Regalo

305 14 0
                                    

Quando Ace uscì dalla stanza del capitano lo sentì ancora ridere come se gli avessero appena raccontato una barzelletta divertentissima. Delle molte reazioni lui era sfociato in quella meno improbabile, anzi, quella che sicuramente Ace avrebbe scartato per primo visto il grado di importanza della questione. Alla fine Barbabianca, con quei suoi giri di parole gli aveva detto di fregarsene da chi discendesse e di continuare la sua vita come meglio credeva. Gli venne da ridere se solo ripensava a quanto era stato lì a prepararsi mentalmente e posò una mano sulla fronte sghignazzando incredulo. A una risposta come quella, proprio non si era preparato.

"Vedo che sei di buon umore, Ace" osservò qualcuno alla sua destra.

Aveva girato la testa così velocemente che quasi il cappello gli era sfuggito. Quel qualcuno aveva una voce familiare, che il moro non udiva da moltissimi giorni e di cui sentiva terribilmente la mancanza. Il sorriso gli si allargò senza che lui desse un ordine al suo cervello: Sayuri era a pochi metri da lui, sorridente e con le braccia incrociate dietro la schiena. Pareva un po' affaticata ma non abbastanza per cercare l'amico che per troppo tempo non aveva visto. Leggeva lo stupore nei suoi occhi e anche una felice sorpresa.

"Sayuri! Quando sei tornata?" le domandò andandogli incontro.

"Pochi minuti fa. Sono venuta a cercarti perché eri l'unico che ancora non avevo salutato. E' successo qualcosa col capitano? Ti ho visto uscire dalla sua stanza.."

"No, niente di particolare" rispose con assoluta naturalezza "Sono solo diventato il comandante della seconda divisione" rivelò come fosse una notizia di poco conto,guardandola con occhi divertiti.

Alla notizia, gli occhi di lei si illuminarono: era fattibile che non sapesse quanto era successo durante la sua assenza vista la scarsa possibilità di tempo, senza contare che lei era stata impegnata a fare tutt'altro. Il canale di comunicazione non era di sua competenza e il nemico essendo stato piuttosto numeroso e anche sufficientemente astio aveva richiesto tutta la sua attenzione, però in quel momento non poteva non essere felice per il ragazzo, che dal canto suo era più che contento di vederla nuovamente sulla nave: non era cambiata fisicamente, eppure il vederla dopo tanto tempo rendeva la sua presenza ancora più benvoluta, anche se ora che la guardava con più attenzione doveva ammettere che il suo pallore un po' lo impensieriva.

"Stai dicendo sul serio?" gli domandò stupita.

"Si, si. Non mi credi?"

"No, al contrario. E' meraviglioso Ace! Sono cont...!"

La gioia per la novità e il suo dolce sorriso svanirono senza che lei potesse accorgersene. La testa cominciò a vorticare pericolosamente tanto da darle la sensazione che sotto i suoi piedi la terra si fosse aperta. Non seppe bene descrivere cosa fosse successo perché era come se si fosse addormentata senza preavviso ma appena riprese coscienza di sé, avvertì un braccio cingerle le spalle e sostenerla con vigore. Sbattè più volte le palpebre, disorientata, incrociando gli occhi di Ace.

"Sayuri, stai bene?!" domandò visibilmente preoccupato.

"A-Ace.." si riscosse. Era quasi svenuta "Ti chiedo scusa, è..è solo la stanchezza. La missione a Meriko è stata davvero impegnativa e anche il viaggio di ritorno è stato altrettanto faticoso. Tutti quanti noi abbiamo dovuto dare a fondo alle nostre energie" spiegò con voce debole.

Che fosse stato un semplice attimo di debolezza causata dalla missione, di questo Ace non ne era molto sicuro. L'aveva vista sbiancare di colpo e nel sorreggerla percepiva il suo corpo ancora più leggero di quanto già non fosse. Non gli occorse molto per convincersi che la ragazza aveva combattuto per continue ore senza riposo, ciò era perfettamente normale, ma quel che aveva più fondo in quella sua certezza era il fatto che lei non avesse toccato neppure cibo. Da quel poco che era riuscito a estorcere ai compagni, un quarto dell'isola era rimasta isolata senza cibo, acqua e i dovuti ripari e conoscendo bene la ragazza, non faticava a pensare che avesse scartato quel poco che mangiava per darlo a chi ne aveva più bisogno. Era ammirevole ma in parte sciocco; già di suo si nutriva con poco, se poi digiunava incombeva nel rischio di ammalarsi gravemente. Ancora una volta rimpianse di non averle detto di restare.

Giglio di piccheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora