L'imperatore bianco e il sogno da difendere

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La paura è definita come quella emozione che spinge il corpo e l'anima a bloccarsi e a far esitare la persona davanti a qualcosa o qualcuno, in particolare per farla vacillare, e, forse, se è sufficientemente forte, a farla cadere nel vuoto. La paura si trova ovunque, nessuno ne è immune, esiste da sempre ed è capace di far rabbrividire le persone a tal punto da farle desiderare di essere in un altro posto. Quando assume forma concreta, si diverte a comparire quando meno ce lo si aspetta, magari durante il sonno o quando i pensieri sono troppo bianchi e luminosi.

E' come un mastino che, una volta adocchiata la preda, non la lascia più e quando riesce finalmente ad averla tra le zanne, la gusta con terrificante lentezza, infliggendo un'agonia unica che si proverà solo quella volta, perché dopo forse non si potrà più sentire ne toccare nulla. Il più delle volte, una persona tende a fuggire da questa, correndo come se non potesse fare altro e quando è convinto di non doversene più preoccupare, quella le si presenta davanti, sogghignante e sfacciata. Correre non è mai una buona idea. Lo puoi fare per un po', ma la sola scelta sensata è prendere atto della situazione e affrontare ciò che ti rende inerme senza pensare a cosa succederà.

Sayuri conosceva bene la paura, ma in quel momento era ben diversa da quella che tempo fa le spiegò il nonno. Barbabianca non rappresentava un suo personale punto di svolta, ma un grosso traguardo che col tempo si sarebbe presentato, annunciando così una battaglia senza colpi di scena. Era consapevole che, navigando con Ace, prima o poi, lo avrebbe incontrato, ma non si aspettava di vederlo adesso, lì, davanti a lei, nel momento meno opportuno di tutta la sua vita. Era troppo presto e non avevano chance di batterlo. Lei non aveva chance di batterlo, essendo lì da sola.

"Guraguraguragura!!!! Allora, dove sarebbe il pazzo che dice di volermi tagliare la testa? Sono curioso di conoscerlo!!" esclamò, esordendo un ampio sorriso di sfida sotto quei lunghi baffi bianchi tirati all'insù.

I suoi occhi calarono sulla persona a poca distanza da lui. Era una ragazza malandata e a giudicare dall'espressione, anche fin troppo sorpresa di vederlo. Bianco Giglio deglutì al venire localizzata, annaspando l'aria che le stava attorno con avidità; la sola presenza di quell'uomo bastava a farla vacillare, ma non sarebbe caduta. Il solo pensiero di Ace in quello spiazzo, la incoraggiò a rilassare spalle e gambe, espirando con occhi concentrati. Era una pazzia quella che voleva compiere, ma scarse erano le alternative e di scappare, non se ne parlava; aveva paura, ma questa era fronteggiata dal suo coraggio che la esortava a fare quello che per lei era giusto. Da dietro la schiena fece comparire i suoi lunghi e spessi sai, impugnando l'elsa di ciascuno d'essi come se potessero infonderle ancora più forza.

"Ehi, sembra che ci sia qualcuno di sotto" esordì Marco atono.

I comandanti della prima, terza e quarta flotta erano a rimasti a bordo della nave sotto l'ordine del capitano, insieme al resto degli uomini. Il biondo dalla capigliatura ad ananas aveva seguito la discesa del padre ed era stato il primo a notare la presenza di una seconda persona in quella spiaggia desolata.

"E' una ragazza" affermò Jozu, aguzzando la vista e tenendo le braccia conserte.

"Non una comune ragazza" s'aggiunse Satch, sorridendo "Se non ricordo male è Bianco Giglio, dei pirati di picche. Mi chiedo cosa voglia fare in quelle condizioni" si domandò con un fil di serietà nel tono.

Sayuri non si preoccupava di essere guardata da occhi estranei, era fin troppo presa a non distogliere gli occhi da Edward Newgate. Le braccia erano distese lungo i fianchi, con le mani ben salde attorno al metallo delle armi. Era stanca, la testa tentava di indurla a sedersi e lasciarsi abbandonare al sonno e gli occhi non le erano mai sembrati così tanto pesanti: fortunatamente, era ancora sufficentemente lucida da non cedere. Il suo sguardo stava combattendo contro quello del Re dei Mari e anche se la sua forza era pressochè schiacciante tanto da avvertire su di sè la potenza del suo spirito, non era benaccetta a volgere gli occhi da altra parte. Se era contro la morte che doveva battersi, non avrebbe esitato a difendersi, anche se il dolore fisico stava impiegando ogni possibile strategia per farla desistere. Porgendo in avanti il busto si inchinò, in segno di rispetto ed educazione per quello che a breve sarebbe divenuto il suo avversario.

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