Era quasi fatta.
Ancora una manciata di minuti e finalmente il suo lungo cercare avrebbe tagliato il traguardo che fino a quel momento era apparso inavvicinabile, addirittura incerto. Marshall D.Teach era ansioso come se stesse per andare in guerra, ma, esternamente, era perfettamente controllato, tranquillo, esattamente come tutti i giorni trascorsi su quella gigantesca nave dalla ridicola polena a forma di balena.
Fremeva di un'eccitazione paragonabile al piacere di tagliuzzare miriadi di gole tremolanti e di far uscire così tanto sangue da rendere i muscoli deboli, molli e bianchi; a fatica riusciva a non mordersi il labbro superiore per trattenere i morsi del suo istinto di pirata, ma doveva pazientare, si ripeteva, doveva pazientare soltanto altri pochissimi minuti. Alla fine, era andato tutto come aveva previsto e se non fosse stato un adulto, sarebbe anche scoppiato a piangere per la gioia: la dolce Yu-chan era venuta a chiedergli consiglio e, senza nemmeno architettare chissà quale assurdo e complesso stratagemma, ora si stava recando all'appuntamento che insieme avevano fissato, accompagnato da un tramonto rosso come il sangue, che giocava a filtrare tra alcune canne di bambù che costeggiavano il sentiero, insieme all'alta vegetazione presente. Il luogo scelto era poco distante dalla nave, ma sufficientemente coperto, quindi nessuno li avrebbe visti e, in quanto alle urla.....beh, quelle non sarebbero state un problema.
Acquietare le acque era stata la scelta più saggia, vista l'incertezza della ragazza: in tutta sincerità, quando le aveva rivolto la parola, quella volta in corridoio, si era sentito inspiegabilmente scoperto, come se gli occhi di lei avessero intravisto le sue reali intenzioni, come se fosse riuscita a toccare quel qualcosa in lui a tal punto da farlo indietreggiare e dunque prendere nuovamente le distanze. Non aveva mai provato nulla del genere, nulla di così..anomalo e dannatamente angoscioso. Yu-chan, in quel momento, al di fuori della sua intelligenza, al di fuori di quello che lei era e che conosceva, sarebbe stata in grado di vedere oltre a tutto ciò che poteva toccare con le mani, odorare col naso e sentire con l'udito. Per quanto ci avesse riflettuto nella stiva, anche il solo simulare mentalmente quella sensazione non gli era piaciuto affatto; era giunto alla conclusione che, per il suo bene, era meglio che la bambina dei gigli sparisse, anche se la cosa un po' gli dispiaceva, dato che con lui si era sempre mostrata molto disponibile per una chiacchierata. Come si era ripetuto più volte, annuendo con quel suo capoccione ristretto, una morte rapida e indolore era quanto ciò poteva offrirle come segno di gratitudine.
E non c'è nulla di più azzeccato di questo tramonto rosso per dire addio a un'amica.
La luce scarlatta che creava ombre nere e arancioni fra la vegetazione, investiva la terra di un rosso così luminoso e scuro, che il corpo esanime della castana sarebbe apparso completamente intriso di sangue, quando invece, la sola cosa che l'avrebbe potuta identificare come morta, sarebbe stato il pugnale conficcatole nel petto in tutta la sua lunghezza.
Per essere sicuri avrebbe potuto legare il cadavere ad un masso e lasciarla sprofondare nelle acque salate dell'oceano, ma in fin dei conti, tutte le accuse sarebbe ricadute su di lui, vista l'improvvisa sparizione, quindi perché darsi pena per nascondere un corpo?
Van Auge lo attendeva e lui si era premurato di organizzare il tutto con la massima scrupolosità: incontrarlo aveva fatto di lui il primo membro del suo nuovo equipaggio, anche se la garanzia non era del tutto certa. Eppure quel cecchino gli era parso d'accordo sul suo progetto, quel poco menzionatogli - anche se non si era sbracciato in emozioni esagerate - e non aveva obbiettato, anzi, si era fatto avanti lui per essere il primo, particolarmente incuriosito. In un qualche modo contorto, le loro opinioni espresse diversamente si ricongiungevano come linee incidenti, ma quello non era ne il momento, ne il luogo per riflettere su che persona avesse reclutato: di tempo ne avrebbe avuto in futuro, ora, l'importante, era sbrigarsi. Aveva recuperato tutti i suoi pochi effetti personali, compreso il grosso e ben affilato pugnale che avrebbe usato per spezzare il cuore alla giovane e che teneva nascosto nella fascia color ocra che gli legava la grassa vita. Poco importava se lei aveva anticipato il loro incontro, l'importante era che avesse il frutto. Al resto, ci avrebbe pensato di persona.
STAI LEGGENDO
Giglio di picche
FanfictionIl mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. A...