Sparizione

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"Davvero pensi che non farò incubi?"

"Certo. Ho detto che mi prenderò cura di te e ho intenzione di farlo. Se ti perdo di vista c'è il rischio che tu pianga ancora"

Era davvero sorprendente come certi ricordi emergessero in situazioni completamente diverse da quella che invece ne aveva accompagnato la nascita. Fu un frammento quello che le toccò la mente, un frammento minuscolo ma molto significativo per lei, che ne poteva comprendere tutti gli aspetti. Sayuri non aveva idea del perché quella frase le fosse venuta in mente in quel frangente ma nel guardare Ace combattere e al tempo stesso pensare a quella sua promessa, le scaldò il cuore sufficientemente da renderla sicura sul fatto che il suo comandante, quello scontro, non lo avrebbe perso. Lo osservava dal basso della strada, non lo perdeva di vista, stava attenta, anzi, più che attenta, incantata, ma assorta com'era, nemmeno si rese conto di quel che stava facendo o di che espressione fosse dipinta sul suo volto.

Osservava semplicemente Ace combattere e non poteva farne a meno: la disinvoltura dei suoi movimenti era diversa dalla sua, sprigionava una sicurezza arrogante ma al tempo stesso contenuta, che amava farsi mostrare ma senza troppa eccessività. Il nemico, quel Dimitri, provava a stargli dietro ma per quanto i suoi arti inferiori fossero magri e scattanti, non riuscivano a sfuggire a quel fuoco che camminava sui tetti su cui poi sarebbero rimaste delle bruciature riparabili. La frusta, o quel che ne rimaneva, giaceva inutilizzata ai piedi del locale sopra cui combattevano, per tre quarti liquefatta e per l'atro pezzo intera ma ugualmente inservibile.

"Puoi venire da me tutte le volte che vuoi, non c'è bisogno che tu me lo chieda"

Lo vide avvicinarsi di corsa all'avversario,caricare il pugno e affondarlo nel suo stomaco. I battiti del suo cuore accelerarono appena un poco: impercettibili dall'esterno, rimbalzavano dentro di lei riempiendo tutti gli spazi vuoti impedendole di sentire altri rumori, tra cui la serie di pareti legnose o cementate contro cui il riccio andò a sbattere. Vide assi, cocci, vetri volare e cadere disordinatamente ma niente di così eclatante da far voltare il suo interesse: il solo colore che animava quel quadro grigio che andava per giunta a rallentatore, era quel ragazzo che era stato capace di suscitare in lei sentimenti mai provati, solamente conosciuti a voce. Sentimenti che come Ace, riuscivano a sorprenderla, a farla vacillare nonostante ora potesse dire di conoscerli bene.

A farla arrossire....

"Sei grande Ace!" esultava Akiko elettrizzata saltando sul posto.

Si era innamorata del fuoco, uno di quei spiriti indomabili come il mare e libero come il vento. Alcuni dicevano che era aggressivo, capace di distruggere quel che incontrava con il più piccolo dei gesti ma anche se quel lato fosse realmente esistito, mai lo avrebbe visto o quanto meno toccato con le sue dita.

Si era innamorata del fuoco ed Ace ne era l'indiscusso padrone, così come lei era la dolce signorina dei bianchi gigli che nella sua semplicità ne aveva attirato l'attenzione. Accostamento strano il loro..ma perfetto perché si capivano meglio di chiunque altro e nonostante ciò ancora riuscivano a sorprendersi a vicenda. Seguì quel poco che restava dell'incontro con aria assorta ma la sua mente registrava tutto quanto senza tralasciare alcun particolare, da quei veloci scambi di parole poco cordiali, al numero di muri rotti che diminuiva man mano che il combattimento si esauriva. Si aspettava di vederlo sorridere con quel piglio arrogante e molto divertito che lo contraddistingueva sempre ma il cogliere nel suo viso quella linea severa e poco propensa a ripensamenti, le fece ricacciare giù in gola l'aria inspirata pochi secondi prima. In passato aveva già visto quel volto scurirsi ma benché sapesse bene in quali occasioni esso fosse comparso, non sentì il bisogno di preoccuparsi: per quanti difetti Ace potesse avere, come ogni buon essere umano si rispetti, non agiva mai, non alzava mai le mani se dietro non c'era una buona e più che giusta ragione.

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