro e trasparente che rifletteva l'aurora boreale nei suoi tanti specchi lucidi quasi volesse catturarne l'essenza e quei coloro cangianti che formavano l'arcobaleno notturno.

Erano terre selvagge, libere e imprevedibili, proprio come Whitey Bay, la loro signora: non era insolito che Barbabianca solesse sostare dagli alleati per qualche tempo se i territori di loro dominio si trovavano sulla sua rotta e Wintry Realm era un paradiso dove nessun'altro pazzo si sarebbe addentrato. Al di fuori di alleati o compagni di ciurma, la strega scacciava i malvoluti a suon di palle di cannone, più che sufficienti a sfondare i rivestimenti delle navi e farle colare a picco in quella acque gelide e pesanti che non davano spazio neppure a mezzo respiro umano. Al momento dell'approdo era quasi mezzogiorno e il termometro locale segnava i meno dieci gradi sotto zero, che per chi era abituato a vivere in posti come quelli significava che la temperatura era piacevole, quasi calda, ma per chi per la gran parte dell'anno aveva navigato in zone temperate, quel brusco abbassamento non significava altro che un ulteriore imbottitura delle proprie vesti invernali.

"E...E...ETCIUUUU!!"

Il clima rigido aveva già sortito il suo effetto sul povero Bonz, in preda di starnuti violenti. Nonostante portasse vestiti doppi, pesanti e addirittura della sua taglia, il viso paffuto e roseo del povero cuoco-cannoniere stava già diventando bluastro con tanto di labbra viole e occhi lacrimanti.

"ETCIUUU!! I-I-Io odio il f-f-f-f-freddo" balbetto tra i denti.

Il concerto di starnuti da lui gestito aveva preso vita sin dal primo passo messo fuori dalla sala da pranzo e da quel momento non aveva più smesso.

"Cerca di resistere, Bonz" gli fece coraggio Sayuri passandogli quanti più fazzoletti si era portata dietro per aiutare l'amico.
"Si e vedi anche di controllare i tuoi starnuti prima di scaricarci addosso i tuoi germi e i ghiacciai del posto" aggiunse Don calcandosi meglio il berretto di lana in testa.
"M-M-M-Mi si sono g-g-g-ghiacciate anche l-l-le lenti degli o-o-oc...ETCIUU!!!"

Quel giorno il cielo era grigio, con chiazze lattee piuttosto sporche. Un cielo carico di neve, pensò Ace guardandolo attentamente prima di unirsi agli altri e dunque addentrarsi in un ghiacciaio dalla forma ricordante una torre piuttosto deforme, con punte e rami d'ogni dimensione; Vista faceva loro da guida per evitare che finissero in aree dove il pericolo di contrarre decine di asce era alto. Nessuno di loro ben comprese il perché di tutto quell'allarmismo ma il comandante della quinta flotta si limitò a ridacchiare tra i suoi baffoni rispondendo:

"Capirete appena vedrete chi comanda qui"

E non potendo fare altro, annuirono e continuarono a camminare guardandosi in giro. Addentrandosi nel ghiacciaio, scoprirono che l'interno era stato letteralmente scavato per potervi costruire e ospitare un ampio cantiere dove la nave della piratessa era ormeggiata proprio nel minuscolo lago che riempiva quasi tutto il centro del pavimento. Lì dentro faceva addirittura più freddo di fuori ma agli uomini di Whitey Bay e a Whitey Bay stessa ciò pareva non essere un problema rilevante. Nell'avanzare, Ace, Sayuri, Don e Bonz notarono oltre ai pirati che si muovevano come formiche sul poco pavimento, che un folto gruppo d'essi, la stragrande maggioranza, era intento a lavorare sulle pareti: appesi con dei ganci, penzolavano nei vuoto e stavano come imbottendo le mura ghiacciate per poi coprire i buchi fatti il con una sostanza bianca che veniva spalmata con la stessa tecnica con cui si lavorava il cemento.

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